Leggendola posizione ufficiale della Società italiana di nutrizione umana (Sinu) sull’etichetta a batteria italiana (NutrInform Battery) e sul modello francese Nutri-Score, ci sembra utile fare altre considerazioni oltre a quelle pubblicate nel recente articolo del Fatto Alimentare. La posizione ufficiale, nonostante le criticità già rilevate nel primo commento (incoerenza tra premesse e conclusione), presenta delle note interessanti, dato che anche in Italia si cominciano a prendere in considerazione i numerosi studi che evidenziano nel Nutri-Score una delle migliori etichette nutrizionali fronte-pacco (Fopl, da Front of pack label) diffuse al mondo.
La Sinu sul NutrInform Battery
La Sinu evidenzia correttamente i punti deboli del modello italiano: “la Nutrinform Battery non è altro che una ripetizione delle informazioni riportate nell’etichetta obbligatoria presente nel retro di ogni confezione”. Possiamo aggiungere che lo schema è ancora più difficile da comprendere, perché i dati non sono più riferiti ad una porzione standard di 100 g, ma variano in continuazione al variare della porzione considerata. Il modello ha 17 numeri, di cui 14 variano continuamente adattandosi alle porzioni indicate che possono essere di 15, 30, 50, 80 o addirittura 150 grammi. Diventa molto complicato decodificare e memorizzare i valori e quindi crea facilmente confusione. Non si riesce neppure a confrontare alimenti che possono essere scambiati fra loro in base ai Larn come ad esempio i biscotti, pane e cracker che hanno delle porzioni standard diverse: 30 g contro 50 g del pane.
Le criticità
La posizione ufficiale prosegue dicendo: “La capacità di comprensione del consumatore di questa proposta grafica è stata testata solo in due studi scientifici: quindi sono necessari ulteriori studi si spera mirati a valutare l’impatto sulle scelte del consumatore”. In realtà ciò che hanno testato i tre studi (pagati da Federalimentare) è la percezione soggettiva dell’etichetta da parte dei consumatori tramite una scala di gradimento. Gli studi non hanno ancora valutato l’impatto oggettivo, cioè se sia in grado di modificare le scelte alimentari e la loro correlazione con diversi fattori di rischio, come la presenza di obesità e malattie cardiovascolare.
In realtà studi di confronto tra NutrInform e Nutri-Score ci sono e hanno evidenziato che il Nutri-Score è efficace. Inoltre la batteria italiana è sostanzialmente identica a due precedenti etichette create dall’industria 20 anni fa (Gda e Ri) che hanno già dimostrato di non essere efficaci nel guidare le scelte dei consumatori.
La Sinu precisa che: “L’informazione riguardo i vari nutrienti fornita dalla batteria è difficile da interpretare da non addetti ai lavori che possono essere portati a credere che maggiore è la carica della batteria di ogni nutriente, meglio è”. La batteria è confondente perché è contro-deduttiva: una batteria che si carica ha una valenza positiva mentre nel NutrInform ha un significato negativo (più carica è la batteria di grassi, zuccheri o sale, peggiore è l’alimento).
La questione delle porzioni
Altra presa di posizione della Sinu: “il NutrInform Battery si basa su parametri Europei inaccettabili 70 g per gli zuccheri e 6 g per il sale”. Questa affermazione è assolutamente corretta. La Sinu indica però anche i punti di forza della NutrInform Battery ed evidenzia “Il concetto di porzione che permette di valutare pregi e difetti degli alimenti in relazione al consumo che ci aspettiamo nel contesto della dieta”. Peccato che la stessa Oms raccomandi quantità di riferimento di 100 g, al fine di standardizzare il confronto tra alimenti, in quanto le dimensioni delle porzioni non sono standardizzate. Nello stesso documento la Sinu afferma che non esistono delle porzioni standard europee. Ed è difficile che 27 Stati si mettano d’accordo su un argomento del genere. Quindi questo presupposto rende il NutrInform Battery impraticabile a livello europeo!
La storia delle porzioni complica ancora di più il quadro in quanto ogni persona ha delle porzioni diverse: bambini di 4-6-8-10-12 anni, adolescenti, giovani, maschi, femmine, donne in gravidanza-allattamento, sedentari, sportivi, anziani… Possiamo anche fissare delle porzioni standard che lasciano il tempo che trovano perché ognuno mangerà in maniera diversa, ad esempio la porzione standard di 30 g di biscotti è troppo poco per un adolescente o uno sportivo, o un muratore… quindi in questo caso dovranno assumere una porzione e mezza o due porzioni e dovranno rifare tutti i calcoli dell’etichetta a batteria! Insomma un’ulteriore complicazione per un’etichetta che è già di per sé caotica perché ha troppi numeri.
Punti di forza?
Quindi il concetto di porzione non è un punto di forza della batteria italiana, ma un punto debole, mentre la porzione standard di 100 g che tutti conoscono può essere un punto di forza perché permette di normalizzare, confrontare e memorizzare i dati di alimenti simili o diversi.
La Sinu considera tra i punti di forza anche il fatto che la Batteria sia “strettamente ‘informativa’ piuttosto che orientare le scelte del consumatore”. Poi fa subito retromarcia e scrive che questo aspetto potrebbe anche essere considerato un punto di debolezza. Si tratta di un punto di debolezza perché senza una guida semplice, esposta attraverso i colori o le lettere dell’alfabeto, viene meno la funzione della nuova etichetta, pensata per facilitare scelte alimentari migliori (nudging). Quindi anche questo secondo punto di forza in realtà non lo è.
Il NutrInform è educativo?
Sul documento si legge che: “La batteria in qualche modo prevede l’educazione nutrizionale del consumatore piuttosto che avere come obiettivo la riformulazione dei prodotti da parte dell’industria (per migliorare le loro caratteristiche nutrizionali)”. Un punto di forza del Nutri- Score è di favorire la riformulazione nutrizionale dei vari prodotti in commercio. La batteria italiana invece non favorisce un miglioramento dei prodotti in commercio e questo a nostro avviso è un punto di debolezza. Inoltre, va detto che il compito dell’etichetta fronte pacco non è fare educazione nutrizionale, ma aiutare il consumatore (svantaggiato, debole, con scarse conoscenze nutrizionali, anziano, bambino) a scegliere rapidamente quale alimento comprare (senza impiegare troppo tempo). L’educazione nutrizionale è un’altra cosa, è complementare all’etichetta e deve essere fatta da altri (scuola, istituzioni sanitarie…).
La Sinu specifica che “sarebbe interessante valutare l’efficacia di questo strumento (NutrInform) nel migliorare la conoscenza nutrizionale e le abitudini alimentari oltre alle informazioni che fornisce”. Il concetto è corretto, ma va detto che mentre per il Nutri-Score è già stato dimostrato che migliora le scelte alimentari, il concetto che la batteria italiana migliori l’alimentazione e riesca a fare educazione nutrizionale è tutto da dimostrare.
La posizione contraddittoria della Sinu
Dopo avere letto il documento e avere constatato che il NutrInform Battery non ha alcun punto di forza ma solo punti deboli, con una certa sorpresa la Sinu sceglie la batteria con la seguente motivazione: “Concludendo, l’obiettivo principale dell’etichetta fronte pacco è ragionevolmente combattere la malnutrizione per eccesso che contribuisce all’obesità e alle malattie degenerative non trasmissibili, la proposta del Nutrinform Battery sembra più focalizzata a questo obiettivo rispetto alle altre proposte di etichetta, compreso il Nuti-Score. È comunque suscettibile di miglioramenti per superare le criticità evidenziate”. “Il NutrInform Battery appare più focalizzato nel far fronte alla malnutrizione per eccesso, rispetto alle altre etichette, compreso il Nutri- Score!”
È incredibile che si riescano a fare pubblicazioni dove la scelta di un’etichetta rispetto ad un’altra si basa non su una logica conseguenza dei punti evidenziati nell’articolo, ma su un’impressione soggettiva e opinabile (“appare più focalizzata a contrastare l’obesità e malattie croniche non trasmissibili”). La nostra impressione è totalmente opposta considerando le numerose pubblicazioni scientifiche.
La scienza supporta il Nutri-Score
Il Nutri-Score ha a suo favore una lunga lista di pubblicazioni peer review che hanno vagliato tutti gli aspetti come richiesto dalla Oms per un’etichetta nutrizionale fronte pacco, mentre a sostegno dell’etichetta a batteria italiana c’è il vuoto: 2/3 delle pubblicazioni sono state pagate dall’industria alimentare e mostrano carenze sulle metodologie scientifiche. Quindi, se esiste una logica, date le premesse della posizione ufficiale della Sinu, noi avremmo concluso optando per il Nutri-Score.
Nella Position Statement della Sinu manca un paragrafo fondamentale: la dichiarazione dei conflitti di interesse. Anche nei LARN 2014 e nelle Linee Guida 2018 prodotte sempre sotto l’egida Sinu mancava un capitolo sul problema del conflitto di interesse.Tutti i membri della scientific Board e Committee della Sinu dovrebbero dichiarare l’eventuale presenza di conflitti di interesse.
Antonio Pratesi & Abril Gonzalez Campos – Gli autori dichiarano di non aver alcun conflitto di interessi.
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medico nutrizionista
A proposito nemmeno io ho conflitti di interesse, e avrei metodi di comunicazione più corrosivi se potessi permettermelo………
Come anche nel campo delle bevande, giocando con i termini delle categorie merceologiche si è fatta la divisione tra c.semplici e complessi ( e amidi ) in base alla velocità di disponibilità data dalla composizione chimica e dalla fatica/tempo di scomposizione.
Correttamente ma fino a un certo punto.
Questa suddivisione è ERRATA per difetto perchè tra i carboidrati semplici ci sono quelli “compensati” per esempio della frutta integrale e della verdura e quelli “scompensati” della raffinazione e della manipolazione industriale.
Ma si pretende di regolarli entrambi in un unico numero al minimo giornaliero ( un correttivo c’è ma pesa poco ), quando il vero pericolo sono quelli raffinati, non importa se la formula chimica è la stessa.
Allo stesso tempo si dice che 45/60 % delle calorie deve venire da carboidrati complessi, non vi sembra un controsenso demonizzare chi mangia una banana, un kaco e una mela nello stesso giorno o nella peggiore delle ipotesi mette cucchiaini di zucchero nella tisana, e promuovere uno che si mangia 250/300 grammi di pasta pane pizza biscotti e altro nella stessa giornata.
Ma cosa diventano questi c.complessi????? mica sono tutti contadini o maratoneti, come smaltiscono tutti questi prodotti le persone normalmente lavoratori in una società che tende a minimizzare la fatica fisica? come spiegate diete da 2000/2500 kcal a gente a cui poi bisogna imporre insulso movimento svogliato come lavori forzati altrimenti ingrassano?
Iperalimentazione ( da carboidrati e proteine ), potrebbe essere base di revisione?
Il principale problema è che si vuole dare una regola generale e punteggi coerentemente unificati sui singoli alimenti quando invece l’alimentazione totale delle persone deve apportare qualità e quantità diverse……….non è compito dell’etichetta distinguere? volete controllare/medicalizzare tutti? è questa l’istruzione che proponete, un gregge di pecore obbedienti e non individui abili e autonomi.
Già fate fatica a contenere i malati ma pretendereste di curare anche i sani, con valori di riferimento così discutibili?
Nel preambolo del nutriscore si legge che la dieta migliore sarebbe quella dei cibi semplici e pochissimo lavorati, poi se uno non può farlo allora subentra l’utilità dei punteggi di aiuto………..io penso che bisognerebbe insistere molto di più sulla prima parte e rendere le condizioni adatte perchè quasi tutti possano farlo, non spendere fiumi di parole sul meno peggio e alla fine dimenticarsi della prima opzione.
Perchè si dice che provate risentimento verso la dieta mediterranea? Tante AZIONI e OMISSIONI lo certificano, dando voce ad organismi settoriali interessati da cui credete di distinguervi, per adesso io vedo uguale astio e risentimento.
Dalle vostre linee guida la D.M. esce stravolta, per esempio i valori di riferimento sui suddetti carboidrati l’hanno resa un calderone dove prevalgono pane, pasta, riso, pizza, tutti alimenti concentrati mentre invece dovrebbe prevalere l’uso di cibi non-concentrati soprattutto verdura e frutta con inserimento di piccole quantità di altro.
Anche frutta e verdura hanno carboidrati, non si rimane senza, ma molto più diluiti e compensati e non si rischia la sbornia sia accelerata che ritardata di zuccheri che sballano e ingrassano e fanno ammalare.
Inoltre ci si approvvigionerebbe in sana abbondanza di vitamine e sali minerali, non si avrebbe bisogno di inutili integratori e non si rischierebbe nemmeno l’eccesso che ricorre quasi sempre e solo a causa dell’integrazione, questa sarebbe una vera soluzione rivoluzionaria.
Potrebbe essere anche questa una idea da dibattere?
I suoi interventi sono troppo estesi. Mi limito a 3 punti interessanti.
1) E’ vero la classificazione degli zuccheri semplici in Italia è diversa da tutto il resto del mondo (lei la definisce ERRATA):
https://bit.ly/2qlSsyv
2) Anche il concetto di cosa sia un dolce è stato “manipolato”:
https://bit.ly/3X9gGFU
https://bit.ly/3Y7SpS3
3) Mentre per quanto riguarda i carboidrati complessi da cereali – contrariamente a quello che si ritiene – in Italia sono TROPPO POCHI. La dieta mediterranea è una chimera.
Vedi LARN 2014 (a pag 99)
Riguardo alle bevande, un vostro lettore dice giustamente che acqua e Coca-Colazero non sono nella stessa categoria merceologica.
Giusto secondo certe regole, ma scorretto perché basta frequentare un ristorante o una pizzeria specialmente in compagnia di giovani per vedere che l’uso delle diverse bevande è sovrapponibile per larghe fasce di consumatori.
Cosa bisogna cambiare?
Sono nella stessa categoria, cioè le bevande, ma sono l’acqua può avere la la lettera A verde scuro. Tutte le altre bevande possono ambire al massimo alla B.
Posso aver capito male ma la classe merceologica 32 si compone di queste 5 sottocategorie:
1 Birre
2 Bevande non alcoliche (bibite)
3 Acque minerali e gassose
4 Bevande a base di frutta e succhi di frutta;
5 Sciroppi e altri preparati non alcolici per fare bevande
Tutto questo per quello che riguarda la classificazione di Nizza, quindi chiedo…il nutriscore considera le bevande ( cat.32 ) una unica classe o si devono considerare 5 fattispecie diverse?
A intuito penso più credibile la seconda ipotesi ma con qualche profilo ulteriore di criticità.
Non sto poi a ricontrollare ma su openfoodfacts sono sicuro di aver visto acque minerali con voto B.
Il Nutri-Score si applica a tutte le bevande con una dichiarazione nutrizionale: acqua minerale, acque aromatizzate (che comunque possono ottenere al massimo una B verde chiaro), succhi di frutta, succhi di verdura, bevande zuccherate e/o edulcorate, tè, infusi e caffè. Tutte le bevande sono considerate un’unica classe per cui si applica lo stesso metodo di calcolo.
Non sono considerate le bevande alcoliche poiché non hanno l’obbligo di esporre in etichetta la dichiarazione nutrizionale.
Se su OpenFoodFacts sono presenti acque minerali con valutazione B, o si tratta di un errore (il sito è open source e basato sui dati inseriti dai consumatori, che spesso fanno errori di inserimento dati), o si tratta di un’acqua aromatizzata, che, come riportato sopra, possono ottenere al massimo una B
Signora Crepaldi grazie per l’indicazione, ma resto perplesso anche se non ci perderò il sonno.
Una unica categoria e stesso sistema di calcolo, un bel calderone dove trovare e confrontare—-peculiarità del nutriscore—–profili di bevande che nella nostra vita hanno finalità diverse…..per esempio nessuno si disseterà durante la giornata con caffè o altre bevande nervine ragionevolmente ma forse sono prevenuto e poco aperto alle novità.
Signor Pratesi , per aiutare la discussione le suggerisco di informarsi sulla ” fallacia del cecchino texano”, c’è anche su Wikip….
Lo so che sembro stonato a dire che mangiamo troppo di qualcosa ( carboidrati e proteine ) dove invece le linee guida instillano terrore da denutrizione, necessità assoluta di integrazioni ecc. però stranamente non riuscite a capire perchè la gente ingrassa così facilmente e non riesce a dimagrire, un pò la storia dei dolcificanti spacciati per assolutamente dimagranti rispetto al maltrattato zucchero e delle offese subite da chi denunciava dubbi e le prime prove contrarie.
Difetto scientifico ancora non corretto a distanza di vent’anni almeno di studi di un certo spessore, ci vuole pazienza., di errore umano si tratta perchè la scienza non è lo spirito santo o il bigbang e TUTTO deve essere interpretato, con tutte le precauzioni possibili è così, non si scappa…..
Ma va bene così, io continuo a seguire e dove posso a illustrare con l’esempio una via diversa con la coscienza a posto.
Invece mi piacerebbe molto che si parlasse di indici insulinicì e del perchè nonostante i primi studi seri risalgano a quasi 40 anni fa ancora si stropiccia a dismisura uno singolo strumento discreto ma incompleto come l’indice glicemico.
Forse perchè i cibi industriali e i mistoni multicomponenti ne uscirebbero peggio di quanto si dice? Combinazioni,Latticini e proteine e tutto il resto?
Semplice e personale ipotesi e curiosità, una spiegazione sensata e meno complottista ci sarà senz’altro.
Concludo dicendo che la dieta mediterranea esiste ancora, sepolta da una miriade di dimenticanze, finti miglioramenti e autentici sacrilegi,
per vostra fortuna e qualcuno che si ricorda c’è ancora e continuerà ad esserci.
Di micro-Blue zones ce ne sono ancora, micro-realtà che non fanno notizia se non quando qualche genetista ultimo modello cerca di sottrarre dati per scopiazzare l’interpretazione naturale della vita, ma a mio parere causa una certa qual presunzione, o forse c’entra di nuovo il cecchino, sarà molto difficile approfittarne, ma forse sbaglio anche qui……….
Complimenti per l’articolo! La batteria italiana è incomprensibile per i contenuti, per per la grafica e per il monocolore. Sono molto delusa dalla poca onesta intellettuale dimostrata dalla SINU e lo dico da nutrizionista. Nutri-Score per quanto migliorabile (e lo hanno già fatto) è un ottimo strumento per aiutare il consumatore nella scelta.
Francamente io non capisco queste discussioni. Ma non è meglio la composizione in grassi, zuccheri e sale solo scritta più grande sulle confezioni. Non mi pare che in Italia ci siano così tanti analfabeti che non sanno riconoscere cifre e numeri. Anche il Nutri Score è una certa misura fuorviante, non permette di distinguere tra un formaggio molto grasso (esempio un pecorino sardo) e uno meno grasso (per esempio un gorgonzola).
Sulle etichette oltre al semaforo compare la tabella nutrizionale che permette di valutare la diversa percentuale di grassi dei due formaggi
In questo articolo si spiegano bene alcuni vantaggi dell’etichetta nutri score: https://ilfattoalimentare.it/nutri-score-que-choisir-francia-favorisce-prodotti-tradizionali.html
Da una parte si dice che il NutrInform Battery è complicato da leggere ma, forse perchè io sono un biologo, per me non è assolutamente così ed anzi mi dà delle informazioni utili tipo la percentuale per i vari componenti della mia razione giornaliera ideale.
Dall’altra si esalta il modello francese Nutri-Score per la sua semplicità ed immediatezza dati dal “semaforo”, salvo poi specificare che va confrontato SOLO tra prodotti merceologici simili, quindi formaggi molli solo con formaggi molli e non con formaggi stagionati (ma sono sempre formaggi!), pizza margherita solo con pizza margherita e non con una pizza capricciosa (ma sono sempre pizze!), bibite gassate con bibite gassate e non con i succhi di frutta (ma sono tutte e due cose da bere!) ecc.
Mi chiedo: la semplice massaia o la persona poco scolarizzata è in grado di farlo?
Altra osservazione: per stare dalla parte dei bottoni alloro compro solo prodotti con la A verde ma siamo sicuri che corrisponderà ad una dieta bilanciata?
Il confronto va fatto fra i formaggi, fra le pizze e fra le bibite zuccherate. Non certo fra bibita zuccherata e succo di frutta. la lettura del NutrInform Battery è oggettivamente complicata anche per addetti ai lavori. Pretendere che il semaforo assicuri anche una dieta bilanciata è forse eccessivo per un’etichetta
Perfetto, quindi secondo lei TUTTI sono in grado di fare i confronti SOLO con classi merceologiche omogenee.
Secondo me no.
Non mi sembra così complicato