Pomodori appena raccolti nelle mani di un bracciante; concept: raccolta pomodori, sfruttamento dei lavoratori

Un grande gruppo internazionale, il Princes Group, che vende all’estero sopratutto oli e conserve vegetali, insieme all’associazione Ghetto Out-Casa Sankara, che garantisce il lavoro legale e privo di sfruttamento ai migranti, stagionali compresi, nella zona di Foggia. Sono questi i protagonisti di una storia esemplare, che dimostra con i fatti come sia possibile contrastare le mafie, combattere la schiavitù moderna, assicurare un lavoro legale e un futuro alle persone più vulnerabili perché quasi sempre presenti clandestinamente sul suolo italiano e, al tempo stesso, avere un’azienda di successo, in crescita continua. A raccontare questa realtà è FoodNavigator, che parte dalla recente assunzione di 32 lavoratori per l’impianto di lavorazione del pomodoro di Foggia, il più grande d’Europa, dal quale escono 250 milioni di prodotti all’anno, avvenuta grazie alla collaborazione con Ghetto Out-Casa Sankara, la no profit che fornisce alloggi, assistenza legale, servizi di base e contatti con il mondo del lavoro ai migranti, oltre a produrre in proprio la passata R’accolto, venduta da Coop Alleanza 3.0 dal 2021 in appositi espositori in alcuni punti vendita, compresi gli 11 supermercati della Regione Puglia. 

Prince Group, con base nel Regno Unito, ma di proprietà della giapponese Mitsubishi, sta realizzando un percorso di legalità in Puglia già dal 2018, anno in cui, grazie a un accordo con Caritas e con il progetto Lavoro Senza Frontiere, aveva iniziato ad assumere lavoratori migranti in vari ruoli. Oggi sono nove, che svolgono mansioni che vanno dall’agronomia all’etichettatura, tutti sotto contratti regolari, con orari di lavoro normali e senza alcuna mediazione, per combattere, nello specifico, la manifestazione più capillare e perniciosa della mafia locale: il caporalato. Secondo quanto affermato nell’intervista a FoodNavigator dal suo direttore delle relazioni esterne David McDiarmid, decidere di investire sulla legalità ha richiesto un notevole sforzo economico iniziale, e un altrettanto importante impegno gestionale, per instaurare le collaborazioni necessarie con le organizzazioni presenti sul territorio, ma è anche l’unico modo per far crescere il settore e per far giungere benefici alle comunità locali.

Bottiglie di passata di pomodoro fatta in casa
Princes Group collabora con Casa Sankara per combattere lo sfruttamento dei lavoratori migranti in Puglia

Per controllare tutti i passaggi, inoltre, Princes collabora con Oxfam Italia, che verifica il rispetto dei diritti umani e delle condizioni di lavoro, e che nel 2022 ha redatto il primo rapporto specifico sul gruppo. Da esso è emerso che il 100% dei lavoratori è stato assunti secondo i contratti del settore e lavorano nel rispetto delle condizioni previste, e che il 90% dei lavoratori si dichiara soddisfatto dello stipendio, con il quale riesce a coprire le spese di vitto, alloggio e trasporto, e a vivere una vita dignitosa: traguardi di non poco conto, in un settore piagato dallo sfruttamento. Ancora dal 2018, poi, il gruppo ha dichiarato che avrebbe lavorato solo con fornitori dotati di certificazioni indipendenti sull’eticità della sua filiera del pomodoro come Global GAP, una delle più conosciute a livello mondiale, con valutazioni GRASP (su base volontaria, copre diversi aspetti della vita dei lavoratori). Per diffondere la cultura del lavoro legale, inoltre, dal 2013 Princes organizza incontri internazionali sul tema, cui hanno partecipato, tra gli altri, rappresentati dell’Unione Europea e del Regno Unito, politici ed esponenti della Ethical Trading Inititiave. 

Infine, sul territorio, dal 2019 il gruppo stipula oltre 300 contratti con produttori locali e con 30 cooperative coordinate da Coldiretti, in alcuni casi per forniture triennali, garantendo prezzi equi prima del raccolto e stabilità finanziaria alle aziende, elemento che le tutela da situazioni negative nelle quali possono inserirsi le mafie.  

Il gruppo sta introducendo questo tipo di pratiche anche in altri Paesi. Per esempio, per le sue forniture di legumi in Argentina (che dal 2014 arrivano anche allo stabilimento di Foggia) ha messo a punto un indice chiamato Human Rights Impact Assessment (HRIA), per valutare il rispetto dei diritti umani lungo tutta la catena di approvvigionamento.

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Daniela
Daniela
19 Settembre 2023 10:52

Ottima notizia, anche perché rara. Grazie! Sarebbe bello che fosse diffusa. Io posso condividerla.