Pochi giorni fa il Ministero della salute ha annunciato il rinnovo delle cariche del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa). Il Comitato presieduto da un responsabile del Ministero, si articola in due sezioni. Nella prima siedono 13 professionisti (*) con un alto profilo professionale che, in virtù del loro ruolo e degli argomenti trattati, non dovrebbero avere conflitti di interessi. La seconda sezione ha una funzione consultiva e vede la presenza di oltre 40 persone in rappresentanza di associazioni di consumatori, produttori, agricoltori ed esperti di sicurezza… Il Cnsa – scrive il ministero sul sito – si deve occupare di “sicurezza alimentare con compiti di consulenza tecnica-scientifica alle amministrazioni che si occupano di gestione del rischio, in materia di sicurezza alimentare, e formula pareri scientifici”. Insomma sulla carta sembrerebbe un gruppo di super esperti impegnato a supervisionare gli aspetti più importanti dell’alimentazione degli italiani. Nella realtà siamo di fronte a un organismo inutile che non svolge praticamente nessun ruolo importante.
In questi anni le questioni delicate da affrontare non sono certo mancate, ma il Cnsa si è ben guardato da esprimere pareri o di intervenire con suggerimenti o indicazioni. Proviamo a pensare alla questione dell’olio di palma che ha sconvolto il panorama alimentare nazionale per anni. Nessun parere è giunto da questo pensatoio. La stessa cosa di può dire per l’etichetta a semaforo, la tassa sulle bevande zuccherate temi che da anni vengono dibattuti negli ambiti internazionali e che vedono l’Italia completamente assente. Nulla è stato partorito a proposito dell’epidemia di epatite A che nel 2014-15 in Italia ha causato 1.737 ricoveri ospedalieri.
Il paradosso è che in Italia non esiste un organismo in grado di fare una seria valutazione del rischio alimentare, di gestire la comunicazione del rischio ogni qual volta sorge un problema o uno scandalo. Il Comitato non ha mai svolto questo ruolo nonostante abbia una delega precisa. Basta ricordare come solo dal gennaio 2017 il Ministero della salute pubblica l’elenco dei prodotti richiamati dal mercato anche se si tratta di un obbligo del 2005 attivato con 13 anni di ritardo!
Ma sarebbe sbagliato prendersela solo con il Cnsa, perché il Comitato si muove solo su richiesta del Ministero della salute, che non lo convoca quasi mai non avendo quesiti da porre! Il Cnsa non ha la possibilità di promuovere autonomamente ricerche o studi o di prendere posizioni. L’impossibilità di agire autonomamente era stata evidenziata già da Aldo Grasselli nel 2007 quando è stato nominato presidente del Cnsa. In 11 anni non è cambiato nulla, salvo creare una seconda sezione del Comitato del tutto inutile, composta a decine di persone in rappresentanza del mondo agricolo, produttivo e dei consumatori con funzioni consultive. Insomma il Cnsa è solo una bella statuina da mostrare nel curriculm del Ministero e in quello dei soggetti che sono stati nominati.
In Italia purtroppo mancano le istituzioni che danno le linee guida, mancano le persone che sanno fare una valutazione del rischio, manca un regista che coordina e gestisce l’informazione alimentari nelle situazioni di crisi. In altri Paesi europei esistono agenzie per la sicurezza alimentare incaricate di svolgere questi compiti. In Italia c’è il deserto, oppure ci sono Comitati inutili come il Cnsa o enti come il Crea del Ministero delle politiche agricole che hanno progressivamente abbandonato il campo alimentare, lasciando un paese senza Linee guida, senza progetti e senza idee. Oggi le informazioni le danno le lobby come Coldiretti, insieme alle associazioni dei produttori, e non esiste organo istituzionale in grado di intervenire in modo efficace per corregge il tiro, pretendendo la rettifica delle fake new che si rincorrono in rete.
(*) Componenti della sezione per la sicurezza alimentare del Cnsa
1) Carlo Agostoni, direttore dell’U.O.C. Pediatria della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico Università degli Studi di Milano
2) Alberto Angioni, ordinario di Chimica e tecnologia degli alimenti presso l’Università di Cagliari
3) Giorgio Calabrese, Dietetica e nutrizione umana presso l’Università del Piemonte Orientale
4) Salvatore Dara, Area Igiene delle Produzioni zootecniche e benessere animale dell’Istituto zooprofilattico della Sicilia
5) Dario Gregori, ordinario di Statistica medica presso l’Università di Padova
6) Cinzia La Rocca, tossicologo Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Istituto superiore di sanità
7) Carlo Alessandro Locatelli, responsabile del Servizio di tossicologia delCentro antiveleni dell’IRCCS Maugeri di Pavia
8) Alberto Mantovani, U.O. Alimentazione nutrizione e salute, dipartimento Sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria dell’Istituto superiore di sanità
9) Candida Nastrucci, Genetica medica presso l’Università Tor Vergata di Roma
10) Carlo Pedrolli, U.O Nutrizione artificiale e ristorazione, dell’ospedale Santa Chiara di Trento
11) Lorenzo Piemonti, Diabetes Research Institute dell’ospedale San Raffaele di Milano;
12) Franco Roperto, ordinario di Patologia generale veterinaria presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II
13) Marco Silano, reparto Alimentazione, nutrizione e salute, Dipartimento sicurezza alimentare, nutrizione e sanità pubblica veterinaria dell’Istituto superiore di sanità
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
tutto giusto, grazie
Mi piacerebbe sapere quanto ci costa questo “team” che non viene mai utilizzato.
Non penso che “lavorino” gratis!
Il costo è contenuto perché le riunioni sono poche ed è previsto solo un rimborso delle spese
Grazie per il chiarimento, ogni tanto anche una buona notizia, fanno poco e incassano poco.
Poco che sia sono sempre soldi buttati