Dovevo dibattere insieme al professore Giorgio Calabrese giovedì 21 febbraio in un panel del Festival del giornalismo alimentare a Torino, ma una settimana prima scopro che il suo nome non rientra più nell’elenco dei relatori. Preso atto del cambiamento di programma, giovedì presento l’intervento che avevo preparato sulle fake news di Coldiretti e sul conflitto di interessi nel mondo dell’alimentazione, concludendo con una domanda rivolta a Calabrese sulle sue eventuali consulenze con aziende o associazioni che gravitano intorno al mondo alimentare.
La questione non deve sembrare un’invasione nella privacy del professore ma è solo un’informazione pertinente visto che stiamo parlando del presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (CNSA). Si tratta di un organo scientifico consultivo, alle dirette dipendenze della ministra Giulia Grillo, che pubblica dossier con una rilevanza nazionale. Nessuna legge impone al professore di dichiarare le sue eventuali collaborazioni con aziende o associazioni di categoria, ma nel mondo scientifico esiste un’etica professionale che vorrebbe si dichiarassero sempre le proprie collaborazioni o i finanziamenti di una ricerca.
Le quattro domande a cui ci piacerebbe rispondesse Calabrese sono le stesse presenti nel questionario da pubblicare in rete che devono compilare i presidenti di Commissione della Camera quando assumono l’incarico.
1) Cariche e uffici ricoperti e funzioni imprenditoriali o professionali svolte
2) Cariche e uffici ricoperti in enti pubblici e/o privati anche di carattere internazionale
3) Funzioni e attività imprenditoriali o professionali svolte
4) Ogni altra attività professionale o di lavoro autonomo o di impiego o di lavoro privato svolto
Per una persona che ricopre un ruolo così importante nel panorama della nutrizione in Italia come Giorgio Calabrese rispondere è quasi un dovere morale in qualità di presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare.
In Europa quando si presenta un lavoro scientifico, è buona norma precisare se nell’attività professionale ci sono rapporti che potrebbero generare conflitti di interessi con il tema trattato o con la ricerca svolta. Anche l’Efsa richiede una dichiarazione per i membri dei panel e gli esperti che collaborano. Il professore ha collaborato con l’Efsa ma in quel periodo non era obbligatorio rispondere alla domanda. Il Fatto Alimentare ha posto la domanda a Giorgio Calabrese per la prima volta nel 2016 senza successo. Poi abbiamo rinnovato la domanda nel 2018, ma Giorgio Calabrese ha preferito non rispondere. Adesso ci riproviamo.
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[sostieni]
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Penso proprio che la vostra richiesta rimarrà non soddisfatta, perché il prof. ha tante e tali collaborazioni/consulenze professionali che se dovesse dichiararle tutte, non potrebbe più operare tranquillamente come ha sempre fatto e continuerà a fare.
Concordo perfettamente, da quando sono costretta a prendermi cura della mia salute con il cibo, faccio continue ricerche e ho scoperto le frottole che stanno dietro molte notizie che spacciano per scientifiche e sperimentate. Soprattutto su farine e prodotti bio. Sulla manipolazione del cibo e sui relativi costi. Vi seguo con attenzione ed interesse…senza conflitto.
Sulle farine ? Ovvero ?
il Prof. Calabrese ha preso parte al festival del giornalismo alimentare come relatore ven 22/2: ho assistito al dibattito con il giornalista debunker David Puente. Non ha ovviamente fatto cenno ai suoi conflitti di interessi, indirettamente però, parlando di latte, i suoi toni sono diventati accesi (CVD). Ha parlato anche di etichette semaforo, denigrandole, in quanto all’estero il semaforo rosso è presente anche sull’olio EVO e sul parmigiano reggiano. Che chiarisca una volta per tutte.
I problemi sono due, la decisione di Calabrese di non dichiarare gli eventuali conflitti di interesse, e il fatto che nessuno chieda al professore questa dichiarazione. Mi riferisco ai membri del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare e la ministra Giulia Grillo.
Quando intercetto su qualche emittente questo signore cambio rapidamente canale.
Conflitti di interesse o meno non mi ispira la minima fiducia e mi sono sempre ben guardato dal prenderlo in considerazione.
Chissà perchè quando si tratta di conflitto di interessi la nomenklatura sta sempre, come diciamo noi veneti, “dalla parte del formenton”. Solo per fare un piccolo esempio, i medici veterinari che gestiscono i farmaci negli allevamenti devono dichiarare se sono alle dipendenze di industrie mangimistiche o farmaceutiche, nel qual caso sono incompatibili con l’incarico. Comunque bravo Roberto, a tenere sempre desta l’attenzione sui comportamenti affatto etici di certi personaggi.
Il fatto che Calabrese non risponda è grave, ed indicativo di un certo modus operandi. Che non esista alcuna legge che imponga al dichiarazione dei propri conflitti di interesse, è altrettanto indicativo di quali siano le priorità dei legislatori. Morale della storia? Chi ne ha le risorse scelga bene a quali pareri conferire attendibilità. Per tutti gli altri ci sono le interviste TV
Pur essendo perfettamente d’accordo sulla necessità di norme stringenti sui conflitti d’interesse, devo osservare che sono decenni che parlamento e governo sono stimolati allo scopo dalle opposizioni di turno sensibili al problema.
Ma se dovessero approntare una legge vera e non i surrogati finora vigenti, la gran parte di dirigenti, consulenti e politici compresi per primi, dovrebbero dimettersi dalle cariche ed incarichi che svolgono.
Non so se purtroppo o per fortuna, ma per molti questa sarebbe la normale e fattuale conseguenza.
…e lanciare una petizione su Change.org alla ministra Giulia Grillo affinchè chi ricopre la carica di presidente del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (CNSA) sia obbligato per legge a dichiarate le proprie collaborazioni/conflitti di interesse?…o meglio che venga vietato a chi ricopre tale carica di averle?