Un uomo regge una fragola ammuffita presa da una confezione di fragole con muffa

Continua a far parlare di sé il progetto “Frutta e verdura nelle scuole” promosso dall’Unione Europea e realizzato dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (MASAF) in collaborazione con quello dell’Istruzione e del Merito (MIM). Questa volta il caso vede protagonista le fragole. È infatti di pochi giorni fa la notizia che intere partite di fragole sono finite nella spazzatura, in via preventiva, in alcune scuole delle province di Cremona e di Crema.

Sembra che le problematiche legate alla qualità ma soprattutto alla sicurezza alimentare non cessino nemmeno dopo i recenti episodi di intossicazione del 10 maggio, legati alla distribuzione dei pomodorini in alcuni plessi scolastici dell’Emilia Romagna, verificatisi a pochi giorni di distanza anche in alcune scuole di Friuli-Venezia Giulia, Marche e Udine.

Il caso delle fragole ammuffite

In nuovo episodio si è verificato nelle scuole primarie di Offanengo, Salvirola e Madignano della provincia di Crema, che, in quanto aderenti al progetto, hanno ricevuto le monoporzioni di fragole da distribuire a merenda. Quando il personale dedicato ha aperto le confezioni per dare le frutta ai bambini, ritrovandosi davanti un prodotto ammaccato e ammuffito, ha deciso in via preventiva di cestinarle. 

Il progetto, che ha l’obiettivo di sensibilizzare i bambini a consumare frutta e verdura, è un’ottima iniziativa, dice Romano D’Asti, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo (IC) Offanengo, come riportato ne La Provincia di Cremona. Quindi, nonostante pochi episodi di malessere legati ai pomodorini di maggio, la scuola ha deciso di continuare con il progetto, considerando che la frutta e la verdura distribuita cambia sempre. 

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Il mese scorso aveva fatto rumore il caso dell’intossicazione attribuita ai pomodorini

Inoltre, continua D’Asti, la scuola si limita a dare l’adesione al progetto, ma non conosce il fornitore e l’organizzazione che sta dietro al prodotto, e specifica che la distribuzione è slegata dal cibo servito a mensa. La stessa situazione si è verificata anche negli IC Crema tre e Crema due. Attilio Maccoppi, dirigente dell’IC Crema uno, spiega che il servizio era stato sospeso dopo gli episodi di intossicazione da pomodorini verificatesi in Emilia Romagna ma è ripreso dopo due settimane. Una riapertura finita male considerando che le fragole consegnate erano decisamente immangiabili.

Ma c’è anche chi ha deciso di cambiare direzione, come si legge ancora ne La Provincia di Cremona, Francesco Cerasola, sindaco di Credera in provincia di Crema, racconta che, per incentivare il consumo di prodotti freschi, i bambini di portano due volte la settimana un frutto da casa. Così si ha la certezza di ciò che mangiano.

I problemi di Frutta e verdura nelle scuole

Ma i progetti legati alla sensibilizzazione del consumo di frutta e verdure nelle scuole non sono nuovi a questi eventi. Ne avevamo già parlato nel lontano 2015, quando il progetto si chiamava “Frutta nelle scuole” (introdotto dal regolamento CE n.1234 del consiglio del 22 ottobre 2007 e dal regolamento CE n 288 della commissione del 7 aprile 2009). Si parlava già allora di criticità di carattere organizzativo e qualitativo: la mancanza di dialogo tra le scuole e le società di ristorazione, accompagnata dalle lamentele degli insegnanti e dei genitori proprio per la qualità dei prodotti distribuiti, fuori stagione, acerbi o al contrario troppo maturi e ammuffiti.

Non è molto d’aiuto il monitoraggio annuale di Ismea, che ha reso disponibili i dati relativi al 2022/2023. Questi ci dicono che lo scorso anno scolastico ha visto la distribuzione, nel complesso, di circa 3.500 tonnellate di prodotti ortofrutticoli, per un valore di circa 7,9 milioni di euro. Numeri interessanti, ma che non ci dicono molto sugli obiettivi raggiunti ai fini dell’educazione alimentare alla sostenibilità e a una corretta alimentazione. Forse si dovrebbero approfondire maggiormente anche i dati qualitativi.

Viene spontaneo chiedersi se si faccia una verifica dei fornitori prima di dare loro l’appalto per le scuole: episodi così vicini di contaminazione e cattiva conservazione dovrebbero essere un campanello di allarme per le prossime forniture.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos

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luigiR
luigiR
7 Giugno 2024 13:31

da qui si vede la serietà degli organizzatori…

giova
giova
8 Giugno 2024 10:34

Sconfortante, il c.d. “mondo degli adulti”, tanto osannato, pretende ma non dà. Anzi diseduca al rapporto con la salute e la natura, e mal tratta i ragazzi. Spero solo che i dirigenti scolastici siano stati così tempestivi da bloccare la merce.

MARIA RITA
MARIA RITA
8 Giugno 2024 11:06

Mangiare insalata fresca è la soluzione ideale. Io la conservo avvolta in carta assorbente da cucina e in una busta. Prima di usarla se è ammosciata, mettela a mollo è un vegetale, l’acqua compirà il miracolo. q evviva l’insalata COME LA FACEVA LA NONNA.. taglio tolgo le foglie rovinate e me la gusto.

luigiR
luigiR
Reply to  MARIA RITA
10 Giugno 2024 14:16

io suggerirei, invece, di mangiarla “ammosciata”, perché, se si mette in ammollo, comincerà a disperdere i suoi contenuti nell’acqua (infatti, il liquido comincerà a prendere il colore delle foglie).

Juan
Juan
8 Giugno 2024 11:32

“la qualità dei prodotti distribuiti, fuori stagione, acerbi o al contrario troppo maturi e ammuffiti.”
Questo è il modo migliore per far sì che i bambini evitino frutta e verdura per il resto della loro vita.

Gerardo
Gerardo
8 Giugno 2024 19:18

La mia opinione è questa: all’interno di ogni struttura scolastica dovrebbe esserci una figura che alla consegna del/dei prodotti dovrebbe verificarne la qualità; intesa come controllo delle caratteristiche organolettiche, e, se il prodotto non risponde a certi requisiti,restituirlo all’autista che lo ha consegnato. Ho lavorato per 30 anni nel settore dell’industria alimentare e conosco questo problema. Spesso i fornitori se ne approfittano perchè nel luogo di consegna non esiste un responsabile.

Arturo Casieri
Arturo Casieri
9 Giugno 2024 16:19

Perché le scuole non si adoperano per creare orti sociali da cui prelevare frutta e verdura secondo necessità. Inoltre potrebbero educare i bambini alla loro coltivazione.

Andrea Ricci
Andrea Ricci
Reply to  Arturo Casieri
10 Giugno 2024 09:25

questa e’ la piu’ bella idea che ho sentito!

luigiR
luigiR
Reply to  Arturo Casieri
10 Giugno 2024 14:11

sarebbe un’ottima iniziativa se tutte le scuole avessero un po’ di terra da coltivare.