L’origine di tutti gli ingredienti in etichetta? Non si può fare. Come era stato ampiamente previsto, lo stop è arrivato dalla Commissione europea con una messa in mora per l’Italia a causa dell’emendamento al decreto Semplificazioni, che avrebbe dovuto introdurre l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli ingredienti di un prodotto. La doccia fredda è arrivata lo scorso 21 maggio, ma è passata sotto silenzio, a differenza dei comunicati roboanti del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio e di Coldiretti che a fine gennaio avevano festeggiato l’approvazione dell’emendamento come una ‘grande vittoria’.
Come molti addetti ai lavori avevano già fatto notare all’epoca, la bocciatura di Bruxelles era estremamente probabile. Come spiega Dario Dongo su Great Italian Food Trade, il governo italiano ha violato le norme europee sia nella forma, sbagliando la procedura di notifica, sia nella sostanza. Il regolamento 1169/2011 sulle etichette alimentari consente agli stati membri di introdurre misure specifiche per determinate categorie di prodotti in aggiunta a quelle comunitarie, ma solo dopo la notifica preventiva della bozza del provvedimento alla Commissione europea e agli stati membri per l’analisi. Solo dopo tre mesi la norma può essere applicata, sempre che non siano state sollevate obiezioni.
L’iter corretto era stato seguito per il decreto di origine del latte e dei derivati, che infatti aveva ricevuto il benestare di Bruxelles. Questa volta però l’Italia non ha fatto niente di corretto. In primo luogo, il governo ha notificato un provvedimento già in vigore, e non una bozza come prevede il regolamento. L’altro aspetto importante evidenziato dalla Commissione è che l’emendamento approvato dal governo italiano non introduce norme aggiuntive per una categoria specifica di alimenti (come era stato per il latte), ma è di carattere generale: una materia quindi già disciplinata dalle leggi europee. Ora l’Italia dovrà abrogare l’emendamento, che già ora è da considerare inapplicabile, o rischia di far scattare l’ennesima procedura di infrazione.
Non è la prima volta che il nostro paese inciampa in pasticci di questo tipo quando si tratta dell’origine in etichetta. Il precedente governo, con i ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo economico Carlo Calenda, aveva approvato decreti per rendere obbligatoria l’indicazione della sede dello stabilimento e la provenienza di pasta, riso e pomodoro. Anche in quei casi non erano state seguite le regole di notifica e il provvedimento sulla sede dello stabilimento era stato giudicato illegittimo. Stessa sorte per i decreti sull’origine di pasta, riso e pomodoro, che sono anche nati con una ‘data di scadenza’, quella dell’entrata in vigore delle nuove norme europee sull’origine dell’ingrediente primario.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Mi occupo di etichettatura da molti anni. Ho letto 4 volte il titolo di questo articolo che è così iperbolico che mi ha fatto ridere.
Se l’intento era la provocazione complimenti. Forse c’è un lapsus tra alimenti e ingredienti?
Posto questo credo che titolare e scrivere in un articolo che la richiesta è quella di indicare “l’origine di tutti gli ingredienti in etichetta” sia un po’ fuorviante.
Si tratta dell’indicazione di origine dell’alimento (e in teoria conseguentemente dell’ingrediente primario che lo compone).
Comunque grazie per aver riportato la notizia!
Purtroppo il comunicato stampa, le dichiarazioni del Ministro e di altri autorevoli personaggi, nonché delle lobby del settore parlano sempre di origine per tutti gli ingredienti e non specificano “principali”.