La vitamina D è stata e continua a essere uno dei grandi protagonisti della lotta contro il Covid-19. E il motivo è chiaro: il suo ruolo nell’assicurare un corretto ed efficiente funzionamento del sistema immunitario e la grande disponibilità di integratori e alimenti addizionati, l’ha resa, fino dalle prime settimane della pandemia, un candidato ideale per terapie preventive, in uno scenario di totale assenza di farmaci. In molti Paesi sono stati lanciati studi clinici, motivati anche dal fatto che spesso, nei pazienti più anziani e più fragili, con un elevato rischio di morte in caso di infezione da Sars-CoV-2, si riscontravano livelli particolarmente bassi. Tuttavia non si è mai dimostrato un nesso di causa-effetto, né si è potuto stabilire se queste persone avessero una carenza prima di ammalarsi, o se sia stata provocata dall’infezione.
Finora, però, nessuno studio ha dimostrato che il consumo di integratori, in condizioni normali, possa avere qualche effetto. E poiché può essere all’origine di pericolosi sovradosaggi, la maggior parte delle autorità sanitarie di diversi Paesi non ha raccomandato l’assunzione di vitamina D o comunque un comportamento diverso da quello consigliato prima del Covid-19 (in alcuni paesi del Nord Europa, data la scarsa esposizione al sole, era già consigliato un piccolo apporto quotidiano).
Ora si esprime sulla questione anche l’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio, il BfR, con un documento che riassume le conoscenze acquisite, e formula quindi consigli motivati. La distinzione fondamentale, spiegano i ricercatori tedeschi, è tra chi non ha una carenza, e chi ce l’ha. Nel primo caso, infatti, non c’è alcuna giustificazione scientifica per assumere un integratore, perché non è mai stato dimostrato che serva a qualcosa. Al contrario, ci si può esporre a rischi anche gravi di sovradosaggio, con complicanze renali e di altro tipo, ed è quindi sempre necessario chiedere consiglio al proprio medico.
Se, in assenza di una carenza accertata, proprio si vuole ricorrere a un integratore, la dose entro la quale restare è 20 microgrammi al giorno (800 unità internazionali), valore ottimale anche, per esempio, per chi risiede in una residenza per anziani e non può esporsi all’aria aperta ogni giorno (pratica che assicura fino al 90% del fabbisogno giornaliero).
Se invece il livello ematico di vitamina D è insufficiente – come accade in inverno oppure in chi è avanti con gli anni, ha la pelle scura, o per motivi culturali, religiosi o di condizioni fisiche non espone il proprio corpo alla luce del sole – è opportuno assumere, con l’aiuto di un medico che definisca i giusti dosaggi, un integratore, in modo da riequilibrare i valori. Soprattutto qualora non si riesca a ottenere lo stesso risultato con una dieta molto ricca di pesce.
L’Efsa, in merito, si è espressa definendo i limiti massimi derivanti dalla somma di integratori e alimenti ai quali è stata aggiunta vitamina D: 100 microgrammi al giorno per gli adulti e i ragazzi dagli 11 anni in su, 50 per i bambini con meno di 11 anni. Ma non è affatto facile calcolare la somma. Anche per questo, se non c’è una necessità conclamata, è meglio evitare gli integratori. I quali, tra l’altro, alimentano il mercato delle acquacolture per rispondere a esigenze dettate dal marketing, più che dalla salute.
Chiara, comunque, la conclusione del rapporto: gli integratori alimentari non hanno lo scopo di trattare, guarire e neppure attenuare i sintomi di una malattia. Non sono medicinali, ma sono alimenti che possono costituire un’integrazione rispetto alla dieta normale. I supplementi devono essere sicuri e non costituire alcun tipo di pericolo per la salute.
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Giornalista scientifica
al momento vi sono però dei pareri contrastanti perchè altri studi sostengono l’utilità della D in prevenzione e in terapia, uno anche dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e l’Ospedale Sant’Andrea di Roma: https://www.greenme.it/covid-19/covid-carenza-vitamina-d-peggioramento-sintomi-studio/
Un altro studio indiano: https://www.greenme.it/integratori/vitamina-d-riduce-markers-covid/
Sono solo esempi di studi che concludono diversamente, ma ve ne sono molti altri.
Una cosa sembra certa: essendo liposolubile va attentamente dosata.
Chi pensava che la pandemia da Covid 19 con le sue mutevoli varianti sarebbe finita tra poco causa vaccini si è sbagliato alla grande . La pandemia durerà ancora 2 anni.
Poi finirà.Nel frattempo non siate superficiali e non abbassate la guardia . Continuate quindi a portate le mascherine quando intorno a voi c è troppa gente… È un consiglio…!!!
Come fai ad essere così sicura che la pandemia durerà altri 2 anni!?…
Voglio dire, metti in dubbio pareri di persone che di mestiere ne sanno più di te e tu sputi sentenze così a caso o meglio ancora tiri ad indovinare!?
Voi fidatevi pure dei tedeschi, io ascolto l’ISS che dice questo: ““L’effetto della carenza di VitD nella progressione del COVID-19 o nella gravità della malattia è ancora da valutare. I nostri dati sottolineano una relazione tra i livelli plasmatici di VitD e diversi marcatori di malattia. Al momento è difficile sostenere se l’integrazione di VitD possa svolgere un ruolo nel combattere la gravità della malattia e ridurre la sua mortalità, ma può essere una raccomandazione utile e sicura per quasi tutti i pazienti”
Oppure il Glucocorticoid Induced Osteoporosis Skeletal Endocrinology Group (Gioseg) che dice questo:
• gli over 80 assumano (inizino o continuino) supplementi di VitD a prescindere dal loro livello circolante di VitD;
Interessante comunque questa cosa… Si consiglia di non prendere la vitamina D salvo carenza accertata, ma mica si dice alla popolazione di controllare tale carenza.
Un bel modo di prendersi cura della salute delle persone.
È il solito discorso sugli integratori. Con una dieta equilibrata (e qui si dimostra ancor più la validità della dieta mediterranea) e in assenza di patologie, gli integratori non servono, se non a rimpinguare le casse delle case produttrici. Diverso il discorso se ci sono patologie in corso. Ma allora è meglio affidarsi alla medicina, individuare le carenze, e in attesa di eliminarne le cause, assumere sotto controllo le quantità necessarie, perché l’esagerare può diventare pericoloso. Il medico vi prescriverà l’integratore necessario, ma soprattutto specifico senza la presenza di altre sostanze (inutili, al momento, o dannose, in certi casi), nella quantità necessaria. Ed è perfino mutuabile!
Signor Matteo.. Innanzitutto la inviterei a calmarsi un po’..La sento nervoso.. Si prenda una camomilla!!! Io non sputo sentenze.. Io so che è così…!!! Dia tempo al tempo..