La domanda che non piace a Giorgio Calabrese, nutrizionista contro etichette a semaforo, tassa sullo zucchero ma favorevole all’olio di palma
La domanda che non piace a Giorgio Calabrese, nutrizionista contro etichette a semaforo, tassa sullo zucchero ma favorevole all’olio di palma
Roberto La Pira 15 Novembre 2018Giorgio Calabrese è un nutrizionista molto noto al pubblico televisivo, con incarichi istituzionali importanti come la presidenza del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare, un organismo promosso dal Ministero della salute che raggruppa studiosi e scienziati e fornisce pareri su aspetti molto delicati inerenti la sicurezza alimentare. Dal curriculum pubblicato in rete Calabrese risulta consulente di numerose trasmissioni Rai (Porta a porta; Uno mattina; Linea Blu; Sabato, Domenica, Tg2 salute; Medicina 33; Eat Parade; In famiglia; Italia sul 2; Ambiente Italia, Rai International e Gambero Rosso). Oltre a ciò collabora con una decina di giornali e quotidiani: La Stampa, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Avvenire… Per completare il curriculum va detto che il professore è anche docente di alimentazione e nutrizione umana presso tre università e ha vinto più di 30 premi.
Il professore è noto anche per avere cambiato idea su un tema importante come quello dell’olio di palma, sino a diventare uno dei pochi paladini schierati a favore del grasso tropicale e pubblicando decine di interventi su tutti i media. Il cambiamento è risultato repentino visto che in un’intervista sosteneva trattarsi di «un olio che “sporca le arterie e favorisce il colesterolo” ricco di grassi saturi che … essendo aterogenici, danno al sangue una maggiore viscosità… Nel mio Piemonte si chiama “sangue spesso” il sangue viscoso, il sangue che, quando fai un ecodoppler, dici ma scorre male!”»
Il professore si è distinto anche per altre posizioni in contrasto con quelle dell’Oms: non condivide la necessità di ridurre la quantità di zucchero nella dieta che secondo l’organismo internazionale non dovrebbe superare il 10% della calorie giornaliere. In tempi più recenti si è espresso contro l’etichetta a semaforo e la tassa sulle bevande zuccherate, provvedimenti già adottati in Francia, Regno Unito e in altri 50 Paesi al mondo e sostenuti dall’Oms (anche in Italia sono schierate a favore di queste iniziative le più accreditate società scientifiche, l’Istituto superiore di sanità e i migliori nutrizionisti).
Posizioni come quelle del professore, potrebbero trovare l’assenso di alcune aziende attive nel settore delle merendine, delle creme, dei biscotti e delle bevande molto dolci, che usano ancora olio di palma e verrebbero penalizzate dall’etichetta semaforo, dalla riduzione dello zucchero nella dieta e dalla tassa sulle bibite.
In questo ambito ci sembra legittimo sapere se nell’attività professionale di Calabrese esistono o ci sono stati negli ultimi 7 anni rapporti di consulenza e collaborazioni con aziende alimentari o associazioni di categoria o fondazioni collegate alle aziende del settore. Rispondere a questa domanda è una questione di trasparenza e un dovere per una persona che ricopre un ruolo così importante nel panorama della nutrizione in Italia. Certo nessuna legge lo impone ma l’etica e l’onestà intellettuale richiedono che venga data una risposta. La domanda non è bizzarra, all’estero quando si parla o si dibatte nelle assise scientifiche, è buona norma precisare se nell’attività professionale ci sono rapporti che potrebbero generare conflitti di interessi. Nelle pubblicazioni scientifiche vale la stessa norma, e anche l’Efsa per i membri dei panel richiede queste informazioni. Il Fatto Alimentare ha fatto due anni fa la stessa domanda a Giorgio Calabrese che ha preferito non rispondere.
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[sostieni]
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Giusto, insistere, insistere ed insistere.
Chiedere non è reato, rispondere è cortesia
rispondere è etica, che va oltre la cortesia
La serietà di un professionista passa necessariamente dalla dichiarazione della presenza o meno del conflitto d’interesse. Per di più se interviene pubblicamente in televisione o sui giornali.
Ho visto negli anni scorsi alcuni interventi televisivi del Prof. Calabrese, e spesso ho avuto dei dubbi su alcune sue affermazioni. Però, non sono mai riuscito a capire se fosse la comunicazione incerta del prof a farmi comprendere errati alcuni concetti, al fine di voler semplificare al volgo le cose, o il suo vero pensiero. Credo però che gli incarichi istituzionali dovrebbero prevedere una data di pensionamento o a tempo limitato (10 anni per il governatore della Banca d’Italia) un docente universitario va in pensione a 70 anni. Pertanto, a ragione o torto delle sue affermazioni, proporrei il meritato pensionamento.
Stimavo il prof. Calabrese …
Continuo a stimare il prof. Calabrese
Io temo di intravedere una sorta di interesse di grandi aziende a sdoganare l’olio di palma.
Forse sperano che il consumatore medio si dimentichi da dove e come sia nata questa battaglia e ricaschi nell’acquisto gereralista (cioè senza badarsi di etichettatura).
Bene si fa a mantenere alta l’attenzione sul tema, grazie anche questo sito
Al curriculum aggiungiamo che non ha mai fatto ricerca degna di nota e non viene mai invitato a congressi internazionali.
io invece non stimo chi (nemmeno se ipoteticamente possessore di 3 lauree!), contro ogni logica di buon senso, oltre che stimate ricerche scientifiche, si ostina a mantenere posizioni contro l’etica (della salute, ambiente, etc.)….
Personalmente concordo con Calabrese ( sono assolutamente indipendente da altre aziende).
Concordo perchè si è criminalizzato l’olio di palma ed il messaggio che è stato recepito dalla gente è : l’olio di palma fa male, mentre è lo smodato consumo che “fa male” anche se me abbiamo mangiati dei treni per anni senza una particolare moria.
Aggiungo che anche le spinte anti palma di origine ambientalista mi fanno un po’ ridere : l’agricoltore disbosca per fare reddito, che derivi dall’olio di palma, dal riso o dal banani, disbosca uguale e all’orango non cambia molto.
Per le etichette a semaforo non mi esprimo , ma sicuramente bisogna prima formare il consumatore perchè quello italiano è spesso poco informato; basti pensare allo spreco alimentare legato alla data di scadenza che viene presa come una bomba ad orologeria: il prodotto che prima era mangiabile alla mezzanotte decade e va buttato.
Per il resto non amo le imposizioni di cosa devo e non devo mangiare calate dall’alto, per cui più che le tasse preferirei che fossero fornite le capacità intellettuali per fare le scelte giuste.
Ricordo che l’uomo non mangia per nutrirsi, mangia per il gusto di mangiare il che lo distingue dalla bestia.
Tutte le volte che mangio con qualcuno che chied quante calorie avrà questo piatto ( e capita spessisimo sempre più le donne) mi vien la depressione.
P.S. da quando la cocacola è cambiata non ne bevo più, ero abituato a quello standard.
Olio di palma : certo è l’eccesso che fa male, infatti abbiamo consumato quantità esagerate di olio tropicale per anni a nostra insaputa essendo presente nel 90% e più dei prodotti . E la nostra petizione era contro il consumo esagerato.
Etichette semaforo sono solo l’evoluzione dell’etichetta nutrizionale.
Bisogna informare il consumatore, vero! Ma nessuno lo fa e allora ci sono fraintendimenti su olio di palma su etichette semaforo, scadenze ecc. Ma chi deve informare correttamente?
“se me abbiamo mangiati dei treni per anni senza una particolare moria”. hai dei riferimenti scientifici a riguardo? perché affermare o negare hanno esattamente lo stesso valore e vanno supportati.
Il collegamento tra grassi saturi e malattie cardiovascolari è scientificamente provato e anche che le malattie cardiovascolari sono tra le prime cause di morte e una dieta equilibrata le riduce.
Ovviamente non sto parlando solo di olio di palma (a tratti demonizzato come correttamente dici tu) ma anche di margarine, grassi idrogenati etc.
Però occhio anche al contrario perché la scienza fa tanto! Ma tanto tanto! Sennò sembri quello che dice che ai tempi di sua nonna non c’erano tutti questi tumori e allergie (ma dimentica di dire che l’aspettativa di vita era 50 anni)
Ho sempre avuto grossi dubbi sulle affermazioni di Calabrese e sulla sua obiettività nel dire questo fa bene e quello fa male. Mi domando come sia possibile che venga ancora ” invitato” a così tante trasmissioni televisive
Calabrese può dire quello che vuole, io nella mia famiglia ho abolito tutti i grassi saturi, prima di tutto l’olio di palma, leggo tutte le etichette quando sono evidenziate schifezze varie non lo compro, uso pochissimo zucchero, non mi faccio incantare dalla pubblicità, peccato per Calabrese ha perso la mia stima, non so perchè dice queste cose assurde, ma lo immagino, buona serata.
La risposta l’ha data non rispondendo. Va da sé. Prima della faccenda dell’olio di palma, lo stimavo un sacco. Con questa faccenda mi è crollato un mito
Al di là della simpatia o meno per la figura del prof. Calabrese, vorrei sapere da chi ha eliminato dalla dieta “tutti” i grassi saturi” e “in particolare l’olio di Palma”, se ha fatto la stessa cosa per il burro, la panna e TUTTI i formaggi, visto che il grasso del latte e derivati dal punto di vista degli acidi grassi è sovrapponibile all’olio di palma, e per di più è più carico di residui, e contiene acidi grassi trans, assenti nell’olio di palma. Non pensa che tale situazione, e la considerazione che per innumerevoli generazioni ci siamo cibati senza problemi di grassi di quel tipo possa far riconsiderare certe posizioni piuttosto ideologiche anche da parte di qualche nutrizionista ?
Il problema non è l’olio di palma ma la quantità esagerata di olio di palma che era presente in tutti i prodotti all’insaputa dei consumatori. La gente sa che non deve esagerare con i latticini e il burro perché contengono grassi saturi, ma non sapeva di trovare grassi analoghi al burro e in quantità elevatain prodotti da forno ecc.. sull’etichetta c’era scritto “grassi vegetali “.
Relativamente alla mia immediatamente precedente osservazione, per chi dichiara di aver eliminato dalla dieta Tutti i grassi saturi, vorrei aggiungere di considerare la composizione lipidica dall’olio di palma sovrapponibile a quella del grasso di latte e latticini, anche alla luce di uno studio approfondito su ben 130000 soggetti , pubblicato sull’autorevole rivista “Lancet”, e riportato dal “Fatto alimentare”, dal quale si evincono grandi benefici e nessuna influenza negativa sulle malattie cardiovascolari.
Chiaro che per ambedue i grassi non è lecito esagerare nei consumi, ma non si demonizzi né l’uno né l’altro.
Nella questione della scelta di quale grasso saturo nutrirsi, non va sottovalutato che il palma può essere favorevolmente sostituito con altro grasso alternativo migliore, il latte la ricotta e gli yogurt si possono scegliere magri, ma al resto dei latticini non c’è alternativa.
In alternativa al burro, non eccedendo parimenti con l’uno o l’altro nei consumi, si può tranquillamente utilizzare il Palma, perfettamente sovrapponibile per acidi grassi saturi, e che comunque non contiene acidi grassi trans, meno irrancidibile e con meno residui, e con pari performances organolettiche.
Ma qualcuno ha comprato il palma in vasetto in vendita nei negozi etnici? Ha un odore molto disturbante
Appunto, nei negozi etnici venderanno probabilmente un prodotto non o mal raffinato, magari chiamandolo “di prima spremitura”. In realtà il palma raffinato a bassa temperatura in modo corretto è praticamente neutro dal punto di vista organolettico, e perciò molto versatile.
Anche il burro anidro di buona qualità è organoletticamente piuttosto neutro, mentre quello di caseificio ha diverse caratteristiche organolettiche in base alle panne di origine ed alla tecnologia utilizzata (fermenti, fermentazione , temperature, zangolatura, burrificazione continua…)
Di quello citato da Roberto andrò in cerca per farmi un’idea più precisa.
Non credo che il palma raffinato sia in commercio al dettaglio in Italia e l’altro è davvero poco invitante, nulla a che fae con il sapore e gli aromi del burro anidro .