La ministra Giulia Grillo propone contro l’obesità buoni per attività fisica. Una ricetta inefficace che però piace alle multinazionali
La ministra Giulia Grillo propone contro l’obesità buoni per attività fisica. Una ricetta inefficace che però piace alle multinazionali
Antonio Pratesi 17 Aprile 2019L’ultima proposta della ministra della Salute Giulia Grillo, per contrastare l’epidemia di obesità e sovrappeso degli italiani, consiste in sgravi fiscali o “buoni” per gli obesi che frequentano strutture sportive. Anche la Sipps (Società italiana di pediatria preventiva e sociale) ha recentemente rilasciato un comunicato che va nella stessa direzione: promuovere l’attività fisica nei bambini. In quest’ultimo caso si fa un accenno anche all’alimentazione proponendo il progetto Nutripiatto della Nestlè.
La sedentarietà e la scarsa attività fisica rappresentano un’importante minaccia per la salute degli italiani, dai bambini agli anziani, e influisce sul peso corporeo. Tutte le iniziative volte alla promozione del movimento sono buone e meritevoli… anche la Coca-Cola ha ampiamente contribuito a questa causa elargendo notevoli quantità di danaro per decenni. Solo negli anni dal 2008 al 2016 sono stati pubblicati in letteratura quasi 400 articoli (su circa 170 riviste) sponsorizzati dalla Coca-Cola, per convincere che l’attività fisica è più importante della dieta nel controllare il peso corporeo e che lo zucchero e le bevande zuccherate non rappresentano un rischio per la salute.
L’industria alimentare che in genere produce alimenti ricchi di zuccheri, grassi e sale è sempre stata favorevole alle iniziative volte a promuovere l’attività fisica purché non si dica di mangiare meno i suoi prodotti. Per questo ha sempre osteggiato interventi governativi volti a regolamentare il consumo di certi alimenti, condizionando linee guida nazionali, sponsorizzando esperti, divulgatori, società scientifiche e congressi.
L’educazione alimentare purtroppo si è dimostrata inefficace nel contrastare le cattive abitudini alimentari e l’obesità. Inoltre campagne educative dedicate da parte di uno Stato, praticamente assenti in Italia, non sono in grado di competere con le campagne pubblicitarie diseducative delle multinazionali con budget irraggiungibili da parte dei governi. Anzi, molto spesso sono le stesse multinazionali che forniscono i finanziamenti per condurre delle iniziative volte a contrastare l’obesità (ad esempio la Coca-Cola partner del ministro della Salute cinese e in UK). In questo modo enfatizzano il ruolo della sedentarietà e precludono allo Stato la strada per una tassazione e regolamentazione di alimenti insalubri (ricchi di zucchero, grassi e sale).
Nel comunicato della Sipps, la Nestlé è partner per promuovere l’attività fisica e la corretta alimentazione, ma la multinazionale è famosa per campagne volte alla promozione del latte in polvere nei paesi del terzo mondo, che ancor oggi sono ritenute una causa di morte per migliaia di bambini, poiché le madri non hanno le condizioni economiche e igienico sanitarie sufficienti per garantire un’adeguata alimentazione ai bimbi non allattati al seno. Inoltre molti prodotti della Nestlé contengono grandi quantità di zucchero.
Per la Nestlé, questa collaborazione, può essere una operazione di health-washing, ovvero una strategia di comunicazione volta a creare un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto sulla salute, per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dagli effetti negativi legati all’assunzione dei propri prodotti rivolti all’infanzia, ricchi di zuccheri e grassi.
Per prevenire l’obesità è necessario dare un messaggio forte e chiaro alle famiglie e ai bambini, come suggeriscono la OMS, il WCRF (Fondo mondiale per la ricerca sul cancro) e World Obesity: gli zuccheri aggiunti ai cibi o bevande sono un fattore di rischio importante e vanno ridotti ai minimi termini. C’è un messaggio che manca nelle campagne sull’attività fisica, ed è questo: “Se mangi male non c’è attività fisica che possa mantenerti in linea”. In altre parole, è difficile per i bambini controllare il peso corporeo, pur facendo intensa attività fisica, se bevono frequentemente succhi di frutta, energy drink, tè o bevande gassate zuccherate e assumono alimenti ricchi di zuccheri aggiunti (snack ricchi di zuccheri e grassi, biscotti, merendine, patatine fritte, dolci, cioccolato in tutte le varie declinazioni).
L’iniziativa della ministra Grillo volta a favorire l’attività fisica è lodevole ma parziale. Perché non si agisce anche sull’altro versante, quello della tassazione delle bevande zuccherate, viste le indicazioni in tal senso delle più autorevoli organizzazioni mondiali della salute come OMS, WCRF, World Obesity e 10 società scientifiche italiane (tra le quali SIO, ANDID, SID, ANSISA, SIPPS, FIMP …).
In conclusione, se per combattere l’obesità è sicuramente importante l’attività fisica, lo è però, ancora di più, dare dei segnali forti e chiari alla popolazione. Ad esempio decidere di tassare le bevande zuccherate è un messaggio che può avere una forte valenza educativa per l’opinione pubblica come lo è stato l’obbligo di vaccinare i bambini per poter frequentare la scuola. Purtroppo in Italia i medici e ricercatori, per formazione, hanno un approccio biomedico alle malattie (diagnosi e terapia) e non hanno nozioni di come si previene l’obesità agendo sui determinanti ambientali come consigliano gli esperti che lavorano per l’OMS o il WCRF.
Inoltre diversi scienziati e società scientifiche in Italia hanno accettato sponsorizzazioni compromettenti da parte dell’industria alimentare (Coca-Cola, Eridania o altre…) e sono contrari ad ogni tipo di intervento volto a contrastare la vendita di junk food… anzi per loro non esiste il concetto di cibo spazzatura.
La prima cosa per risolvere il problema è adottare una politica di trasparenza e costringere tutti i consulenti ministeriali a dichiarare fondi o sponsorizzazioni dirette o indirette sotto qualunque forma da parte dell’industria alimentare. Perché il primo passo per combattere seriamente l’obesità non è dire alla popolazione di fare più attività fisica o di mangiare meno, ma è risolvere il conflitto di interesse.
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[sostieni]
medico nutrizionista
Fremo restando che “siamo” troppo sedentari e l’attività fisica è fondamentale, come scrivete nell’articolo “Se mangi male non c’è attività fisica che possa mantenerti in linea”. Il resto sono palliativi.
Mi piace molto di più la proposta del Ministro Grillo in quanto più lungimirante.
Invece di tassare un bene con zuccheri, con il risultato (dubbio) di inibire l’industria
e l’agricoltura con perdita di posti di lavoro
(il proibizionismo non ha evitato il consumo di alcool, l’aumento del costo delle sigarette
non ne ha diminuito in modo significativo la vendita), si promuove invece l’opportunità
di sviluppare una ulteriore attività comunque sana, quella delle palestre e piscine, con relativo incremento
di occupati sia direttamente sia indirettamente (attrezzature).
Sarebbe tuttavia auspicabile che le palestre siano condotte da professionisti o sotto controllo medico
e non da persone che si improvvisano.
La Sugar Tax NON c’entra nulla con il PROIBIZIONISMO! La tassazione di un prodotto NON è il bando di quel prodotto dal mercato (cioè divieto di fabbricazione, vendita, importazione e trasporto) come era stato per l’alcool negli anni venti del secolo scorso negli Stati Uniti d’America. La tassazione ha l’obiettivo di modulare i consumi, educare la popolazione, favorire delle scelte più salutari, ridurre i consumi di alimenti non salutari. Le bevande zuccherate ne sono un esempio. Per il fumo e l’alcol la tassazione FUNZIONA eccome! … tanto è vero che le maggiori organizzazioni della salute del mondo, come indicato nell’articolo, consigliano di adottare questa procedura oltre che per il fumo e l’alcol, anche per lo zucchero/i aggiunti = Sugar Tax. http://bit.ly/2vwvnIx
Il bilancio energetico è il metodo più efficace per non ingrassare. Per sovrappeso e obesità il primo passo è stabilizzare il peso in base al proprio bilancio. L’attività fisica e l’equilibrata alimentazione sono 2 fattori imprescindibili e indivisibili per ottenere risultati stabili nel calo ponderale. Incentivare l’attività fisica senza prendere misure contro lo zucchero non è sufficiente, ma non lo è nemmeno la maggiore tassazione sulle bevande zuccherate. Il miglior deterrente per ridurre il consumo di zucchero nell’industria, artigianato e famiglia è tassare lo zucchero (accisa come per la benzina) e i dolcificanti naturali (bianco, canna, fruttosio, miele, sciroppi) proibire le promozioni e sconti fuori stagione, momento in cui vengono utilizzate per la colazione e la merenda a l posto del pane (come per i panettoni e le colombe che finito Natale Pasqua costano al kg meno del pane). Le fasce più ricche della popolazione non ne risentiranno, ma l’obesità è più diffusa tra le fasce più povere, le quali terranno conto del maggiore costo. Mi rendo conto che questo significherebbe danneggiare l’industria dolciaria, ma il problema salute o soldi (leggi lavoro) deve essere affrontato, vedi Taranto, una volta per tutte.
Il problema va risolto alla base. Le multinazionali SONO IL PROBLEMA. Non si tratta di tassare: avrebbe lo stesso effetto delle scritte e dei disegni sui pacchetti di sigarette, cioè nessuno. Bisognerebbe smettere di produrre e tonnellate di cibo inutile (prodotti da forno salati e dolci da non stare in 3 corsie di supermercati. Molti spacciati come salutari, ma chi sa leggere le etichette sa vedere sempre l’inganno. Tante di quelle bibite da superare le varietà di acqua). OCCORRE INSERIRE L’EDUCAZIONE ALIMENTARE NELLE SCUOLE, SVOLTA DA DIETISTI. Bisognerebbe fare SPARIRE LE MULTINAZIONALI e tornare ai cibi naturali : pane e marmellata a colazione, pasta e riso integrali, polenta, legumi, uova, frutta e verdura. Nient’altroci serve.
Queste sono solo belle parole e bei progetti utilizzarti a fare propaganda. Nel concreto nelle scuole l’educazione alimentare la fanno solo pochi docenti interessati all’argomento e ci sono ancor meno corsi. La tassa sullo zucchero, che secondo i nostri calcoli porterebbe alle casse dello Stato 200 milioni l’anno, servirebbe proprio a iniziative nelle scuole e in altri albiti di educazione alimentare oltre che finanziare programmi specifici.
L’obesità si combatte solo con l’informazione ed educazione alla salute (obbligatori nelle scuole, informative sui prodotti, etc.), punto, tutto il resto è superfluo; infatti spiegatemi: a cosa serve un buono-palestra, se l’utente non capisce perché ci deve andare? Tutt’al più farà comodo a me…
Fermo restando che dobbiamo sempre cercare di promuovere l’educazione i dati a nostra disposizione indicano che purtroppo questa strada non funziona. Dobbiamo prenderne atto. Le persone di livello socio-economico medio/alto hanno minori problemi di obesità … quindi la cultura ha sicuramente un qualche ruolo. Mentre le persone culturalmente più fragili sono confuse, probabilmente perché sono più esposte all’influenza delle pubblicità alimentari e scambiano facilmente i ciarlatani … per esperti. L’industria alimentare che in genere promuove alimenti ricchi di zuccheri e grassi ha sempre temuto e ostacolato l’intervento regolatorio dei governi. La tassazione di alimenti spazzatura (ad esempio soft drinks) e la detassazione di altri più salutari, nonché lo stop della pubblicità di junk food è un modo per favorire scelte alimentari più sane e dare un forte messaggio educativo.
“Se mangi male non c’è attività fisica che possa mantenerti in linea” e in salute, aggiungo io.
Ottimo articolo!
io resto convinto che l’educazione alimentare debba nascere a scuola, che le tasse sui cibi spazzatura debbano essere messe dallo Stato, perché sono un deterrente (funzionano in altri Paesi che le applicano) e possono essere spese per campagne informative e mi sorprende che qualcuno le banalizzi e ne sottostimi l’efficacia.