L’acqua minerale Levissima ha lanciato una nuova bottiglietta da 33 cl Limited Edition Issima, destinata ai bambini con i disegni dei Puffi con “l’obiettivo di trasmettere ai piccoli l’importanza di tutelare Madre Natura e proteggerne la biodiversità”. Si tratta di un progetto pensato per “promuove un utilizzo condiviso e responsabile delle risorse naturali” anche attraverso il finanziamento di due borse di studio per l’osservazione e la tutela di due specie protette del Parco Nazionale dello Stelvio, il Lupo e il Gipeto.
Levissima e i Puffi
Leggendo questa notizia c’è da restare allibiti. Levissima vende acqua minerale ai bambini in bottigliette multicolori per ricordare loro il valore dell’acqua minerale e insegnare come salvaguardare l’ambiente e comprenderne il valore inestimabile. È incredibile! Siamo il Paese che beve più acqua minerale al mondo pur avendo una falda ricchissima di sorgenti naturali. Secondo l’Istat spendiamo 151 euro l’anno (il valore è in costante crescita) per comprare bottiglie di plastica che contengono acqua potabile del tutto simile a quelle degli acquedotti. Di fronte a questo spreco, dietro la bandiera della salvaguardi della natura, Levissima propone ai bambini di bere un’acqua in pratiche bottigliette di plastica che ha un costo centinaia di volte superiore rispetto a quella del rubinetto di casa.
Come abbiamo più volte ricordato, e come noi numerose associazioni ambientaliste e amministrazioni locai, la cosa giusta sarebbe disincentivare l’abitudine di bene acqua minerale, soprattutto se imbottigliata nella plastica a centinaia di chilometri da casa e trasportata per lunghissimi tragitti su camion. Ma spesso le cose non seguono il percorso giusto, questa volta c’è Levissima che dice ai bambini di consumare acqua minerale confezionata in bottigliette decorate con i personaggi dei cartoni e che così si difende la natura. Ai bambini bisognerebbe anche dire che queste piccole bottiglie fatte per loro necessitano almeno il triplo di plastica rispetto a quelle da 1-2 litri e costano dieci volte di più. Ma questi sono aspetti secondari, la cosa importante è che sono colorate e hanno i disegni dei Puffi (scelti perché sono gli ambasciatori di sviluppo sostenibile dell’ONU).
L’unione Europea vuole varare una nuova normativa sul greenwashing, ma non sappiamo se riuscirà a frenare queste iniziative utilizzate dalle aziende per rifarsi un’immagine green e per convincere i consumatori che l’acqua nella plastica è “migliore” di quella del rubinetto.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Io vengo da una regione alpina e in tutta la mia vita ho solo bevuto acqua del rubinetto. Da qualche anno mi sono trasferito però a Palermo, e non sono sicuro di potermi fidare dell’acqua, non solo per quanto riguarda l’acquedotto, ma anche perché nel mio condominio l’acqua finisce in una cisterna, da dove poi sale al mio appartamento quando apro il rubinetto. Mi chiedo se c’è un modo per assicurarsi della qualità dell’acqua, visto che continuare a comprare acqua in bottiglia è qualcosa che proprio va contro le mie abitudini e le mie idee.
Abbiamo scritto alla società Amap che gestisce la rete dell’acqua potabile di Palermo e, come prevedibile, ci ha detto che la gestione del serbatoio deve essere fatta da chi abbia nella casa e che loro garantiscono la qualità fino all’attacco dell’abitazione o del condominio. Ecco la risposta:
“In riferimento alla Sua mail con la quale rappresentava quanto richiesto da un residente a Palermo, in merito alla potabilità dell’acqua erogata in città, si informa che tutta l’acqua distribuita da AMAP è potabile e rispetta quanto previsto dal D.Lgs 18/23, è a cura dell’utente il controllo dell’impianto interno e delle condizioni di pulizia della cisterna o della struttura dove la custodisce, che non è di competenza di
questa Società”.