Olio di palma: un milione di euro è la cifra stanziata dall’industria alimentare contro la nostra petizione. La raccolta continua, siamo a 160 mila!
Olio di palma: un milione di euro è la cifra stanziata dall’industria alimentare contro la nostra petizione. La raccolta continua, siamo a 160 mila!
Redazione 27 Settembre 2015Olio di palma: nessuno avrebbe immaginato che le aziende dolciarie avrebbero speso 1 milione di euro per contrastare la petizione promossa da Il Fatto Alimentare insieme a Great Italian Food Trade su Change.org . Cercare di nobilitare un grasso tropicale che sino a pochi mesi veniva abilmente nascosto dall’elenco degli ingredienti essendo considerato di pessima qualità per la salute e devastante per l’ambiente è difficile.
La campagna pubblicitaria ha coinvolto tutta la stampa italiana. Alla fine di agosto sono stati coinvolti un decina di quotidiani nazionali e locali (La Repubblica, Corriere della sera, La Stampa,Il secolo XIX, Il Resto del Carlino, La Sicilia…) nel mese di settembre i settimanali. L’elenco comincia con D La Repubblica delle donne e Io donna del Corriere della sera Io Donna, seguono Il Venerdì di Repubblica, L’Espresso, Vanity Fair, Tv sorrisi e canzoni, Gente, Oggi ….
Abbiamo chiesto all’associazione delle industrie dolciarie Aidepi che raggruppa le principali aziende del settore come Ferrero, Barilla, Bauli, Motta… l’ammontare dell’investimento ma non abbiamo avuto fortuna. Facendo i conti si può ragionevolmente stimare un investimento complessivo di 1 milione di euro! Oltre a ciò è stato programmato in ottobre un viaggio tutor in Malesia per un gruppo di giornalisti desiderosi di conosce la realtà delle piantagioni, sperando che in quel periodo l’area non sia interessata dai fumi causati da incendi dolosi preludio alla deforestazione necessaria per allestire piantagioni di palme da olio.
Nel frattempo la nostra petizione va avanti e ieri abbiamo raggiunto 160 mila adesioni. Questo vuol dire che migliaia di italiani hanno deciso di non consumare prodotti che contengono olio di palma ottenuto da piantagioni allestite dopo una deforestazione selvaggia che provoca la morte degli Oranghi.
AGGIORNAMENTO DEL 9 OTTOBRE 2015 SETTEMBRE
La lista dei giornali che hanno ospitato la pubblicità dell’olio di palma si allunga e, dopo Sette il settimanale del Corriere della sera, segnaliamo il mensile dei soci COOP Consumatori e il periodico dei soci Conad. A questo punto l’investimento complessivo arriva a 1 milione di euro.
Mi chiedo se è possibile che come l’olio di palma viene usato ovunque nei dolci, nel pane usino ovunque lo strutto senza peraltro dichiararlo e facendo smorfie se chiedi chiarimenti. Possibile che non ci si renda conto che fa altrettanto male???
Patrizia, se dal panettiere compra pane comune dentro c’è solo farina, acqua, lievito e sale.
Se invece compra il pane condito oppure quello confezionato o precotto, buona fortuna.
Io ho la macchinetta per fare il pane a casa, lo mangio fresco e soprattutto so cosa ci finisce dentro.
Salve,
bene così.
Si dice che l’olio di palma distrugge l’ambiente ma non si dice che per avere la stessa quantità di olio, per la palma necessita una superficie di terreno da 6 (olio di girasole) a 11 volte (olio d’ulivo) inferiore, cioè si riduce il “consumo” di terreno da 6 a 11 volte. Quindi in questo senso è più ecologica
Considerare ecologico un olio che per arrivare in Italia dee percorrere per 10 mila chilometri! Considerare ecologico un olio che provoca ogni giorno la distruzione delle foreste tropicali! L’olio di mais potrebbe essere estratto da coltivazioni italiane ad esempio !
Egregio Dr La Pira, se anche le onnipresenti banane percorrono migliaia di chilometri per arrivare sulle nostre tavole (comprese quelle certificate “BIO”), dovremmo fare a meno di mangiarle e importarle per lo stesso motivo, e tornare a nutrirci di mele a km zero? Con la stessa logica le arance e i mandarini facciamo a meno di consumarli oltre lo stretto di Messina?
E va bene l’olio di mais, ma ha idea della quantità spropositata di pesticidi e di acqua che vengono attualmente utilizzati nella pianura Padana per coltivare le pannocchie? E’ sicuro che basti tutto il mais coltivato in Italia per produrre l’olio da usare per fabbricare le schifezze alimentari a lunga conservazione che ci hanno abituato a considerare come “normali” nell’alimentazione degli ultimi 20 anni, oppure saremmo obbligati a importarne un bel po’? Perché da quello che leggo in tutti gli articoli che pubblicate sull’olio di palma pare che il sostituto ideale sia l’olio di mais… e bene che vada, per alcune selezionate quantità di ibrido di mais, la quantità massima estraibile di olio è pari all’8%. Una pannocchia, ben che vada, ha un peso di 250-300 grammi in granella, il che vuol dire riuscire a estrarne circa 20-24 grammi di olio, e sono previsioni ottimistiche.
Io tra ingozzarmi di frollini all’olio di mais e mangiarne due di quelli buoni al burro sinceramente preferisco i secondi, e non vedo nemmeno come potrei far sfogliare la pasta da croissant con un grasso insaturo.
Ma, ribadisco per l’ennesima volta, più che demonizzare un singolo ingrediente occorrerebbe rivedere tutta l’educazione o meglio diseducazione alimentare italiana, perché a quanto pare la popolazione nostrana (bambini compresi) è talmente abituata a nutrirsi di schifezze che risulta tra le più sovrappeso d’europa.
Il nostro sito ha un atteggiamento critico verso stili di vita scorretti e prodotti alimentari ricchi di calorie , junk food ecc.
Il palma si sostituisce con diversi grassi vegetali e anche on il burro . Dipende dal prodotto e dalla ricette , c’è chi usa mais, girasole, arachide, oliva, chi riduce il palma e lo abbina ad altri grassi , chi riduce i grassi . Le formule sono tante . In ogni caso dal mais non si ricava solo olio ma anche mangime per animali e farina per la polenta e questi prodotti si vendono.
Grazie per le precisazioni, anche se non ha risposto alle mie domande, visto che i due argomenti su cui ribattevo li ha tirati fuori lei (il fatto che percorrere 10.000 km per arrivare sulle nostre tavole non sia ecologico e che l’olio di mais potrebbe essere utilizzato da coltivazioni italiane).
Fermo restando che il cibo spazzatura fa schifo anche a me e non lo do di certo da mangiare a mia figlia, che le merendine e le torte confezionate non sappiamo nemmeno cosa siano, e men che meno andiamo a mangiare al fast food.
In un mio precedente commento ho chiesto che Il Fatto Alimentare pubblicasse la lista delle aziende virtuose che ancora non hanno fatto la scelta di usare, indiscriminatamente,l’olio di palma. Sono ancora di questo avviso. Sono certo che saremmo in tantissimi ad acquistare i loro prodotti. Tra l’altro si creerebbe un effetto “Domino” nel senso che aziende “colpevolizzate” potrebbero fare marcia indietro vedendo il livello delle loro vendite calare anche significativamente nel tempo.
Gentile Lino, alcune aziende hanno rinunciato all’olio di palma (o non l’hanno mai usato). In questo articolo ne citiamo alcune tra cui Misura, Alce Nero e Gentilini: http://www.ilfattoalimentare.it/misura-elimina-olio-di-palma.html per l’elenco dei prodotti invece può leggere queste liste: biscotti http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-biscotti-tab.html
merendine http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-merendine-senza.html
snack http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-snack-cracker.html
creme spalmabili http://www.ilfattoalimentare.it/nutella-palma.html
Per il solo fatto che la cosiddetta “industria alimentare” si accanisca con investimenti così cospicui per difendere le proprie scelte, è la logica conferma che vale la pena spendere pur di risparmiare…
da ormai parecchi mesi in base alle vs segnalazioni mi rivolgo esclusivamente ai prodotti dolci o salati senza olio di palma.. sono allibita nel constatare come le grandi e famose ditte si rifiutino di eliminare tale sostanza dai propri prodotti.. proprio lunedi scorso sul Sole 24 ore vi era la pubblicità della ditta Di Leo che da 25 anni non usa olio di palma nei propri prodotti… tutti i miei complimenti.. speriamo in altre aziende.. distinti saluti..
Gentile Raffaella, forse qualcosa sta cambiando grazie alla pressione dei consumatori: http://www.ilfattoalimentare.it/paolo-barilla-aidepi-olio-di-palma.html