27_ArchitectureVision_WarkaWater_Etiopia
Source: Fondazione Maxxi

In tutto il mondo, oltre 750 milioni di persone non hanno accesso ad acqua sicura, e ogni giorno 1.400 bambini di età inferiore ai cinque anni muoiono a causa di malattie legate alla qualità dell’acqua. Il progetto italiano Warka Water, realizzato dal designer Arturo Vittori, cerca di porre rimedio a questo problema, per ora solo in Etiopia, grazie a quelle che sono state battezzate Torri d’Acqua. Si tratta di strutture alte circa dieci metri, che pesano solo 60 chili e sono in in grado di raccogliere la rugiada che si forma di notte, producendo fino a 90 litri di acqua al giorno, raccogliendo vapore acqueo atmosferico. Costa poco (circa 550 dollari) ed è semplice da assemblare (quattro uomini lo montano in circa 10 giorni).

Warka Water si basa su un semplice principio naturale (la condensazione dell’aria che produce acqua, possibile sfruttando l’escursione termica giorno/notte, in Africa molto accentuata) ed è fatto con  materiali ecologici e facilmente reperibili (giunchi e nylon). Oltre ad essere un pregio però, questa alta accessibilità costituisce un ostacolo, dal momento che non sembrano esserci possibilità di lucro: questo scoraggia possibili investitori (servono circa 150.000 dollari per trasformare il progetto da prototipo a progetto vero). La soluzione, per ora  è stata affidarsi alla rete, tramite il crowdfunding. Ogni pilastro è composto da due sezioni: un esoscheletro semi-rigido costruito legando gambi di Juncus o bambù insieme e una rete di plastica interna in fibre di nylon e di polipropilene. Goccioline sotto forma di rugiada condensano e seguono la maglia raccogliendosi poi in un bacino alla base della struttura.

Warka Tree
Warka Tree

Una soluzione più ovvia per combattere la carenza d’acqua in queste zone, sarebbe quella di costruire un  un pozzo, ma la perforazione in altipiani rocciosi come quelli etiopi è molto costosa. Anche quando un pozzo è scavato, mantenere attive le  pompe e garantire un collegamento elettrico affidabile rende questo sistema sconveniente.
Il nuovo progetto è ispirato allo Warka, un albero di fichi del posto, utilizzato come spazio di ritrovo della comunità. Dopo le prime fasi di test a Bomarzo, nel Lazio, la prima Warka Water è stata ora installata in un villaggio in Etiopia per fornire acqua ai suoi abitanti. Vittori spera di avere due WarkaTowers erette in Etiopia nel 2015 e sta cercando finanziatori per costruire queste strutture in diverse parti della regione.

 

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foto: http://www.revolve-water.com/warka-water-italian-project-ethiopia/ e Architecture and Vision

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Gianfranco Caoduro
28 Giugno 2015 10:02

L’idea mi sembra ottima! L’unica cosa che mi lascia perplesso è il materiale: nylon e propilene. A temperature molto elevate, come quelle che normalmente si raggungono nei paesi tropicali e subtropicali, questi materiali potrebbero rilasciare molecole nell’acqua. L’ideale sarebbe il vetro, ma date le dimensioni della struttura è improponibile… ma forse la tecnologia si potrebbe impegnare per trovare polimeri che se rilasciano, rilasciano almeno sostanze degradabili in natura e nell’apparato digerente umano (penso alle bioplastiche…)

daniela martino
daniela martino
28 Giugno 2015 10:08

90 litri max/giorno, nemmeno 4 taniche per migliaia di persone? Bambù? Dalla Cina? In Etiopia il bambù cinese? E sai quanto ci mettono a dargli fuoco gli etiopi che sono tra i popoli più bellicosi della Terra? Non sarebbe meglio che quegli altipiani si spopolassero visto che non sono adatti a sostenere la vita umana?

Riccardo
Riccardo
7 Luglio 2015 10:03

Un prototipo come tale nasce per essere modificato e migliorato;
meglio 90 litri d’acqua che niente…