consumatori, offerte ingannevoli supermercati 463520903

 Altroconsumo ha pubblicato l’inchiesta annuale sui prezzi dei supermercati dando così la possibilità ai consumatori di individuare le insegne più convenienti e i punti vendita più economici nelle diverse città. Per redigere la classifica sono stati  presi in considerazione i listini di 125 categorie merceologiche che comprendono oltre ai prodotti alimentari, quelli per la casa, per la cura della persona e il cibo per animali. L’indagine è stata fatta in 1.148 punti vendita, dislocati in 70 città. Considerando che per riempire il carrello gli italiani secondo l’Istat spendono una media di 6.853 € all’anno, fare attenzione a dove si fanno i propri acquisti e quali prodotti si comprano diventa importante.

La città con la maggiore possibilità di risparmio è Rovigo, sede del negozio più conveniente d’Italia dove si possono risparmiare fino a 1.720 € all’anno confrontando il punto vendita più economico e l’ultimo classificato. Fra le città in seconda e terza posizione troviamo Reggio Emilia e Modena, dove tra il supermercato più economico e quello più caro si possono risparmiare fino a 1.523 €, poi c’è Ravenna (1.400 € al pari con Brescia). Anche quest’anno il Triveneto si conferma fra le zone della Penisola in cui si trovano i negozi più vantaggiosi, con ben 20 punti vendita nelle prime 30 posizioni. Netta la differenza con molte città del Centro-sud dove il risparmio scegliendo il supermercato più economico è pari al 2% (contro il 20% di Rovigo). Si tratta di Potenza, Pesaro, Pistoia, Sassari, Reggio Calabria, Foggia, tutte località in cui c’è poca concorrenza. Parlando di punti vendita, i più economici d’Italia sono i supermercati Rossetto di Rovigo e Brescia e l’Emisfero di Vicenza. Sul fronte opposto gli store più costosi sono due Sigma, di Bologna e Ravenna, tre Elite e Doc di Roma e un Unes di Pavia, in cui si registra un aumento di prezzo del 33%, rispetto al più conveniente in Italia.

Tabella 1

Il carrello preso in considerazione per la spesa in supermercati e ipermercati  comprende varie tipologie di prodotti (marche famose, marchi del supermercato e anche marchi meno conosciuti scelti perché sono i più economici sugli scaffali). La prima posizione in classifica con un indice pari a 100 (*), spetta a Famila Superstore seguita a poca distanza da Famila, Conad Superstore, Conad, Coop e Interspar (vedi tabella 1). La cosa importante da rilevare è che la differenza di prezzi tra queste insegne rispetto alla prima in classifica arriva al massimo al 5%, mentre facendo un confronto con l’ultimo posto in classifica attribuito a Esselunga Superstore la differenza lievita al 14%.

Quando il carrello della spesa contiene solo prodotti di marche famose, per assicurarsi il maggior risparmio si può scegliere fra tre insegne a pari merito: Carrefour, Famila Superstore e Spazio Conad. In questo trattandosi solo di prodotti di marca il  risparmio tra le catene più convenienti e le altre è abbastanza ridotto. Basta dire che comprare nella catena situata all’ultimo posto della classifica comporta un rincaro complessivo del 5%. L’inchiesta prezzi ha preso in considerazione anche le persone abituate a fare la spesa negli hard discount e nei supermercati scegliendo solo i prodotti più economici in assoluto. In questo caso (vedi tabella 2) l’indirizzo più favorevole è quello dei punti vendita Aldi (indice 100), seguiti dall’insegna Eurospin a pari merito con Prix discount (indice 102).

Tabella 2

(*) L’indice 100 indica la catena più conveniente. Se l’indice è 105, per esempio, significa che i prezzi sono del 5% più cari rispetto all’insegna più economica.

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dario
dario
7 Ottobre 2021 08:30

Peccato che la periodica inchiesta di Altroconsumo non si interroghi affatto su cosa c’è dietro i prezzi bassi delle catene più convenienti, in termini di prezzi capestro imposti ai produttori e/o sfruttamento del personale dipendente.

Per dire, fra le tre catene citate nel titolo di questo post c’è anche -guarda caso- quella tristemente nota per aver fatto in passato ricorso sistematico e senza pudore al meccanismo delle “aste al doppio ribasso” come ampiamente documentato anche da “Il Fatto alimentare”.

La catena in questione nel 2020 ha poi ufficialmente promesso che non avrebbero più fatto ricorso a simili porcate, chissà se è vero. (fonte https://www.internazionale.it/notizie/fabio-ciconte/2020/03/30/coronavirus-discount-cibo-ribasso).

In ogni caso se il mio risparmio di consumatore va a scaricarsi su poveri cristi che raccolgono pomodori per 12 ore al giorno sotto il sole cocente per pochi euro (e non di rado accusano malori fino a morire), anche no!