Le vacanze estive sono appena trascorse e molti ne hanno approfittato per fare qualche acquisto diverso dal solito, come prodotti alimentari tipici oppure oggetti decorativi in ricordo dei luoghi visitati. Nei negozi di souvenir non mancano mai, oltre a penne, portaocchiali e calamite, oggetti che in genere si usano a contatto con gli alimenti, come piatti, bicchieri e tazze.
Una tazza decorata può essere un simpatico ricordo di una bella vacanza, spesso però non è chiaro l’uso di questi oggetti. Tazze e bicchieri si possono impiegare a tavola oppure si tratta di oggetti destinati a diventare soprammobili? Se si tratta di stoviglie e oggetti da cucina devono essere prodotti e decorati con materiali adatti al contatto con gli alimenti.
Abbiamo chiesto un parere a Luca Foltran, esperto di sicurezza dei materiali.
“In base al Regolamento Europeo quadro 1935/2004 – spiega Foltran – tutti gli oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti devono essere corredati da un’etichetta o una stampa che indichi chiaramente “PER ALIMENTI”, oppure devono riportare il simbolo specifico con il disegno stilizzato del bicchiere e della forchetta oppure un’indicazione specifica relativa all’impiego (macchina da caffè, bottiglia per vino, cucchiaio per minestra). Salvo i casi, molto rari ormai, in cui l’articolo sia palesemente destinato a venire in contatto con gli alimenti (ad esempio una forchetta o una caffettiera, che non lasciano spazio a dubbi su come possano essere altrimenti usati).”
Nei negozi di gadget e souvenir possiamo trovare sullo stesso scaffale sia tazze che riportano queste indicazioni sia altre che ne sono prive, perché destinate a essere usate come soprammobili o portapenne, oppure per negligenza del produttore.
“Le aziende più serie – fa notare Foltran – per non confondere i consumatori, quando si tratta di oggetti da non usare in cucina o a tavola, appongono in modo chiaro ed evidente l’indicazione “NON PER ALIMENTI”. Non dovrebbero esistere situazioni in cui il consumatore non possa stabilire chiaramente se un certo oggetto è destinato oppure no al contatto con alimenti. Quando non ci sono scritte né in un senso né nell’altro un eventuale controllo da parte delle autorità dovrebbe generare, a mio parere, sanzioni per omesse indicazioni al consumatore.”
Questo vale per la plastica, la ceramica, il vetro e qualsiasi materiale impiegato per produrre oggetti che normalmente si utilizzano in cucina o vengono a contatto con il cibo. Si tratta di una normativa europea. L’indicazione può essere posta direttamente sull’oggetto, oppure su un’etichetta o sull’imballaggio; in ogni caso deve essere disponibile al momento dell’acquisto.
Anche in vacanza quindi è opportuno tenere gli occhi aperti e fare acquisti in modo consapevole.
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[sostieni]
Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.
Salve.
Questo articolo, mi fa pensare quando torniamo a casa con la spesa. Prendiamo ad esempio la bottiglia del latte, che essendo stata prelevata dallo scaffale, prima di inserirla nel nostro frigorifero, è stata toccata da più mani. (Dallo scaffalista, dal consumatore che le tocca tutte per trovare quella che scade più a lungo e, chissà qualti altri. Non sappiamo cosa hanno toccato quelle mani, prima di appoggiare i loro germi sopra quelle bottiglie, che poi vanno a finire in frigorifero. Il bambino che educatamente avrà lavato le mani per fare colazione, inavvertitamente toccherà quella bottiglia e poi i biscotti per portarseli alla bocca.
Non vorrei essere catastrofico, anche perchè non si è mai sentito di infezioni dovute a cause del genere, però è il caso di pensarci.
Gentile Enzo,
non credo che quanto da lei ipotizzato sia preoccupante, perché gli eventuali germi patogeni presenti sulla bottiglia non sono in un ambiente che favorisca la loro proliferazione, sia perché non hanno “nutrimento”, sia perché la temperatura del frigo rallenta notevolmente la crescita batterica. È proprio per quello che gli alimenti deperibili devono essere conservati in frigo.
In generale, nei Paesi poveri è facile contrarre infezioni dall’ambiente, mentre in quelli ricchi – come il nostro – il contagio avviene prevalentemente fra le persone. Le tossinfezioni alimentari sono sempre dovute ad alimenti, e non a oggetti infetti, perché negli alimenti i batteri possono moltiplicarsi rapidamente.