Se la verdura viene presentata con un nome accattivante e goloso il consumo aumenta. Uno studio della Stanford University, negli Stati Uniti, ha dimostrato che l’etichettatura dei vegetali può modificare la scelta dei consumatori. La sorpresa sta nel fatto che le persone prediligono gli ortaggi quando vengono presentati con informazioni focalizzate su aspetti emozionali, invitanti che puntano sul gusto, piuttosto che richiamare i benefici salutistici.
Lo studio è stato condotto nell’autunno 2016 in una caffetteria universitaria che a pranzo serve circa 600 commensali tra studenti e personale. Ogni giorno, una verdura è stata etichettata in base a uno dei quattro modi previsti: base, salutista restrittivo, salutista positivo, o invitante (la tipologia solitamente più diffusa per descrivere alimenti ricchi di grassi, zuccheri o sale). Mentre non sono state apportate modifiche al modo in cui venivano preparate o servite.
I commensali potevano trovare sul cartellino a fianco della teglia l’indicazione “Carote”, oppure “Carote con salsa al limone senza zucchero”, “Scelta intelligente, vitamina C, carote al limone” e infine l’opzione invitante “Carote glassate al limone”. I ricercatori hanno ripetuto l’esperimento per diversi alimenti: barbabietole, mais, fagiolini, patate dolci, zucche, carote, zucchine, cavolo cinese e funghi. Dopo sei settimane di test è emerso che grazie all’etichettatura “invitante” c’è stato un aumento significativo, circa il 25% in più, sia delle persone che decidono di mangiare verdure, sia per quanto riguarda la porzione.
“Questi risultati – concludono i ricercatori – sfidano le soluzioni esistenti che mirano a promuovere il cibo sano, evidenziando proprietà o benefici per la salute e ampliano le ricerche precedenti, che ad esempio utilizzavano altre strategie di etichettatura creativa, come l’uso di personaggi supereroi, per promuovere il consumo di verdure nei bambini”. Insomma per incentivare il consumo di vegetali non è necessario spiegare quanto siano salutari, ma è più utile presentarli come qualcosa di gustoso e invitante.
Modificare le tecniche di comunicazione, tra cui anche l’etichettatura, potrebbe rappresentare un’efficace e innovativa strategia per aumentare il consumo di verdure negli adulti.
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Beh, sarebbe un pò come se uno presentasse un cartello con scritto “acqua e verdure” e l’altro con “minestrone”: io d’impulso sceglierei il secondo anche se in realtà si tratta della stessa cosa. 🙂
Insomma si scopre che la gente è attratta da un nome promettente.. ma serviva davvero uno studio?
Comunque non so quanti produttori vorranno usare il trucco del nome per invitare gli acquirenti a mangiare il suo prodotto sano: perchè impegnarsi ad usare ingredienti buoni quando basta un nome accattivante per rifilare una sòla fatta di coloranti e glutammato a basso costo?
Magari una via di mezzo per un’azienda che tiene davvero a vendere prodotti salutari potrebbe usare un nome di richiamo e sul retro della confezione elencare le proprietà ed i benefici alla salute apportati dal suo prodotto.
In questo modo venderebbe sia al consumatore d’impulso che a quello attento alla propria salute.
la bibliografia? dove è pubblicato lo studio?
Lo studio è quello che trova cliccando sulla parola “studio”, linkata, nella seconda riga. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28604924