Il white striping, ossia le striature bianche sui petti di pollo, è il risultato di una combinazione tra selezione genetica e allevamento intensivo mirato a una crescita rapida. La veterinaria Maria Grazia Cofelice risponde alle domande di Elisabetta Turra in un’intervista pubblicata sul sito Voce della Sanità e chiarisce i dubbi sul tema della sicurezza alimentare, che riportiamo di seguito.
White striping nei polli, come l’allevamento intensivo cambia la carne che mangiamo
Striature bianche sul petto del pollo, carni dure e accumulo di grasso non sono solo un difetto estetico: riflettono la pressione degli allevamenti intensivi, lo stress metabolico degli animali e un rapido accrescimento selezionato geneticamente. A fare chiarezza sull’argomento, in un’intervista a Voce della Sanità, è Maria Grazia Cofelice, Dirigente Veterinario del Servizio Veterinario Igiene degli Alimenti di Origine Animale, ASL Pescara e membro del Gruppo di Lavoro della Simevep. La professionista sanitaria spiega, dunque, come genetica, dieta e allevamento intensivo contribuiscano a queste alterazioni, e chiarisce che, pur non rappresentando un rischio per la sicurezza alimentare, incidono sulla qualità nutrizionale e organolettica della carne.
White striping e petto di legno: cosa sono e perché compaiono
Il fenomeno del ‘white striping’, ossia la presenza di striature bianche sui muscoli del petto di pollo, insieme al ‘petto di legno’, caratterizzato da aree pallide, gonfie e dure, non è un semplice difetto estetico. Si tratta, in realtà, di miopatie muscolari degenerative: “Le fibre muscolari dei polli crescono troppo velocemente, non ricevono abbastanza sangue e ossigeno e alcune vanno incontro a morte per anossia. Al loro posto si formano strisce bianche di tessuto fibroso e grasso, da qui il nome di white striping”, spiega la veterinaria. L’incidenza maggiore si riscontra nei maschi pesanti, selezionati per una resa elevata del petto e per una rapida crescita. Cofelice sottolinea come il difetto sia facilmente riconoscibile anche macroscopicamente, soprattutto sui tessuti freschi: “Le striature biancastre sono visibili a occhio nudo, anche se tendono a scomparire durante la cottura”.
Stress, genetica e alimentazione: una combinazione pericolosa
Il white striping non è un fenomeno nuovo. Studi condotti tra il 2013 e il 2015 lo collegano a stress metabolico durante la crescita degli animali. La genetica gioca un ruolo determinante: oltre il 95% dei polli da carne negli allevamenti intensivi appartiene alla linea genetica broiler, selezionata per una crescita rapida. L’allevamento intensivo, insieme a diete iperproteiche ad alto contenuto energetico, accelera ulteriormente l’accrescimento del petto, favorendo l’insorgenza della problematica. Cofelice chiarisce che “Lo stress gioca un ruolo determinante: la comparsa della patologia nell’animale vivo e dell’alterazione nel prodotto finito sono strettamente connesse a condizioni di allevamento intensivo che pregiudicano il benessere dell’animale”. L’alterazione si configura quindi sia come difetto estetico, sia come segnale di sofferenza muscolare.
Diffusione del fenomeno e monitoraggio della filiera
Secondo dati raccolti nel novembre 2025 su prodotti finiti commercializzati nelle grandi catene di distribuzione, il 90% dei campioni analizzati presenta white striping. Cofelice racconta che molte filiere stanno adottando sistemi di classificazione della qualità e declassamento dei lotti, spesso graduando il fenomeno in lieve, moderato o severo. Dal punto di vista della sicurezza alimentare, la veterinaria rassicura: “Il prodotto non è dannoso né inadatto al consumo. Tuttavia, la carne risulta più povera di proteine e più ricca di grassi, con una consistenza più dura e minore capacità di trattenere l’acqua dopo la cottura”.
Normativa, qualità e iniziative aziendali
Non esistono norme specifiche sul white striping, che viene gestito internamente dalle aziende o tramite disciplinari volontari. Alcune filiere hanno iniziato a selezionare animali a crescita lenta, allevati per meno di 70 giorni, in linea con lo European Chicken Commitment, sottoscritto da aziende e gruppi come Eataly. Cofelice evidenzia che anche le autorità europee, come l’EFSA, si concentrano principalmente sul benessere animale, non avendo riscontrato rischi per la sicurezza alimentare.
Soluzioni e prospettive per il futuro
Secondo la veterinaria, per ridurre il fenomeno è necessario intervenire sull’allevamento: “Occorre garantire spazi più ampi, ridurre la densità degli animali per metro quadrato, selezionare polli a crescita lenta e limitare diete iperenergetiche”. Filiera, genetica e alimentazione diventano quindi strumenti chiave per coniugare resa produttiva e qualità del prodotto finale, senza compromettere il benessere degli animali. Secondo la Dirigente Veterinario dell’ASL di Pescara, comprendere il white striping è fondamentale per leggere i segnali di qualità della carne, benessere animale e sicurezza alimentare.
Intervista rilasciata a Voce della Sanità realizzata da Elisabetta Turra
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Innanzitutto, sempre complimenti per le informazioni che date a noi consumatori. Con tali evidenze scientifiche mi chiedo come mai il legislatore non sia già intervenuto a fermare questo tipo di “frode” alimentare (spacciare per carne “buona” del tessuto fibroso morto): se davvero dobbiamo attendere la buona volontà dei produttori mi sa che stiamo freschi.
Purtroppo! non è frode in commercio, e mi dispiace molto che non lo sia! Malgrado tutto! queste aziende, soddisfano una domanda di cibo a basso costo; rimane il problema del benessere animale, totalmente ignorato! Ovviamente, se i generosi profitti,venissero in parte reimpiegati nell’allevamento etico, non vedremmo certi orrori, che ci ripugnano, sono molto pessimista e ritengo che la situazione potrà solo peggiorare.
inutile illudersi, i leghislatori, pardon, i legislatori stanno con gli allevatori intensivi, al seguito di coldiretti & co.
Complimenti per l’articolo
Basterebbe non mangiar carne…ai giorni nostri le proteine le puoi integrare con altri cibi o appunto integratori
Vabbe ma se il prodotto è commestibile e sicuro di cosa stiamo parlando? Una minore qualità di quanto può incidere?
Il petto di pollo è una carne magra di natura, contiene 21-25 grammi di proteine / 100 grammi edibili e 2-3% di grassi (ovvero 2-3 g/100 g). Anche perdere un 1-1,5% di proteine a favore del grasso è un nulla. Parliamo sempre di carne magra ideale per una dieta normale.
Il tema principale qui è il benessere animale, anche se ammetto che potrebbe sembrare ipocrita dato che alla fine ce li mangiamo comunque.
Il suo ragionamento filerebbe se io confrontassi un animale più o meno ingrassato (nel senso zootecnico del termine). In quel caso passare dal 3% di grassi al 5 % o più sarebbe come passare da un bovino “normale” ad un Wagyū. Nel caso dei polli dell’articolo invece si parla di un animale più o meno stressato anche se stressato in questo caso è riduttivo. La definizione potrebbe essere “malaticcio” (ma per i servizi veterinari non è così). Anche il foie grais è buonissimo ma non dimentichiamoci mai che arriva da un animale estremamente stressato e in piena steatosi epatica…e lo si sta vietando per problemi etici di benessere animale, non per problemi veterinari o di salute umana.
Non è sufficiente che un prodotto sia commestibile anche perchè bisognerebbe stabilire cosa lo rende commestibile, io ho l’impressione che oggigiorno ci consentono di mangiare cibi che commestibili non lo sono, vedi I wuster o la Carne processata.
Un pollo che arriva a pesare 4,5 kg in 45 gg penso che non sia proprio il massimo e il danno lo si vedrà tra qualche anno! Anzi lo vediamo già ora, basta guardarsi intorno e si capisce dalle persone in sovrappeso le schifezze che mangiamo.
Ma il problema maggiore è quello etico, una cosa è mangiare la Carne , altra cosa e torturare gli animali!
Tutti i prodotti in commercio sono commestibili
Purtroppo la gente domani sarà in fila al supermercato a comperare questa carne. Perchè ha un prezzo basso, ecc., ecc., ecc. E’ brutta da dire ma perchè ci sia un moto di animo della collettività ci deve scappare il morto. Altrimenti al consumatore medio non gliene frega nulla.
vI SEGUO DA MOLTI ANNI , A FURIA DI RIPETERE LE COSE PIANO PIANO VENGONO COMPRESE DA UN SEMPRE MAGGOR NUMERO DI PERSONE: BRAVI!!
Sarebbe interessante sapere se esistono ditte/società che hanno cominciato a modificare i metodi di allevamento al fine di migliorare la qualità effettiva delle carni
Personalmente non ritengo salutare la carne di animali allevati in maniera oscena negli allevamenti intensivi. Quindi non la compro.
Quello che si risparmia sul cibo oggi, lo si spenderà in medicine domani…
Ottima relazione e divulgazione per noi che non sappiamo
Penso. che sto facendo girare le vostre mail perché sono importanti e per persone non vanno in cerca delle notizie anche se riguardano la salute loro e dei loro cari.
Ringrazio per il Vostro impegno.