Dopo avere invitato le catene dei supermercati a togliere dagli scaffali delle casse dolci e snack e promosso una petizione su Change.org abbiamo ricevuto diversi commenti e qualche risposta. Hanno aderito all’iniziativa il Movimento difesa del cittadino, Help Consumatori e l’Unione nazionale consumatori. Conad ci ha inviato una lettera in cui dice di non ritenere valida la proposta. Coop ha promesso una risposta in tempi brevi. NaturaSì ha detto chela policy aziendale non prevede dolci e snack alle casse e invierà una nota.
Il Movimento 5 Stelle ha trasformato la nostra proposta in interrogazione parlamentare, ma sul sito del partito è apparsa una nota senza citare la petizione e senza alcun riferimento al nostro sito. Se si tratta di una dimenticanza casuale o di una svista di redazione basta poco per correggere (la correzione è avvenuta il 26 giugno alle 18 dopo la pubblicazione di questo articolo). A parte ciò, le adesioni sono state numerose e siamo quasi arrivati a 13 mila firme.
Per dovere di cronaca precisiamo che non hanno risposto all’invito: Auchan, Carrefour, Il Gigante, Esselunga, Simply, Eurospin, Lidl, Pam, Iper, Billa, Crai, Unes, Selex, Sma, Gruppo Lombardini, MD Market, LD Market, Supersigma…
I guadagni dei supermercati
Si tratta di una battaglia difficile perché quasi tutte le catene di supermercati hanno stipulato contratti con le grandi aziende produttrici di snack, dolci, caramelle, lamette, rasoi e altri prodotti. Nel testo si prevede la cessione dello spazio vicino alle casse in cambio di importi fino a 1.000 euro l’anno per ognuna delle 10-20 postazioni presenti nel punto vendita. Vuol dire che le aziende specializzate in questi prodotti versano decine di milioni ai supermercati per comprare lo spazio espositivo.
Il vantaggio economico per i supermercati è doppio, perché oltre all’affitto annuale di 1.000 euro ci sono i margini. I prodotti in vendita in quella posizione garantiscono margini di resa elevatissimi rispetto a quelli degli altri scaffali. Basta confrontate il prezzo delle caramelle nei sacchetti e quello delle caramelline in piccole confezioni per rendersi conto dell’enorme divario, poco giustificato visto che si tratta di prodotti costituiti per oltre il 90% di zucchero! Considerando un margine medio del 28% su tutti i prodotti venduti, quelli posizionati nelle avancasse rendono dal doppio al triplo e anche questo aspetto gioca un ruolo rilevante nelle decisioni.
Le strategie delle aziende
C’è di più: sono i produttori a stabilire quanti e quali tipi di caramelle, snack mettere e in alcuni casi forniscono anche le scaffalature. Il rifornimento avviene due tre volte alla settimana ed è affidato a dei signori che sistemano gli espositori come avviene per le macchinette che distribuiscono il cibo collocate negli uffici. Certo, al posto dei dolci si potrebbero mettere altri prodotti ma la resa non sarebbe così interessante perché i prezzi stratosferici degli snack e delle caramelle consentono margini notevoli. Qualcuno ha provato a disporre limoni. Come era prevedibile la vendita degli agrumi è triplicata, ma i margini risultavano 10 volte inferiori.
Secondo qualcuno la petizione non serve a ridurre il numero di bambini obesi. È vero. Il nostro scopo è eliminare questa forma inaccettabile di promozione verso i minori, già bombardati ogni giorno da pubblicità e spot trasmessi via tv, via web, via radio… La nostra proposta non vuole censurare la vendita di questi prodotti ma più semplicemente esporli sugli altri scaffali. Le catene di supermercati che vantano nel loro curriculum il rispetto verso i clienti e si appellano a posizione etiche di correttezza come Coop, hanno il dovere morale di interrompere questo rapporto commerciale basato su un modello che approfitta dei minori e della loro ingenuità.
Il patron di Esselunga Bernardo Caprotti che si è spesso ispirato ai modelli della catena di supermercati inglese Tesco, potrebbe condividere con loro la scelta adottata qualche settimana fa di non concedere spazio al cibo spazzatura davanti alle casse. Alle altre catene chiediamo un comportamento responsabile e un maggiore rispetto per i bambini. Lo spazio davanti alle casse è il più importante del supermercato perché svenderlo al miglior offerente per una manciata di euro!
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Vi seguo da anni, ma devo dire che questa campagna non ha alcun senso.
A volte capita di non essere in sintonia, ma questa storia degli enormi profitti su caramelle e snack alle casse e la cessione da parte dei supermercati di una zona a due tre aziende è alquanto interessante per capire le logiche commerciali
Conosco bene le logiche, lavorando da 30 anni per e con la grande distribuzione, e sinceramente non ci vedo nulla di male.
Si tratta della logica di acquisto d’impulso praticata in tutte le strutture distributive esistenti, dal tabaccaio alla farmacia, forse su quest’ultima si potrebbe eccepire a maggior ragione, non crede ?
Che il produttore debba pagare per esporre i propri prodotti da vendere è una logica “normale” per gli addetti ai lavori ma abbastanza anomale per i consuamatori visto che in genere succede il contrario . C’è poi una questione di concorrenza sleale che è molto grave, non le dice nulla la norma dell’Antitrust sulle barriere all’ingresso. Se io voglio vendere le mie caramelline devo anticipare per ogni supermercato 10 mila euro !!!!!!
Sig. la Pira, se vogliamo fare un discorso filosofico, possiamo andare avanti per giorni e giorni a discettare su cosa ci pare giusto e sbagliato, nella distribuzione grande e non succedono cose ben peggiori di questa (se la riteniamo tale) e visto che Lei ne scrive dovrebbe esserne edotto.
Tuttavia se ci atteniamo alle normative Antritrust mi risulta che siano ritenuti leciti tutti i contributi che prevedono delle prestazioni, in questo caso esposizioni preferenziali ovvero avancasse.
Confermo il mio appoggio al Fatto Alimentare per questa raccolta di firme. E’ una iniziativa unica nel suo genere, in Italia, e può contribuire al “BENE COMUNE” della nostra società.
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SENSIBILIZZARE l’opinione pubblica sul fatto che ci siano delle persone che SPECULANO SULL’INGENUITA’ DEI BAMBINI e dei genitori, promuovendo il consumo di alimenti spazzatura è un’OPERA MERITEVOLE.
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Poiché la popolazione generale quando consuma più junk food (soft drink, patatine in sacchetto, snack a base di cioccolato…), introduce nella dieta più zuccheri semplici e grassi.
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E questo si traduce in:
-maggiore obesità
-maggior numero di casi di diabete, tumori, malattie cardiovascolari
-maggior consumo di farmaci
-perdita di anni di vita…
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E’ l’AMBIENTE che “in primis” crea/promuove l’obesità.
Cercare di modificare l’ambiente – seppur di poco – con questa piccola iniziativa, è qualcosa di rivoluzionario.
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Perché crea un precedente.
Nulla da eccepire sul fatto che si tratti di cibo spazzatura, ma trovo alquanto ridicolo che si debba fare un’interrogazione parlamentare o una patizione per vietare la vendita di questi prodotti in spazi particolari. Tenendo conto del fatto che devono essere i genitori (adulti senzienti) a decidere cosa comprare per i loro figli, e non viceversa.
sarebbe più opportuno,fare un’interrogazione parlamentare su alcool,sigarette,slot machine e telefonini, ma qui qualcuno ci guadagna e va bene, ma se un tabaccaio o supermercato vende caramelle e spazio espositivo, non va bene? ma…
Condivido in pieno questa petizione.
Nessun problema sul fatto che i supermercati si facciano pagare per piazzare i prodotti in posizione di favore, è come l’inserzione pubblicitaria in prima pagina che è più costosa rispetto a una all’interno del giornale.
Non mi va proprio giù che questi prodotti “in pole position” sia cibo spazzatura.
Verissimo che i genitori sono responsabili di cosa comprano ai figli, non può essere un alibi. Chiaro che questo può comprensibilmente generare una tensione tra “figlio che vuole le caramelle” e “genitore che non vuole comprarle e oltrettutto sta cercando di svuotare il carrello, imbustare, pagare”. Quindi per chi va a fare la spesa con i bambini, si tratta di complicare la vita anzichè semplificarla.
Se non ricordo male, togliere dolciumi dalle casse è la scelta che ha fatto anni fa la catena di supermercati irlandesi “Superquinn” (l’ho letto nel libro “Crowning the customer” di Feargal Quinn). Più che un discorso di obesità/carie (che comunque ha il suo peso nell’iniziativa) era proprio per evitare discussioni tra genitori e figli proprio alla cassa, momento in cui c’è gente dietro che aspetta, la cassiera deve andare avanti a passare gli articoli ecc.
Perchè non mettono spazzolini e dentifrici?
sono d’accordo con il sig. Massimo.
che sia corretto sensibilizzare il consumatore ad un “consumo consapevole dei dolciumi” può essere cosa saggia, ma credo che toglierli SOLO dalle casse lo vedo come un inutile placebo. Mi spiego: i piccoli sono martellati quotidianamente da pubblicità di snack e caramelle, quindi se accompagneranno i genitori vorranno comunque le caramelle, e se non l trovano in cassa le cercheranno nell’apposita corsia … che diventerà il paradiso in terra dei dolciumi.
Soluzioni:
– lasciare a casa i piccoli durante gli acquisti, aiuterebbe molto i genitori “deboli”
– lasciare il meno possibile i bimbi DA SOLI davanti alla TV e internet
– educazione alimentare a genitori e bambini
ecc. ecc.
D’altra parte l’eliminazione degli spot pubblicitari dei tabacchi e i messaggi “minatori” sulle sigarette non ha eliminato il tabagismo giovanile …
Assolutamente corretto quanto lei dice, sig.Christian, su questo non ci piove.
Tenga conto però che non tutti i genitori (leggi “madri” nella maggior parte dei casi) possono affidare a qualcuno i bambini durante la spesa.
E’ anche vero che i supermercati fanno leva proprio sul fatto che, arrivati in cassa, i bambini fanno scene perchè vogliono il Kinder Sorpresa.
Il genitore è lì, che sta tendando di svuotare il carrello, il figlio che strepita, tutti che lo guardano con biasimo… e la tentazione di tappare la bocca al figlio comprando il Kinder Sorpresa è forte.
Se ci fossero appunto dentifrici e spazzolini, non credo che nessuno farebbe scenate per averli.
Se le caramelle sono nelle normali corsie, uno se non è interessato e non vuole incappare in quei prodotti, non va in quella corsia.
Non sto giustificando i genitori che comprano porcherie in cassa dei supermercati.
Ho due figli, non l’ho mai fatto, ho sempre spiegato loro chiaro e tondo perchè quelle cose non si comprano e non ci sono mai stati problemi.
Sto solo dicendo che i supermercati fanno leva sulle debolezze dei genitori, a scapito dei bambini.
Potrebbero mettere dei giocattoli e sarebbe lo stesso (scenate, pianti, litigi), con la differenza che le caramelle comunque costano poco e quindi il genitore si fa meno problemi a spendere quella cifra.
In effetti però a onor del vero ho notato che in alcuni supermercati alle casse si trovano giocattoli da pochi euro (tipo macchinine da 1 euro). E’ vero, non è junk food ed è già qualcosa. Ma il meccanismo è lo stesso: si arriva in cassa, “mamma me lo compri”, “no, non te lo compro”, pianti e urla, e il genitore che non ha molti strumenti educativi, che fa? compra la macchinina per quieto vivere.
Dubito che il bambino farebbe una scentata davanti a dei… limoni!
Mi cadono le braccia quando leggo di qualcuno che necessita di norme talebane per supplire alla sua incapacità di educare i figli….
Beh, potrei essere d’accordo con lei sig.Massimo… se non fossimo noi stessi adulti incapaci di educare… noi stessi!
Gli adulti sono i primi a essere in sovrappeso, obesi, con ipercolesterolemia, tabagisti e alcolisti. Situazioni legate nella maggior parte dei casi al proprio comportamento, e raramente dovute a “cause indipendenti dalla nostra volontà”.
Credo che nessuno sia così ingenuo da pensare che togliere il junk food dalle casse risolva i problemi del mondo: dall’obesità infantile a i problemi educativi.
Allo stesso modo allora dovremmo dire “perchè proibire la pubblicità delle sigarette? Uno forse non è abbastanza responsabile di cioè che fa per decidere liberamente se fumare o no?”.Più norma talebana di questa, non ne vedo!
Immagino allora che non condivida anche questo: http://www.ilfattoalimentare.it/pubblicita-junk-food-bambini.html
Anche in questo caso si può giustamente eccepire che è responsabilità dei genitori se questi poi comprano determinati prodotti.
Bisogna però tutelare le categorie più deboli, più fragili, più facilmente ammaliate dalle lusinghe della pubblicità. Ci caschiamo come pere cotte noi adulti, figuriamoci i bambini.
Come detto io trovo che questo gesto rientri nell’ambito dei servizi al cliente che un supermercato mette a disposizione, con l’ottica di semplificare la spesa (e la vita) al cliente.
Non sono certo io a scoprire che oramai i clienti scelgono un negozio non solo per il prezzo e l’assortimento, ma anche per i servizi messi a disposizione: un parcheggio comodo, molte casse per non trovare coda, svariati sistemi di pagamento, e se ho figli, preferirò un posto che mi faciliti la spesa con i bambini. Che siano i carrelli della spesa a forma di automobilina, o niente cianfrusaglie in cassa che possono essere fonte di discussioni in un momento “critico”, ognuno farà le sue valutazioni.
Questo non è certo un alibi per i genitori che non sono in grado di dire un sereno “no” ai propri bambini, ci mancherebbe altro.
Non ho mai comprato porcherie in cassa al supermercato (ho un figlio di 8 e uno di 4 anni), ma non mi permetto nemmeno di alzare il ditino e biasimare chi lo fa… per stanchezza o esasperazione.
Pensate a una mamma che lavora tutto il giorno, va a prendere i bambini dalla nonna/baby sitter/scuola, quello che vi pare, corre con loro a fare la spesa, sono le sei di sera, sono tutti cotti: lei e i bambini. Si arriva in cassa, “mamma voglio quelle caramelle”: anche le donne ogni tanto perdono i loro superpoteri e diventano umane, per cui non sempre si è “zen” per afforntare una situazione potenzialmente conflittuale come farebbe un monaco buddista.
Credo (non ho certo numeri alla mano!) che questa situazione colpisca molto più le donne che gli uomini. Quanti sono i papà che vanno a fare la spesa con i figli piccoli?
Quindi, pechè non facilitare la spesa al cliente?
E’ provato che il proibizionismo non funziona, anzi è controproducente, vogliamo applicarlo addirittura al junk food ?? E chi stabilisce cosa è tale ? Una nuova autority?
Non ne abbiamo già abbastanza ?
Non vorrei vivere in uno stato che decide al mio posto cosa posso bere e mangiare.
Come detto più volte, nella petizione del Fatto Alimentare non si chiede di vietare i dolci o gli snack, ma di eliminata una pratica di marketing che penalizza alcune fasce della popolazione che andrebbero tutelate, e non indotte ulteriormente a consumare!
Immagino che le fasce della popolazione da tutelare siano i bambini.
Allora perchè non tutelarli dagli spot televisivi a raffica durante i cartoni animati ?? Ritiene siano meno efficaci?
Infatti, ci si muove anche su questo: http://www.ilfattoalimentare.it/pubblicita-junk-food-bambini.html
Dal 2018!! Campa cavallo…