Da 28 anni il settore dell’allevamento dei maiali europeo – e italiano – continua a violare senza conseguenze il divieto europeo di tagliare sistematicamente la coda ai suini. Lo denunciano le associazioni per la tutela degli animali Animal Equality Italia, CIWF Italia, Essere Animali e LAV, rivolgendosi al ministro della Salute Roberto Speranza perché la normativa europea venga fatta rispettare.bAlla luce di un nuovo dossier realizzato da CIWF International emerge un quadro aggiornato di scarso livello di conformità alla legislazione sul divieto di mozzamento sistematico della coda e sull’uso di arricchimenti ambientali adeguati nel settore suinicolo dell’UE, inclusa l’Italia.
Il governo nel 2019 si era impegnato a garantire l’applicazione del piano per il benessere dei maiali in allevamento per ridurre drasticamente il ricorso al taglio della coda, che in Italia viene ancora praticato regolarmente, in violazione della direttiva CE/2008/120 sul benessere dei suini (ne abbiamo parlato qui) (*). Secondo quanto rivelato dal Guardian nel febbraio 2019, un audit dell’Unione europea nelle aziende agricole di Lombardia ed Emilia-Romagna aveva sottolineato come la caudectomia era praticata nel 98% degli allevamenti. Si tratta di una percentuale confermata anche dall’Ufficio federale veterinario della UE (FVO). Questa diffusione del taglio della coda è anche confermata dai dati ufficiali del ministero comunicati alla UE, secondo cui, infatti, quasi la metà dei suini allevati (47%) sono ancora sottoposti al taglio della coda sistematico e il 42% ha introdotto solo alcuni gruppi con coda intera.
La procedura viene effettuata con l’obiettivo di prevenire lesioni, anche gravi, che possono verificarsi quando i maiali si mordono la coda a vicenda per lo stress provocato da condizioni di allevamento non ottimali (mancanza di arricchimenti ambientali, densità eccessiva). L’intervento, praticato senza anestesia quando il maialino ha solo tre o quattro giorni di vita, provoca dolore e può causare infezioni e danni permanenti. Per questo le norme europee prevedono che il taglio della coda possa essere effettuato solo in caso di necessità, quando si riscontrano lesioni sui capezzoli della madre, sulle orecchie e sulle code dei maialini: in realtà la coda viene recisa ben prima che questi comportamenti possano insorgere, in maniera sistematica e preventiva.
Le associazioni animaliste ricordano come una relazione tecnica preparata per l’EFSA abbia sottolineato proprio che “una coda riccioluta intatta può essere l’indicatore di benessere animale più importante per i suini svezzati, in crescita e da finissaggio (a livello di allevamento). Inoltre, è indice di una gestione di alta qualità e di rispetto per l’integrità del suino”. E la Federazione dei Veterinari d’Europa abbia recentemente adottato un parere nel quale sostiene la necessità di eliminare il mozzamento della coda. Purtroppo, ad oggi la situazione non è sensibilmente migliorata per questo motivo le associazioni si rivolgono al ministero della Salute affinché la normativa europea venga finalmente e pienamente rispettata.
(*) Né il mozzamento della coda né la riduzione degli incisivi dei lattonzoli devono costituire operazioni di routine, ma devono essere praticati soltanto ove sia comprovata la presenza di ferite ai capezzoli delle scrofe o agli orecchi o alle code di altri suini. Prima di effettuare tali operazioni si devono adottare misure intese ad evitare le morsicature delle code e altri comportamenti anormali tenendo conto delle condizioni ambientali e della densità degli animali. È pertanto necessario modificare condizioni ambientali o sistemi di gestione inadeguati (Dir. 120/2008 CE, Allegato I, I, 8).
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare
Una delle innumerevoli aberrazioni praticate impunemente dall’industria della carne
Alle condizioni attuali d’allevamento, il non tagliare la coda crea condizioni peggiori del taglio eseguito in modo corretto. A partire dalle morsicature e dagli ascessi lungo la spina dorsale che l’animale si trascina fino all’età della macellazione.
Ma questo non lo dice nessuno, perché l’animalista che vede la coda integra ed è contento, ma non sa che un ascesso che dura 8 mesi e mezzo è più doloroso della caudectomia eseguita quando il suinetto ha 10 gg e trattata con analgesici…
L’animalista non è contento se vede un suinetto recluso in un allevamento intensivo con la coda integra.