Depositphotos_819617570_XL IA olio extravergine di oliva

Tutti sono soddisfatti per la decisione dell’Ue di mettere sull’etichetta l’origine dell’olio extravergine di oliva, anche se in realtà si tratta di una mezza bufala, perché la normativa è troppo generica. Si potrà scrivere sulla bottiglia “100% olio italiano” che però risulta troppo generica che potrebbe diventare completamente inutile, visto che non attesta nessuna qualità. È un po’ come scrivere su una bottiglia di vino “100% italiano”!

Le altre diciture sull’origine sono altrettanto generiche. Si potrà scrivere:

  • “Olio ottenuto da miscela di oli d’oliva comunitari” per il prodotto proveniente da paesi dell’unione europea.
  • “Miscele di oli d’oliva non comunitari” quando la materia arriva da paesi come la Tunisia o il Marocco.
  • “Miscela di oli d’oliva comunitari e non comunitari” per quelli misti ricavati da olive raccolte in Tunisia, Marocco e Spagna, Grecia e anche in Italia.

In compenso cominceranno ad esserci sul mercato miscele di olio extravergine e di olio di semi anche se risulta molto difficile stabilire le quantità.

L’unica soluzione per conoscere con certezza assoluta l’origine precisa è comprare olio Dop e per selezionare quello migliore leggere sull’etichetta il profilo sensoriale oppure orientarsi su quelli a bassa acidità. Un altro modo per scegliere bene è di assaggiare l’olio come si fa con il vino. Poi guardare anche l’origine.

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