Abbiamo ricevuto una lettera in redazione da parte di un lettore che focalizza l’attenzione sul progetto “Frutta nelle scuole” e i suoi problemi.
La lettera
Vi chiedo gentilmente di tornare sul progetto Frutta nelle scuole e di indagare (o chiedere ai genitori ai comitati genitori ai Dirigenti) di vedere che tipo di frutta viene somministrata. Ieri in veneto è toccato il caco mela, ma era immangiabile. Martedì molti mandaranci erano da buttare. La scorsa settimana hanno somministrato uva spagnola con la muffa.
Damiano, Vicenza
Frutta nelle scuole
Il programma Frutta nelle scuole, è un progetto introdotto dal regolamento (CE) n.1234 del consiglio del 22 ottobre 2007 e dal regolamento (CE) n 288 della commissione del 7 aprile 2009, finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdure da parte dei bambini. Tra gli strumenti impiegati, oltre alla distribuzione di prodotti ortofrutticoli e nell’informazione rivolta a genitori e insegnanti, sono previste visite a fattorie didattiche, creazione di orti scolastici, sistemi multi lingue per la promozione del territorio e dei suoi prodotti e materiale vario.
Fino ad oggi ha coinvolto decine di migliaia di studenti con risultati deludenti e un enorme sperpero di denaro pubblico, soprattutto se si considera che il servizio di ristorazione da sempre presente nelle scuole ha una fondamentale valenza educativa identica all’obiettivo della campagna.
Il progetto è diventato noto nel 2012 in seguito alla notizia apparsa su tutti i media per una serie di appalti truccati relativi a gare indette dal Ministero delle politiche agricole scoperti dalla Guardia di finanza. Nel corso dell’indagine sono finite in carcere 11 persone tra dirigenti del dicastero e delle aziende private.
Ma le vere criticità del sistema sono di carattere organizzativo e qualitativo. Né l’amministrazione comunale né la società di ristorazione sono a conoscenza dell’adesione delle singole scuole al progetto, determinando situazioni paradossali. Inoltre a differenza della frutta distribuita dal servizio di ristorazione, normalmente trasportata in ceste, i frutti del progetto sono confezionati singolarmente e producono una grossa quantità di rifiuti! Infine sono stati molti i casi in cui maestri e genitori si sono lamentati per la qualità discutibile dei prodotti distribuiti: acerbi, troppo maturi, fuori stagione (e quindi di provenienza estera) o addirittura ammuffiti (leggi articolo).
Invitiamo i lettori a segnalarci episodi come quelli descritti, anomalie e di inviarci le foto
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Una considerazione “filosofica”. La frutta “perfetta” molto spesso è frutta “trattata”. La frutta davvero biologica ovvero non sottoposta a conservanti, lucidanti e prodotti chimici vari, ovvero raccolta matura e non stoccata per settimane in celle frigorifere è delicatissima. Bastano 3-4 giorni dalla raccolta perché inizi a deteriorarsi.
Già di per sé sono frutti “non bellissimi” spesso un po’ ammaccati o con punti di iniziale deterioramento ma, soprattutto, si conserva pochissimo.
In un contesto da mensa (scolastica o meno) ovvero in cui la spesa non è quotidiana, paradossalmente trovare della frutta non perfetta, che inizia ad ammuffire (qualche acino, ovviamente) o che ha qualche punto “brutto”, potrebbe essere “meglio” di avere dei frutti “bellissimi” e intonsi in quanto trattati.
E’ come trovare qualche insetto nell’insalata: “forse” l’hanno lavata male ma è segno che quell’insetto non è morto per la presenza di pesticidi 🙂
Solo un commento, il costo appalto mensa scolastica si aggira nella media a € 3,40 a pasto con gare aggiudicate anche a 2,70 a pasto, ma credete veramente di mangiare qualità con multinazionali che ormai nella loro ragione sociale indicano “società di servizi” ? Dico società che fanno tutto tranne la qualità.
O siete degli ingenui oppure siete conniventi con questa situazione, pretendere primo secondo contorno pane frutta acqua e “servizi” a questi costi c’è solo da vergognarsi.
Poi ci sono i progetti frutta che sono fumo negli occhi per i genitori e ritorni di immagine per politici. Ridicoli.
Per i miei figli spendo 5,60 e a pasto e la maggior parte degli alimenti non è biologico.
Ma un bambino non mangia come un adulto, per cui 3,40e credo siano sufficiente, se poi consideriamo che i prodotti vengono aquistati all’ingrosso il prezzo si riduce.
Siamo in provincia di Belluno, il cacomela distribuito era buonissimo! !!
Concordo con il commento qui sopra di Maurizio.
Che dire,il comune di Perugia ha quattordici Nidi e tre Scuole d’infanzia dove è in vigore un menù prodotto da”qualcuno” dell’ASL e lo dico polemicamente perché non è facile risalire alla persona che l’ha stilato.Non c’è nessuna traccia di linee guida per combattere l’obesità infantile,per esempio,non ci sono linee comuni tra mense delle scuole d’infanzia e mense dei nidi.E’ difficilissimo far transitare buone pratiche alimentari perché il personale non è,secondo me,ben formato.Il problema è abbandonato dove non ci sono più le mense interne e il tutto è affidato a societa di Catering,in molte scuole presenti nel territorio(quindi anche statali)viene usato “l’usa e getta”di plastica;fare campagne di sensibilizzazione non produce che frustrazione in chi le conduce e per la verità ci si provano in pochi,invece questo tipo di conoscenze,oltre a migliorare la qualità, portebbe a risparmiare un bel pò di quattrini.Io mi sento,come insegnante,responsabile e pertanto cerco, nel mio piccolo, di divulgare un modo di alimentarsi il migliore possibile ma,ripeto,è un battaglia molto difficile da condurre da soli……
sono una di quei “qualcuno” che ha stilato i menù per il SIAN della ASL di una provincia del sud, i nostri menù sono firmati, datati, accompagnati da tabelle merceologiche, inviati a tutti i Comuni della provincia con lettere rispettivamente per il Sindaco, la ditta di Ristorazione, le famiglie.
Ho incontrato insegnanti che nel giorno di distribuzione della frutta raccomandano ai loro alunni di non portare altra merenda e di consumare la frutta in classe a ricreazioneed insegnanti che si limitano a far mettere la frutta nello zainetto.
Incontriamo, quando ce lo permettono, genitori, insegnanti, rappresentanti delle Commissioni Mensa e bambini, fatichiamo a far accettare il pesce, i legumi e la verdura, ma qualche risultato lo stiamo ottenendo.
Mio figlio va a scuola in provincia di Ancona e la frutta la danno all’uscita da scuola….ogni volta l’assaggio e puntualmente la buttiamo nel primo cestino dell’immondizia perché o sa di muffa o è aspra o sa proprio di medicina…all’apertura della confezione… e all’assaggio! !!
….l’iniziativa sarebbe ammirevole…..ma c’è qualcosa che non va!!!!
MANGIARE LA FRUTTA MARCIA E AMMUFFITA? BIOLOGICA? NO ! E’ successo anche da noi in provincia di Lecce.
sono della provincia di como.
i miei bimbi hanno detto che il caco mela era buonissimo (che non mi sembra un frutto prettamente invernale!) ma le clementine distribuite circa 2 settimane fa erano per metà marce o immangiabili.
come progetto mi sembra lodevole ma credo che se venisse distribuita frutta a km zero o almeno acquistata in realtà del luogo sarebbe mille volte meglio!!!!
Achtung.
Da che parte è scritto che si tratta di frutta biologica?
Non tirate a forza il biologico in questione che non lo riguardano, per favore.
Com’è facilmente verificabile anche dal sito http://www.fruttanellescuole.gov.it, il focus dell’iniziativa non è sul biologico, ma sull’ “incentivare il consumo di frutta e verdura tra i bambini che frequentano la scuola primaria, promuovendo la conoscenza e la disponibilità al consumo dei prodotti ortofrutticoli del consumatore di domani”.
Provincia di Reggio Emilia.
La scuola elementare di mia figlia ha votato “no” al reiterarsi del progetto “Frutta nelle scuole” perché la frutta distribuita, acerba, bacata, scadente, aveva ottenuto nell’anno precedente l’effetto contrario: i bambini manifestavano un’evidente avversità! A livello di Istituto abbiamo approvato un progetto interno, che abbiamo chiamato “FruttiAmo”: è stato scelto un giorno a settimana in cui alle famiglie è stato chiesto di dare come merenda ai bambini un frutto o una verdura, a scelta. E’ stato un successo!
Questa mi pare proprio una iniziativa lodevole ed educativa.
Complimenti.
Stefano
Buongiorno, nella scuola elementare di mia figlia (Viterbo) il progetto Frutta nella scuola è abbastanza sporadico e il più delle volte la frutta effettivamente, non era invogliante o comunque gustosa.
Invece, mi sembra verso gennaio 2013, sempre all’interno del medesimo progetto educativo, è venuta una promoter con in dotazione uno spremiagrumi e verso le 10 ha cominciato a spremere arance servendo ai bambini una spremuta fresca; questa iniziativa è stata molto apprezzata in quanto di più facile consumo.
Sarebbe da ripetere.
Per quanto riguarda il consumo della frutta durante l’intervallo concordo con quanto detto da Monica. Da noi già dalla scuola maternaè stato previsto che il martedì e venerdì la colazione doveva consistere in frutta o suoi derivati (frutta o purea) in modo uniforme per tutte le classi di tutta la scuola alternando così con la pizza (lunedì), pane e olio (Mercoledì, preparato dalle bidelle) e panino o cracker (giovedì).
Quando tutti i bimbi hanno la stessa tipologia di merenda è più facile che consumino la frutta.
Nella scuola di mio figlio sono stati distribuiti dei clementi i che erano a detta di mio figlio squisiti; il fatto che in qualche scuola si sia riscontrato un qualche clementino marcio mi preoccupa meno di eventuali fitofarmaci che non si vedono e possono nuocere maggiormente.
Buongiorno,
mia figlia frequenta la scuola primaria Baracca di Firenze e anche da noi il progetto frutta non va molto bene. Alcune volte la frutta è buona ma altre volte o è troppo matura o è troppo acerba. Quando hanno dato il kiwi lei lo ha portato a casa ed io l’ho buttato via tanto era maturo….
Questo progetto avvantaggia solo le aziende che vengono pagate profumatamente dal Ministero per sbolognare scarti di frutta alle scuole.
E non oso pensare al giro di Mafia capitale che sarà inevitabilmente dietro ad un appalto del genere.
Salve, nel 2010 ho collaborato con AGEA, l’ente che ha erogato i fondi per il progetto “Frutta nelle Scuole”.io ero addetto ai controlli sul prodotto e sull’organizzazione con sopralluoghi a campione su varie scuole di Napoli e provincia. Devo dire che finchè c’erano tecnici come noi che facevano il report delle criticità sul progetto le cose sono andate bene. Ma poi non sono stato piu chiamato, per cui credo che tale controllo non è stato piu fatto.Peccato, perchè i vari passaggi della frutta dalla cooperativa fornitrice della frutta, alla ditta di trasporto nelle scuole agli operai addetti alla distribuzione , necessitavano di supervisione al fine della buona riuscita del progetto. Qualcuno ha voluto risparmiare su quest’aspetto.
Buongiorno, la scuola di mia figlia a Milano ha aderito a Frutta nelle Scuole l’anno scorso: veniva distribuita sia la frutta sfusa che la macedonia nei sacchetti. Su questi ultimi ero un po’ titubante, invece la frutta era ottima, fresca e croccante.
Ciao, nella scuola di mio figlio in provincia di Udine, il progetto ” frutta nelle scuole” prevede che siano le famiglie, tre volte la settimana, a dare ai propri figli una merenda a base di frutta o verdura a piacere, seguendo anche quelle che sono le inclinazioni di gusto dei propri ragazzi. Gli altri giorni è invece la scuola che provvede con yogurth o pane alla zucca o con uvetta. Fatto così a mio avviso funziona bene, anche se non tutte le famiglie aderiscono. A questo proposito ritengo che, invece di portare i bambini in visita ai mercati generali piuttosto che alle fattorie didattiche ecc…, siano le famiglie a dover essere maggiormente stimolate a proporre frutta o verdura come merenda piuttosto che le solite merendine.
Salve, ho due figli che frequentano le scuole a Viareggio. Trovo che qualità della frutta distribuita fosse meglio qualche anno fa, poi è veramente scaduta e concordo con i commenti sui clementini e il caco mela immangiabili di pochi giorni fa. Fra l’altro la frutta non arriva mai prima dell’intervallo così noi genitori dobbiamo dare comunque la merenda con il risultato che i bambini o mangiano il doppio o non mangiano affatto la frutta…
Per non parlare poi delle susine a dicembre di due anni fa o delle fragole a marzo.
Abito a Treviso.
Anche la scuola di mio figlio adersice a Frutta nelle scuole, già da qualche anno, ma penso che questo sarà l’ultimo. Già gli scorsi anni arrivavano pere e kiwi talmente duri che poi venivano lasciati a maturare in classe per settimane… Settimana scorsa le clementine erano tutte marce, l’uva con la muffa, la pera…ce l’ho qui a casa davanti a me, se mi cade per terra probabilmente si rompe il pavimento.
Non parlo di frutta bruttina a vedersi ma comunque buona. Spesso è frutta immangiabile (l’ho vista di persona e lo confermano le insegnanti).
Oltre al fatto che con quei sacchettini di plastica si crea una montagna di rifiuti. Meglio promuovere progetti locali, come ad esempio qualche accordo con il fruttivendolo del quartiere o aziende agricole locali.
sono la bidella di una scuola primaria della provincia di Cremona. Mi occupo personalmente per il terzo anno consecutivo della distribuzione della frutta di cui al progetto “frutta nelle scuole”. Il progetto potrebbe funzionare se l’educazione alimentare partisse dalle famiglie, ma così non è. Quello che vedo tutti i giorni? bambini che prima si rimpinzano di brioscine all’olio di palma, focacce bisunte, patatine fritte e poi, solo poi, si avvicinano al banchetto della frutta dove io e la collega prepariamo la frutta tagliata e sbucciata per renderla più allettante. Se così non fosse, la maggior parte della frutta finirebbe nel cestino e il progetto perderebbe qualsiasi scopo educativo, anzi produrrebbe l’effetto contrario: è quello che avviene nella maggior parte delle scuole. Offriamo la frutta tutti i giorni proprio per evitare sprechi. Dal prossimo anno comunque non aderiremo più al progetto perchè informandomi ho saputo di giri d’affari per nulla trasparenti alimentati da uno spreco di risorse economiche che potrebbero essere utilizzate in altro modo per aiutare le scuole che sono ormai a rischio di collasso. Sono solo una bidella, è vero, ma ho intenzione di aprire gli occhi agli insegnanti e alla dirigente per porre fine a questa vergogna tipicamente italiana.
questo progetto è stato applicato anche a Padova. Mia figlia che adora la frutta ogni venerdì non portava mai la merenda da casa perchè diceva testualmente “a scuola portano la frutta”, e ho visto con i miei occhi ragazzine che facevano anche due giri per prendere dei mandarini. Il piccolo non ama la frutta per nulla invece e non la prendeva mai; per cui penso che ci sia anche della soggettività; peraltro la frutta è smpre stata buona, a volte il piccolo tornava con della frutta nello zaino; in questo caso i sacchetti mi sembrano necessari, per evitare spatasciamenti di banane sui libri (provato personalmente).
alle elementari invece la frutta veniva distribuita a pranzo e a volte anche a merenda, ma a volte non con poche difficoltà, in quanto a merenda erano le maestre a dover tagliare e sbucciare mele e arance per tutti.
penso comunque che sia una attività lodevole, soprattutto alle medie, come già detto.
LIVORNO
SCUOLE C.BINI E D’AZEGLIO
nelle ultime settimane sono state distribuite porzioni di frutta “bio”, che proviene dalla Spagna. Contenitori di plastica, frutta scadente e ammuffita.
Spesso la frutta NON VIENE CONSUMATA A SCUOLA, ma viene consegnata a i bambini che la mettono nello zaino…………….
A che cosa serve, oltre che a ingrassare le tasche di qualcuno? qualcuno ce lo può spiegare?
Alessandra