Gruppo di bambine asiatiche bevono una bevanda zuccherata o succo di frutta

La sugar tax, la tassa sulle bevande zuccherate, è stata introdotta nel Regno Unito nel 2018. È passato dunque un lasso di tempo sufficiente per analizzarne gli effetti, anche se la pandemia ha modificato le abitudini e i comportamenti, introducendo qualche elemento distorsivo. Per limitarne l’influenza, i ricercatori dell’Università di Cambridge hanno effettuato un ampio studio, che analizza l’andamento del peso tra il 2013 e il 2020 dei bambini di 4-5 anni, al momento dell’ingresso a scuola, e di quelli di 10-11 anni, cioè nel loro sesto anno di scuola, comprendendo un periodo di 19 mesi dopo l’entrata in vigore della legge.

Come riferito su PLoS One, la sugar tax sembra aver innescato una diminuzione del peso dell’8% nelle bambine di età compresa tra 10 e 11 anni (quota che arriva al 9% nelle aree più a rischio), ma non nei maschi della stessa età, né nei bambini più piccoli. A questa percentuale corrisponderebbero ben 5.200 casi di obesità in meno ogni anno, tra le ragazzine. Ma il fatto che l’effetto si veda solo tra le bambine ha suscitato interpretazioni di diverso tipo e alcune perplessità.

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Dopo l’introduzione della sugar tax si è osservato un calo dei tassi di obesità, ma solo tra le bambine di 10-11 anni

Secondo gli autori – che premettono di non aver dimostrato l’esistenza di un rapporto di causa ed effetto tra la tassazione e la diminuzione del peso, ma solo quella di una relazione temporale – a quell’età il comportamento dei maschi e delle femmine è diverso, e questo si riflette sul peso. I maschi sono maggiormente esposti alla pubblicità di bevande zuccherate, compresi gli energy drink. Inoltre, molti spot che puntano sullo sport, spesso veicolati da atleti e influencer, promuovono junk food cui i ragazzi sono più sensibili. Lo hanno dimostrato numerosi studi, che hanno messo in evidenza come i maschi passino più tempo davanti a computer e TV rispetto alle femmine. Per questo, inconsapevolmente, i ragazzi consumerebbero più bibite zuccherate delle femmine.

Per quanto riguarda i bambini più piccoli, loro sono meno abituati a bere bevande zuccherate. Tuttavia i succhi di frutta (su cui non si applica la sugar tax) occupano spesso un posto centrale nelle abitudini e contribuiscono all’assunzione di zuccheri tanto quanto le bibite. Questo potrebbe spiegare perché la sugar tax da sola non riesca a contribuire alla riduzione  dell’obesità in questa fascia d’età. Il fatto che la diminuzione sia più marcata nei quartieri a maggior rischio – quelli socialmente più svantaggiati – confermerebbe che la legge funziona, anche dal punto di vista delle diseguaglianze, così come lo confermerebbe la diminuzione delle vendite di bevande zuccherate che si è vista dal 2018 in altri studi.

Bambini con bicchieri di succo di frutta a colazione
I bambini più piccoli bevono meno bevande zuccherate, ma consumano più succhi di frutta, che non sono colpiti dalla sugar tax

Come di consueto, la British Soft Drink Association non si è lasciata sfuggire l’occasione per ribadire che i suoi membri non fanno pubblicità diretta ai ragazzi con meno di 16 anni (fatto sconfessato da numerosi studi, anche se non si tratta mai di marketing esplicito). L’associazione ricorda che le ricette delle bevande sono cambiate e che questo studio è probabilmente non veritiero perché basato su un modello discutibile (anche se gli epidemiologi di Cambridge sono tra i più stimati al mondo).

Tom Sanders, epidemiologo del King’s College di Londra interpellato da FoodNavigator, ha mostrato come l’obesità infantile non sia diminuita da quando è stata introdotta la sugar tax, anzi durante la pandemia è aumentata. Tra i bambini di 4-5 anni era compresa tra il 9,4 e il 9,7% negli anni tra il 2010 e il 2014. Poi, durante la pandemia, è salita al 14,4%. Nello scorso anno scolastico, secondo le stime, l’obesità infantile sembra essere scesa al 10,4%. Per i bambini di 10-11 anni, i dati sono: 19,0 -20,2% (pre-pandemia), seguiti dal 25,5% (lockdown) e tornati al 23,5% (anno scolastico 2021-22).

Ovviamente una sugar tax non può bastare, ma deve essere inserita in un programma di provvedimenti più ampi, come del resto si sta facendo nel Regno Unito e non solo. Va altresì ricordato che già dal 2015 l’Oms consiglia di adottare provvedimenti specifici per ridurre il consumo di bevande zuccherate.

© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, Depositphotos

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Mario
Mario
24 Febbraio 2023 05:01

Ma VERAMENTE qualcuno può credere che il consumatore quadratico medio si preoccupi (o anche solo SI ACCORGA) di un aumento di costo di ****10 euro ad ETTOLITRO di bevanda**** (Italia, ma gli altri Stati sono sullo stesso ordine di grandezza) ossia 0,03 euro a lattina?

E che, nel caso, che questo LO DISSUADA DALL’ACQUISTO e consumo, specialmente in tempi di continui aumenti galoppanti su TUTTO ciò che si acquista, superfluo o vitale che sia?

Siamo seri, per favore, la sugar tax è solo l’ennesima furbata escogitata dallo Stato per fare cassa, come l’Autovelox a 30 Km/ora sul rettilineo in mezzo al nulla.

Roberto La Pira
Reply to  Mario
24 Febbraio 2023 09:42

La sugar tax per essere efficace deve incrementare del 15-20% il prezzo