Seminaristi colpiti dall’epatite A per i frutti di bosco. Spuntano altri 29 lotti “sospettati” che si sommano ai 14 ritirati dal mercato. L’epidemia va avanti
Seminaristi colpiti dall’epatite A per i frutti di bosco. Spuntano altri 29 lotti “sospettati” che si sommano ai 14 ritirati dal mercato. L’epidemia va avanti
Roberto La Pira 28 Novembre 2013Il documento datato 13 novembre 2013 firmato dall’Istituto Superiore di Sanità fornisce un quadro chiaro sull’epidemia di frutti di bosco in corso in Italia e conferma la correttezza delle stime sui 700 casi italiani a fine ottobre riportata da Il Fatto Alimentare. Purtroppo il dossier dice chiaramente che non si è assistito al decremento atteso e ritiene l’epidemia ancora in corso.
La dimostrazione viene da un episodio registrato in una comunità religiosa del Lazio (composta da circa 300 persone), che in settembre ha organizzato un convegno internazionale con 110 persone provenienti da tutto il mondo. All’evento hanno partecipato attivamente circa 60 seminaristi 9 dei quali hanno presentato sintomi di epatite A. Tutte le persone colpite dal virus hanno confermato di aver mangiato dolci guarniti con frutti di bosco surgelati. I risultati delle indagini molecolari sui campioni di 5 dei 6 casi registrati hanno mostrato un’omologia nucleotidica del 100% della regione VP1/2a con la sequenza del virus dell’epatite A. Inoltre le autorità sanitarie internazionali hanno segnalato 5 casi da Stati Uniti, Canada e Irlanda in persone che avevano partecipato al convegno.
Un altro dato importante della relazione è che oltre ai 14 lotti ritirati dal mercato ce ne sono altri 29 giudicati sospetti che probabilmente hanno veicolato l’epidemia. Pubblichiamo di seguito alcuni stralci del documento.
“Quanto sopra descritto suggerisce – si legge nel documento – che ad oggi l’epidemia legata al consumo di frutti di bosco surgelati è ancora in corso. Appare possibile, comunque, che lotti di mix di frutti di bosco potenzialmente contaminati e non ancora identificati come tali stiano circolando nel mercato italiano“.
Ecco altri dati.
“… Da maggio a settembre 2013 (data di pubblicazione della Circolare Ministeriale) sono stati segnalati 640 casi, 279 dei quali riportavano l’informazione sul consumo di frutti di bosco (il 78% ha dichiarato di averli consumati).
• I dati di laboratorio relativi al sequenziamento mostrano che la sequenza “outbreak” continua a circolare.
• L’evidenza dell’associazione tra il consumo di frutti di bosco congelati e i casi di infezione da HAV è classificabile, secondo i criteri EFSA, come “forte”.
• I dati aggiornati al 30 ottobre 2013 indicano complessivamente 14 lotti confermati e 29 lotti sospetti prodotti da 14 diverse ditte di packager. Si contano inoltre almeno altri 54 lotti collegati, ovvero che condividono almeno una matrice con i lotti per i quali sia stata confermata in laboratorio la contaminazione da HAV.
• La shelf-life dei lotti sospetti e collegati è tale da far supporre la presenza sul mercato di lotti potenzialmente contaminati da HAV ancora per molti mesi a venire.
• Le informazioni di tracing back non consentono di supportare l’ipotesi di una comune fonte di contaminazione dei lotti di frutti di bosco da HAV.
• Attualmente l’ipotesi più consistente, ancorché non sufficientemente confortata da evidenze, è quella di una contaminazione all’origine o lungo la filiera di lavorazione e distribuzione dei ribes rossi.
• Un elemento di criticità che merita attenzione è legato all’incremento del numero di casi in Italia, rispetto agli altri Paesi EU. L’ipotesi di una contaminazione primaria dei frutti di bosco dovrebbe comportare l’occorrenza di un numero di casi paragonabile a quello italiano anche in altri Paesi, a meno che non vi siano profonde differenze nelle catene…”
Ma il problema non è solo in Italia.
“… Nel luglio 2013, l’Irlanda e la Francia hanno segnalato casi di epatite A (16 in Irlanda ed uno in Francia), associati al consumo di frutti di bosco, causati da un virus identico a quello dell’epidemia Italiana, senza storia di viaggi in Italia.
Anche la Svezia e la Bulgaria hanno segnalato entrambi un caso (il caso Svedese con sequenza identica mentre il caso Bulgaro non sequenziato) con storia di viaggio in Italia.
In ottobre l’Olanda ha segnalato all’ECDC 9 casi di Epatite A con sequenza identica a quella isolata nell’epidemia italiana, senza storia di viaggi in Italia.
Pertanto l’epidemia è stata classificata come “multistate”, dal momento che coinvolge più di un paese europeo (Italia, Irlanda, Olanda e Francia)”.
“Sono stati complessivamente individuati 7 diversi tipi di frutti di bosco utilizzati per la produzione dei lotti contaminati:
Ribes rosso (red currant)
Ribes nero (black currant)
Mirtillo (blueberry)
Mirtillo rosso (cranberry)
Vaccinium vitis-idaea (Lingonberry)
Mirtillo (Blueberry)
Lampone (Raspberry)” …
La situazione attuale: le ricerche e gli studi della task force istituita dal Ministero della salute continuano, diverse catene di supermercati come Coop ed Esselunga non vendono più frutti di bosco surgelati, l’epidemia va avanti.
Roberto La Pira
© Riproduzione riservata
Foto: Photos.com
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Un appunto: se la causa sono i frutti di bosco surgelati,non pensate sia scorretto da un punto di vista giornalistico mettere foto di frutti di bosco freschi?
purtroppo non sono numerose le foto di frutti di bosco surgelati e comunque molte delle infezioni sono state causate da dolci la cui guarnizione era fatta con frutti di bosco (di cui difficilmente il consumatore poteva capire se fossero freschi o surgelati, es cheesecake)