Il vino pregiato Chardonnay, rosé, pinot grigio e pinot nero si veste di metallo. Sono questi quattro, per il momento, i vini lanciati dal produttore californiano Bogle Family Wine Collection, nella linea denominata Element[AL], in cui la “Al” tra parentesi quadre richiama il simbolo chimico dell’alluminio. Una scommessa raccontata dal sito Food Navigator, frutto di studi durati tre anni, finalizzati a creare un nuovo packaging. L’idea era infatti arrivare a bottiglie più sostenibili rispetto a quelle in vetro, e capaci di attirare – nelle intenzioni dell’azienda – una clientela giovane, sensibile all’impatto ambientale di ciò che compra, e tentata dall’aspetto accattivante, oltre che da alcuni vantaggi come la notevole diminuzione di peso.
Le caratteristiche delle bottiglie di alluminio
Si voleva creare qualcosa di realmente innovativo, e non una copia delle bottiglie classiche. Per questo, le nuove sono un po’ più corte e più snelle di quelle in vetro, e soprattutto sono molto più leggere: pesano 90 grammi, contro i 500 medi di una bottiglia in vetro da 750 ml. Ciò consente un trasporto più agevole dal negozio a casa, e anche la possibilità si stiparne di più, quando lo spazio è limitato. Inoltre, hanno un tappo che si svita, e un’etichettatura che è tutt’uno con la bottiglia, essendo stampata (a colori su fondo bianco) a 360° su di essa.
Dal punto di vista dell’effetto dell’alluminio sul vino, per ora non ci sono dati sul lungo periodo, ma sul breve non sembrano esserci variazioni significative rispetto al vetro: test in cieco su volontari hanno mostrato che non si percepisce alcuna differenza. Inoltre, i quattro vini sono pensati per un consumo immediato, cioè entro un anno dall’imbottigliamento, una modalità di consumo che è anche, di gran lunga, quella più diffusa. In seguito si valuterà se queste bottiglie possono andare bene anche per vini che devono essere conservati.
Le difficoltà e i vantaggi
Non è stato facile modificare l’imbottigliamento, e lo stesso vale per gli imballaggi e le spedizioni, diverse rispetto a quelle abituali. Tuttavia, una volta risolte le questioni tecniche, i vantaggi sono apparsi evidenti: in un camion di medie dimensioni, è possibile stivare il 43% di bottiglie in più, con un peso che è inferiore del 3% rispetto a quando lo stesso volume è occupato da (meno) bottiglie in vetro. Lo stesso accade se il vino è spedito via nave.
Un altro indubbio beneficio riguarda il riciclo della materia prima, che avviene consumando solo il 5% dell’energia impiegata per produrre la bottiglia la prima volta. Quest’ultimo è un aspetto molto importante, perché il vetro, a sua volta riciclabile all’infinito, è tuttavia un materiale altamente energivoro, sia durante la prima sintesi che durante quelle legate al successivo il riutilizzo. Secondo alcune stime è la prima fonte di emissioni associate alla filiera, ed è responsabile dei due terzi delle stesse. Per questo, a parità di possibilità di riciclo, una bottiglia in alluminio potrebbe avere un impatto ambientale decisamente migliore rispetto a una di vetro. Inoltre, in moltissimi i paesi esistono già sistemi di raccolta e riciclo dell’alluminio, e non sarebbe quindi necessario creare nuove filiere.
Il gradimento del vino dai clienti
Il lancio sul mercato è appena stato annunciato e avviato, quindi non esistono dati su consumatori reali. Tuttavia, i focus group condotti dall’azienda a Chicago e Los Angeles hanno fornito alcune indicazioni interessanti. Inizialmente c’è infatti una certa diffidenza, quando si propone vino in bottiglie di alluminio in via teorica. Ma quando si mostrano quelle reali, e si spiegano i vantaggi principali, si nota subito una grande apertura e curiosità, soprattutto tra i giovani.
La speranza è quindi che lo stesso accada una volta che l’azienda (una delle più grandi della California, con duemila acri di terreno e 2,7 milioni di casse di vino prodotte ogni anno) avrà lanciato i suoi nuovi vini. Da anni, del resto, è in atto una lenta ma costante crescita del vino in lattina, sempre di alluminio. Secondo alcune stime, nel 2028 questo mercato, che per il momento è molto piccolo, potrebbe valere 371 milioni di dollari a livello globale, con una crescita del 13% rispetto al 2021.
Oggi il costo è un po’ più alto rispetto al vetro, attorno ai 17 dollari a bottiglia per i quattro vini, ma si tratta, come sempre, di una questione di scala.
Il lancio sia a livello nazionale statunitense che internazionale dovrebbe essere completato entro il 2024.
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Giornalista scientifica
Queste bottiglie hanno un rivestimento interno?
E come è valutata l’impossibilità di vedere il contenuto?
Penso sia una valida alternativa ai vini in Tetra Pak, anche per l’impiego anche con i frizzanti.
Sicuramente più ecologiche le bottiglie in alluminio, totalmente e facilmente riciclabili senza scarti in plastica e strutture composite da separare come quelle del Tetra Pak.
Praticamente delle lattine col collo ed il tappo a vite…
Buona idea che diventerà diffusa ed utile, mentre per i vini pregiati a lunga vita il vetro resta e resterà la migliore soluzione.
Mi sembra di capire che gli studi sulle bottiglie di alluminio, durati 3 anni, potrebbero non aver trovato problemi di incompatibilità col vino. io ci andrei comunque cauto, dato che l’alluminio, se per caso dovesse rilasciare molecole nel prodotto da consumare, porterebbe ad un suo accumulo nell’organismo umano, in particolare nel sistema nervoso, che non farebbe stare tranquilli.
Ci dovremmo preoccupare e ci saremmo dovuti preoccupare maggiormente delle lattine in uso da decenni per tutte le bevande, come la birra ed anche piuttosto acide ed aggressive come la cola, di consumo frequente e continuativo soprattutto nei giovani.
Poi anche il rilascio di microresidui delle plastiche nelle acque minerali e tutte le bevande nelle innumerevoli confezioni in uso, Tetra Pak incluse, siano un toccasana, ma è questione di residui minimi controllati e tollerati dal nostro organismo a fare la differenza e limitare i danni…. almeno spero e mi auguro.