White striping incidenza 3: petti di pollo Lidl con striature bianche; Essere Animali

Metà dei campioni di pollo prelevati da punti vendita Lidl in giro per l’Europa, compresi quelli italiani, contiene batteri antibiotico-resistenti. Lo rivela l’ultima inchiesta di Essere Animali, sulla presenza di batteri patogeni e resistenti agli antibiotici, condotta in collaborazione con le associazioni Fondazione Albert Schweitzer (Germania), Observatorio de Bienestar Animal (Spagna), Open Cages (Regno Unito) e Otwarte Klatki (Polonia).

Le cinque associazioni hanno acquistato un totale di 142 prodotti a marchio Lidl in 22 discount della catena sparsi tra Germania, Italia, Spagna, Regno Unito e Polonia. Per quanto riguarda l’Italia, Essere Animali ha comprato 24 confezioni di carne fresca di pollo (sei di cosce, quattro di sovracosce, due di fusi e sei di petto) in quattro punti vendita di Roma, Firenze e Milano. Dopo l’acquisto, la carne è stata riposta in borse frigo e trasportata in laboratorio con un mezzo refrigerato, per mantenere la catena del freddo. I test microbiologici si sono concentrati su due punti in particolare: batteri antibiotico-resistenti e batteri associati alle più importanti infezioni di origine alimentare

I batteri antibiotico-resistenti nel pollo Lidl

Il laboratorio incaricato ha analizzato i campioni alla ricerca dell’enzima ESBL (ß-lattamasi a spettro esteso), in grado di conferire multiresistenza ai batteri, cioè resistenza a più antibiotici contemporaneamente. I risultati hanno dimostrato la presenza di batteri resistenti nella metà dei campioni (71 su 142), la maggior parte dei quali (50, il 35% del totale) positivi a ESBL. Per quanto riguarda la carne acquistata da Lidl Italia, il laboratorio ha riscontrato il 46% (11) contaminato da ESBL e il 33% (8) contaminato da batteri multiresistenti a tre delle quattro classi di antibiotici testate. In particolare in tutti i campioni si evidenzia una resistenza del 100% a due classi di antibiotici classificati come critici per la salute umana (cefalosporine di terza generazione e fluorochinoloni).

Il laboratorio, inoltre, ha condotto analisi anche per la presenza di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA). I test hanno trovato il pericoloso batterio nel 23% dei campioni raccolti dalle associazioni (33), fortunatamente nessuno dei quali italiano.

Pollo porzionato su un tagliere; concept: carne di pollo
Essere Animali ha fatto analizzare 24 confezioni di pollo a marchio Lidl alla ricerca di patogeni e batteri antibiotico-resistenti

I batteri patogeni

Per quanto riguarda la presenza di batteri patogeni responsabili delle infezioni a trasmissione alimentare, il laboratorio ha ricercato: Listeria monocytogenes, Salmonella spp, Escherichia coli, Campylobacter jejuni ed Enterococcus.

Nel caso della Listeria, le analisi hanno rilevato la presenza del batterio in un terzo di tutti i campioni (47 su 142). L’Italia, invece, si posiziona al di sopra del dato europei con il 54% dei campioni contaminati (13 su 24). Quanto a presenza di salmonelle, il nostro Paese riesce a fare ancora peggio: in questo caso il laboratorio ha individuato positività solo nel 9% dei casi a livello europeo, mentre il dato italiano è addirittura al 46% (11 campioni su 24). Il confronto con gli altri Paesi è impietoso: Salmonella spp. non è stata rilevata in nessuno dei campioni provenienti da Germania, Spagna e Regno Unito e, con un’incidenza molto bassa (7%), è stata trovata solo in quelli dalla Polonia

Passando ad Escherichia coli ed enterococchi, le analisi ne hanno confermato la presenza, rispettivamente, nel 57% e nel 48% dei casi a livello europeo. Nei campioni italiani, invece, E. coli è presente nel 75% dei casi (18 su 24), mentre gli enterococchi sono stati individuati nella metà delle confezioni analizzate. L’unico dato positivo italiano è quello del Campylobacter, assente in tutti i campioni, contro il 28% a livello europeo.

Gli allevamenti intensivi e Lidl

Gli allevamenti intensivi sono considerati dagli esperti una delle principali cause dell’insorgenza e della diffusione dell’antibiotico-resistenza tra i batteri. Quelli dei fornitori europei di Lidl non sono da meno, stando ai risultati dell’inchiesta di Essere Animali. L’associazione, infatti, ricorda come indagini precedenti avevano mostrato le condizioni di allevamento dei polli negli impianti che riforniscono la catena, definite “catastrofiche”: migliaia di animali ammassati negli spazi chiusi di un capannone, con lettiere sporche e piene di feci (che causano anche la formazione di dermatiti da contatto chiamate hock burns). In queste condizioni, basta che un animale si ammali perché a tutti quanti siano somministrati antibiotici, favorendo lo sviluppo di batteri resistenti e la loro diffusione a tutti i polli, e poi alle persone attraverso la carne.

Allevamento pollo Lidl Essere Animali 2022
In passato altre indagini avevano mostrato le condizioni di allevamento dei polli negli impianti che riforniscono la catena, definite “catastrofiche”

La resistenza agli antibiotici

L’antibiotico-resistenza è uno dei più grandi problemi sanitari che l’umanità si trova ad affrontare, tanto che, secondo molti esperti, ci stiamo avviando verso un’era post-antibiotica. In Unione Europea, nel 2020, sono morte oltre 35 mila persone a causa di infezioni resistenti agli antibiotici, di cui quasi un terzo in Italia.

Secondo l’ultimo piano di monitoraggio del Ministero della Salute, rispetto alla media europea, in Italia la presenza di batteri multiresistenti nelle filiere italiane di polli da carne è elevata, con una proporzione più elevata di E. coli produttore di ESBL/AmpC in confronto alla media europea. In particolare, dalle analisi del monitoraggio ministeriale su campioni di carne al dettaglio nel 2020 quasi la metà dell’E. coli (46,8%) ha mostrato multiresistenza agli antibiotici (fino a sette molecole diverse contemporaneamente). La stessa percentuale rilevata dalle analisi di Essere Animali sulla carne a marchio Lidl.

© Riproduzione riservata Foto: Essere Animali, AdobeStock

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Sandro Pontillo
Sandro Pontillo
19 Giugno 2024 12:46

Molto interessante…mi piacete tanto…

Umbedx
Umbedx
19 Giugno 2024 16:11

Vediamo un po cosa diranno i signori….

Paolo
Paolo
20 Giugno 2024 07:59

Argomento impeccabile, peccato che non ci sia chi voglia mettere fine a tutto questo.
Avete un’idea di come poter combattere l’interesse di coloro che pensano solo a lucrare? , io no

luigiR
luigiR
Reply to  Paolo
21 Giugno 2024 14:42

personalmente si può pensare di non comprare questi prodotti, ma pensare a delle alternative meno problematiche. se si vuole continuare a mangiare carne, si provi a trovare il piccolo allevatore che non usi antibiotici e lasci razzolare all’aperto gli animali.

Andrea
Andrea
20 Giugno 2024 09:03

Molto interessante il vostro sito e gli argomenti trattati. Mi piacerebbe sapere qualcosa in più sulle conseguenze che questi batteri possono provocare a chi consuma questo tipo di prodotto

giova
giova
Reply to  Andrea
20 Giugno 2024 14:27

La sintomatologia varia a seconda dell’organismo che lo riceve e dalle modalità di trattamento, conservazione e cottura. Alcuni possono essere letali.

luigiR
luigiR
Reply to  Andrea
21 Giugno 2024 14:45

se la carne viene ben cotta, non ci sono conseguenze da presenza di batteri. piuttosto il problema potrebbe essere la persistente presenza di antibiotici stessi nella carne, che potrebbe influire sull’organismo di chi la consuma.

Roberto La Pira
Reply to  luigiR
21 Giugno 2024 15:15

Gli antibiotici vengono usati solo in caso di patologie batteriche dei polli e sotto controllo veterinario e, in ogni caso deve essere rispettato l’intervallo di sospensione. per cui gli antibiotici non ci sono

Elena
Elena
Reply to  Giulia Crepaldi
25 Giugno 2024 21:07

L’igiene e la sicurezza degli alimenti andrebbe insegnata a scuola. Tanti casi di tossinfezione alimentare avvengono tra le mura domestiche.

Tony
Tony
20 Giugno 2024 09:54

Dato decisamente interessante, ma lo sarebbe stato di più se avesse preso in considerazione anche altre catene alimentari (dubito si riforniscano da allevamenti non intensivi e dubito abbiano percentuali diverse rispetto alla lidl).

Valeria Nardi
Reply to  Tony
20 Giugno 2024 10:06

Sì, ha ragione, ma Essere Animali ha scelto Lidl perchè si tratta di una catena presente in quasi tutti i paesi e in questo modo era una ricerca più uniforme e si potevano poi confrontare i dati per ogni paese.

Alberto
Alberto
Reply to  Valeria Nardi
22 Giugno 2024 12:45

Buongiorno Sig.ra Nardi,

sarà anche vero che Essere Animali abbia scelto Lidl perché si tratta di una catena presente in quasi tutta Europa. Lo ha fatto anche per il problema del White Striping, e infatti su questo sito l’articolo iniziale che riportava le conclusioni di quella ricerca faceva riferimento ai polli venduti da Lidl (https://ilfattoalimentare.it/petto-di-pollo-lidl-strisce-bianche.html).

Poi, però, articoli successivi pubblicati dal Fatto Alimentare hanno ovviamente dimostrato che – di fatto – anche le altre catene italiane di supermercati vendono polli con quelle caratteristiche, perché il problema è a monte. Intanto, però, Lidl è stata la prima catena ad essere posta sotto i riflettori, con danno d’immagine.

Ora, io non discuto che il problema degli antibiotici resistenti non esista nei polli venduti da Lidl, ma il fatto che Essere Animali se la prenda sempre con Lidl, e non faccia – chissà perché – le stesse ricerche anche con altre catene italiane (visto poi che Essere Animali è una associazione italiana, e visto che i consumatori italiani sono forse più concretamente interessati a conoscere il contenuto batterico della carne di pollo acquistabile nei vari supermercati del nostro paese, e non tanto quello della carne venduta in Polonia, in Spagna o nel Regno Unito) mi porta a pensare che da parte di Essere Animali ci sia – forse – un certo intento denigratorio verso Lidl.

Ripeto: non discuto i risultati di questa ricerca, ma vorrei – per onestà intellettuale e aldilà della comodità di fare una ricerca “uniforme” in tutta Europa, come Lei afferma – che Essere Animali estendesse l’esame dei campioni a tante altre catene. Perché, altrimenti, sembra che gli altri siano tutti angioletti!

I dati si possono tranquillamente confrontare anche tra catene diverse. Stiamo sempre parlando di carne di pollo…

Grazie e distinti saluti,
Alberto

Elena
Elena
Reply to  Valeria Nardi
25 Giugno 2024 21:10

Comunque se si va a leggere l’etichetta del titolo si vede chiaramente chi è il produttore, una grande catena!

Franco Brindani
Franco Brindani
20 Giugno 2024 10:19

Situazione estremamente preoccupante che sta andando fuori controllo, se non lo è già.

Luciano
Luciano
20 Giugno 2024 11:47

Argomento interessante, nello stesso tempo poco rassicurante, se io compro il pollo nella catena di Coop o Conad non penso siano esenti solo perchè in Europa rappresentano lo zero virgola, per cui essere animali non si adopererà mai a fare gli accertamenti impiegati sui LIDL

giova
giova
Reply to  Luciano
20 Giugno 2024 14:32

Non è detto. In ogni caso chiedere a delle organizzazioni no profit di affrontare un impegno così gravoso com’è quello di fare accertamenti su tutte le catene presenti mi sembra un’obiezione molto speciosa.

giova
giova
20 Giugno 2024 14:23

1) ” In Unione Europea, nel 2020, sono morte oltre 35 mila persone a causa di infezioni resistenti agli antibiotici, di cui quasi un terzo in Italia.”: questo è un dato che circola poco, ma rende bene l’idea del problema – peraltro drammaticamente vissuto dai pazienti bisognosi e dai loro curanti.
2) In un punto vendita LIDL che frequento ho spesso notato – a proposito di igiene e sicurezza alimentare – un discreto pressapochismo gestionale in merito, direttore del punto vendita compreso. A seguito di mie puntuali segnalazioni sul mancato utilizzo di guanti da parte della clientela ai reparti di frutta e verdura e dei prodotti da forno, ho ricevuto dal personale solo stupore o poco interesse. E dalla direzione centrale della catena solo mail di rassicurazioni generiche e promesse di impegno formativo. La mia richiesta di esporre dei cartelli ben visibili e in almeno due lingue è andata inevasa. Sono quasi otto mesi che segnalo questa consuetudine, di fatto tollerata nel punto vendita.
Un episodio in particolare mi è rimasto impresso: il personale intervenuto durante una discussione tra clienti sulla necessità di dotarsi di guanti nello scegliere i frutti e le verdure da comperare non ha espresso chiaramente questa regola, lasciando credere al cliente la facoltà di servirsene.

Welcome
Welcome
Reply to  giova
20 Giugno 2024 15:38

Io ho fatto presente al direttore di un negozio Lidl l’articolo di essere animali in cui si segnala la presenza di batteri patogeni nella carne di pollo beh…… Il direttore si è alterato e se n’è andato senza neanche salutare

Giovanni
Giovanni
Reply to  giova
21 Giugno 2024 11:48

Condivido la sua esperienza: dalla direzione locale e da quella centrale della lidl soltanto finta condiscendenza e false promesse a qualsiasi osservazione critica e propositiva della clientela, espliciti indicatori della inaffidabilità di questa azienda. Non acquisto dalla azienda lidl.

Elena
Elena
Reply to  Giovanni
25 Giugno 2024 21:20

In realtà Lidl sembra un’azienda seria e fa controlli presso i propri fornitori. Il problema è a monte, allevamenti sovraffolati e macellazioni poco igieniche. Però il consumatore guarda il prezzo… oggi un prodotto rispettoso del benessere e senza uso di antibiotici è ancora un prodotto di nicchia.

Welcome
Welcome
20 Giugno 2024 15:34

Ho inviato 2 giorni fa a Lidl il vs articolo e la denuncia di altre testate giornalistiche riguardo al fatto che la carne Lidl contiene batteri patogeni..il 17 giugno fra l’altro ho acquistato 3 confezioni di pollo e dopo aver letto l’articolo ho chiesto di restituirlo.Ad oggi nessuna risposta da lidl
Io non comprerò più pollo al Lidl!

Alberto Rutili
Alberto Rutili
20 Giugno 2024 19:16

I batteri sono sempre presenti, i patogeni di solito solo per un uso scorretto di antibiotici, addirittura di uso ospedaliero. Di solito con il lavaggio.e una buona cottura vengono uccisi. Utile articolo anche perché rappresta un invito comunque a meno carni e più verdure.
Per queste l’uso dei guanti potrebbe essere riservato solo a quelld categorie per cui non si ricorre al lavaggio. È noto il problema dell’inquinamento da plastica, e quel tipo di plastica viene facilmente sfaldato e, soprattutto nel comunissimo caso dell’abbandono, diventa una ulteriore causa di micro e nanoplastiche che entrano nella catena alimentare.
Brava redazione

Valeria Nardi
Reply to  Alberto Rutili
21 Giugno 2024 09:54

Gentilissimo, non so se ho capito bene, ma ci tengo a precisare che il pollo non va MAI lavato. Lavare il pollo aumenta sensibilmente il rischio di cross contamination, cioè di contaminare altri alimenti o zone della cucina come il lavello o il piano di lavoro.

Elena
Elena
Reply to  Valeria Nardi
25 Giugno 2024 21:29

Io lo lavo sempre facendo attenzione a non contaminare altri alimenti e a lavarmi accuratamente le mani e il lavello.

Valeria Nardi
Reply to  Elena
26 Giugno 2024 09:46

Gentilissima,
questo scrive la Fondazione Veronesi: Non lavate il pollo prima di cucinarlo, perchè potreste diffondere in cucina un nemico insidioso, il campylobacter. Si tratta di un batterio molto diffuso, fonte della più comune zoonosi alimentare in Europa (nel 2012 si registrano più di 214.000 casi, un numero doppio rispetto alla ben più nota salmonellosi). Il pollame è uno dei principali veicoli di infezione, il batterio è presente in un numero elevato di allevamenti e durante la macellazione la carne può venire a contatto con il contenuto dell’intestino dell’animale. Il consiglio, quindi, è di tenere il pollo crudo nei ripiani più bassi del frigo e coprirlo, non lavarlo nel lavello della cucina perchè basta la cottura a eliminare i germi, lavare con acqua calda e detersivo gli utensili e i ripiani usati (oltre alle mani, naturalmente).

giova
giova
20 Giugno 2024 20:21

Segnalo, per chi volesse approfondire il tema, la rivista medica “Il cesalpino” (n.59, p.15; qui: https://www.omceoar.it/archivio-edizioni-pdf). Verso la fine dell’articolo, si legge che secondo “… l’analisi sistematica di Murray e coll. su Lancet, a livello globale le strategie di intervento per affrontare la sfida dell’antibiotico-resistenza ricadono in cinque categorie”. Al punto 3) vi riporto la terza strategia d’intervento:
“3. Occorre ridurre l’impiego degli antibiotici negli animali allevati per la produzione di cibo.”

Claudio
Claudio
22 Giugno 2024 16:38

Ormai la produzione di carne avicola italiana è quasi completamente antibiotic free…….. forse sarebbe meglio condurre le analisi in maniera diversa e meno di parte. Per esempio pur mettendo il nome della catena interessata, non viene menzionata l’origine del prodotto.

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