Via dalle casse dei supermercati dolci, snack e junk food. Dopo Lidl anche Tesco in Inghilterra decide di eliminare questi prodotti nei 3.300 punti vendita. E in Italia?
Via dalle casse dei supermercati dolci, snack e junk food. Dopo Lidl anche Tesco in Inghilterra decide di eliminare questi prodotti nei 3.300 punti vendita. E in Italia?
Redazione 23 Maggio 2014Tesco, la più grande catena di supermercati della Gran Bretagna, ha annunciato che entro la fine dell’anno eliminerà merendine e dolci dagli espositori vicino alle casse in tutti suoi negozi. La decisione è stata presa dopo un’indagine tra i clienti, il 65% dei quali ha chiesto l’eliminazione di questi prodotti dalle casse. La motivazione addotta è stata la volontà di acquistare alimentari più sani per i propri figli (67%).
L’esposizione di cioccolato e dolci nei pressi delle casse rappresenta sovente un elemento di discussione tra genitori e bambini, che spesso fanno i capricci finché, quando sono in fila in attesa di pagare la spesa, ottengono uno di questi snack, generalmente ricchi di zuccheri, grassi, sale, conservanti e coloranti.
Tesco ricorda di essere stato il primo a eliminare caramelle, cioccolato e merendine dalle casse dei suoi 740 supermercati più grandi sin dal 1994. Adesso un’analoga misura sarà estesa anche ai negozi medi e piccoli che sono oltre 3.000. «Sappiamo tutti quanto sia facile essere tentati da merendine zuccherate alla cassa e vogliamo aiutare i nostri clienti a condurre una vita più sana», ha dichiarato Philip Clarke, amministratore delegato di Tesco.
In gennaio, una decisione analoga era stata annunciata dalla catena di supermercati discount Lidl, che rivendicava di essere la prima ad aver adottato questa nuova politica in tutti i seicento supermercati della Gran Bretagna. Caramelle, chewing-gum, dolci e cioccolato sugli espositori vicino alle casse sono stati sostituiti con frutta fresca e secca, succhi di frutta e biscotti d’avena. Ora arriva la decisione di Tesco, che nel Regno Unito ha più di 3.300 supermercati.
Il susseguirsi d’iniziative da parte delle diverse catene della grande distribuzione è stata facilitata dall’avvio della campagna denominata “Junk Free Checkouts”, promossa dalla Children’s Food Campaign, dalla British Dietetic Association e dal Dietitian in Obesity Managemnet. L’iniziativa era partita con la diffusione di un sondaggio on line datato giugno 2013, da cui risulta che il 75% delle persone è infastidito dalla presenza di cibo spazzatura alle casse. L’83% degli intervistati dichiarava di essere tempestato di richieste dai figli che alla fine nel 75% dei casi riesce a ottenere qualcosa. Oltre il 90% ritiene che questi prodotti contribuiscano all’aumento dell’obesità, sia nei bambini sia negli adulti. Il 56% dichiara che farebbe più volentieri la spesa in un supermercato senza dolci e snack ipercalorici alle casse. Solo il quattro per cento si è lamentato con il supermercato anche se il 63% delle persone lo farebbe.
Nel 2012, alcune iniziative limitate erano state assunte da alcune catene di supermercati, come Co-operative, Asda, Sainsbury’s, ma solo in alcuni centri, generalmente quelli più grandi. Di fronte alla mancanza di nuove politiche da parte della grande distribuzione, i promotori della campagna “Junk Free Checkouts” avevano chiesto un intervento del ministro della Salute, Anna Soubry, che aveva condannato questo metodo di marketing, preferendo però un’autoregolamentazione, piuttosto che un intervento normativo del governo. Un recente studio dell’Università di Sheffield ha rilevato che il 90% dei prodotti venduti in prossimità delle casse dei supermercati è da considerare “molto insalubre”, secondo le linee guida della Food Standards Agency, per le alte quantità di grassi, sale e zuccheri.
E in Italia cosa succede? Perché non prendere spunto dalle iniziative inglesi? Il Fatto Alimentare ha rivolto questa domanda alle varie catene di supermercati che operano sul nostro territorio (Coop, Esselunga, Conad, Lidl, Auchan, Simply, Iper, Carrefour, Gs…).
Si tratta delle stesse cui abbiamo chiesto un anno fa di inserire nei loro siti internet i nomi e le foto dei prodotti che sono oggetto di richiamo o ritiro dagli scaffali. Molte hanno accolto il nostro appello; adesso vediamo cosa succederà con questa iniziativa.
Vi terremo aggiornati
Aggiornamento 30 maggio 2014
Il Fatto Alimentare ha lanciato una petizione online su Change.org rivolta alle catene di supermercati per dire stop alla vendita di dolci, caramelle e snack in prossimità delle casse. Si tratta di prodotti disposti appositamente in quella posizione per attirare l’attenzione dei bambini e incentivare l’acquisto di impulso. Siamo di fronte a una scelta di marketing molto aggressiva perché rivolta a minori che diventa ancor più inaccettabile considerando i problemi di sovrappeso che interessano il 30% dei piccoli e molti adulti. Se ti sembra una buona idea e vuoi aderire alla campagna aiutaci a diffondere la notizia e clicca su questo link per firmare.
Firma anche tu, clicca qui.
Beniamino Bonardi
© Riproduzione riservata Foto: Thinkstockphotos.it
Se fossero COERENTI eliminerebbero queste “merci” dall’assortimento venduto, indipendentemente dal collocamento.
Come dire, sono contrario al fumo, ma se le sigarette le acquistate dal tabaccaio …