Il microbiota intestinale, noto anche come flora intestinale, rappresenta un ecosistema complesso di microrganismi che abitano il tratto gastrointestinale, contribuendo attivamente al mantenimento della salute e dell’equilibrio del nostro organismo. Questi microrganismi, principalmente batteri, giocano un ruolo fondamentale nella regolazione del sistema di difesa dell’organismo e influenzano direttamente o indirettamente diverse aree del corpo, come la pelle, il sistema nervoso centrale e le vie respiratorie.
La composizione del microbiota, dominata per il 90% da Phyla Firmicutes e Bacteroides, è suscettibile a disturbi, noti come disbiosi intestinale, causati da vari fattori, tra cui alimentazione sbilanciata, infezioni virali/batteriche e uso improprio di farmaci, in particolare antibiotici.
Cos’è il trapianto di microbiota fecale?
Una soluzione terapeutica emergente è il trapianto di microbiota fecale (FMT), un processo in cui feci provenienti da individui sani vengono trasferite nell’intestino di persone malate. Questa procedura ha dimostrato particolare efficacia nel trattamento delle infezioni da Clostridioides difficile (precedentemente chiamato come Clostridium difficile, ora riclassificato), un batterio Gram-positivo responsabile di gravi disturbi intestinali.
Il successo del FMT risiede nella capacità di ripristinare il corretto funzionamento della flora batterica intestinale, distrutta o alterata da antibiotici o altri fattori. Sebbene la procedura sia comunemente associata a effetti collaterali temporanei come diarrea e gonfiore addominale, numerosi studi scientifici confermano la sua efficacia, soprattutto nel trattamento delle infezioni da C. difficile.
Il trapianto in Italia
In Italia, l’uso del FMT è autorizzato esclusivamente per le infezioni da C. difficile resistenti agli antibiotici. Il Ministero della Salute ha istituito il “Programma Nazionale sul Trapianto di Microbiota Fecale umano” per raccogliere dati sull’efficacia e l’applicazione della procedura nel contesto nazionale.
La sicurezza del trapianto è garantita attraverso rigorose procedure di selezione dei donatori, assicurando la prevenzione di trasmissioni indesiderate di agenti patogeni. I donatori devono rispondere a un dettagliato questionario sanitario, sottoporsi a esami bioumorali (siero e feci), e a una valutazione finale prima di poter donare feci per il trapianto.
In conclusione, il trapianto di microbiota fecale rappresenta una prospettiva terapeutica promettente, non solo nel trattamento delle infezioni intestinali, ma potenzialmente anche in ambiti quali la sindrome dell’intestino irritabile, malattie autoimmuni e disordini neurodegenerativi. La continua ricerca scientifica e il monitoraggio attento da parte delle autorità sanitarie contribuiranno a definire sempre più chiaramente il ruolo e l’applicazione di questa innovativa procedura medica.
Fonte: ISSalute
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