close up of friends with beer bottles outdoorsNel maggio 2018 la Scozia ha introdotto una legge che fissa in 50 pence (circa 57 centesimi di euro) il prezzo minimo per unità alcolica (pari a 8 grammi di alcol*). Lo scopo era quello di far aumentare il costo delle bevande alcoliche (soprattutto di quelle più a buon mercato) e scoraggiarne così l’acquisto e il consumo, principalmente da parte degli parte degli alcolisti, che spesso trovano in questi prodotti lo strumento per bere grandi quantità di alcol senza spendere troppo. E in base alle stime fatte all’epoca dell’introduzione dal Daily Mail, gli aumenti sono stati significativi: +40% per il whisky, che ormai non costa meno di 14 sterline a bottiglia, e più +53% per il vino rosso, che non si trova più in commercio a meno di quasi 5 sterline; elevato anche il prezzo della birra: più di una sterlina per ogni mezzo litro da 5 gradi. Ma è il sidro, molto popolare, che ha subito la stangata peggiore, arrivando a costare 5 sterline, una volta e mezza il prezzo precedente. 

Ora Public Health Scotland, insieme all’Università di Glasgow, fa un primo bilancio, ed è molto positivo. Analizzando l’andamento del primo anno di MUP (Minimum Unit Pricing), correggendolo in base a possibili elementi distorsivi come le vendite stagionali e quelle attraverso i pub, e mettendolo poi a confronto con quanto accaduto nello stesso periodo in Inghilterra e Galles (dove non è stato introdotto alcun MUP), si è vista una diminuzione delle vendite di alcolici in supermercati e negozi del 4-5%, soprattutto di sidro e dell’analoga bevanda fatta con le pere (perry): un calo considerato un successo e un grande incoraggiamento a proseguire su questa strada.

Woman is buying a bottle of wine in supermarket background
In Scozia le vendite di alcolici in generale sono calate del 4-5%, ma quelle di vino, vino liquoroso e bevande ready-to-drink sono aumentate

La BBC, che ha dato risalto alla notizia, riferisce come anche le vendite di birra e di superalcolici sono diminuite, anche se in misura minore, mentre sono aumentate quelle di vini, vini liquorosi e bevande alcoliche ready-to-drink; il bilancio resta comunque una diminuzione del 4-5%. Inoltre riferisce diversi commenti molto positivi di esperti, anche vista la situazione di partenza.

Nel 2019 la Scozia aveva infatti registrato un tasso di decessi causati dall’alcol molto elevato, il più alto del paese e circa doppio rispetto a quello osservato in Inghilterra (per esempio, per gli uomini pari a 29,4 ogni 100 mila abitanti, contro i 14,9 del resto dell’isola), pur essendo diminuito, nell’ultimo secolo, del 25% per gli uomini e del 10% per le donne. Si attendevano perciò con interesse i primi dati sugli effetti della nuova tassazione, anche perché un’indagine del National Health Scotland aveva rivelato che nel 2016 più della metà degli alcolici era venduto a un prezzo per unità inferiore a quello fissato nel 2018. I prossimi dati, che saranno molto interessanti perché riguarderanno il primo triennio, saranno resi noti nel 2022.

(*) Nel Regno Unito un’unità alcolica è pari a 8 grammi di alcol, mentre in Italia è pari a 12. Un’unità alcolica britannica corrisponde, per esempio, a uno shot da 25 ml di una bevanda al 40% di alcol, o a un bicchiere di vino al 13% da 76 ml

© Riproduzione riservata

0 0 voti
Vota
1 Commento
Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Giovanni
Giovanni
11 Luglio 2020 18:43

Il proibizionismo non ha mai funzionato, ma nemmeno l’aumento del prezzo dell’alcol darà buoni risultati per sconfiggere o almeno ridimensionare l’alcolismo. Il periodo di osservazione di 12 mesi è troppo breve per valutare l’efficacia dell’aumento del prezzo delle bevande alcoliche. La riduzione delle vendite degli alcolici registrata nei supermercati e nei negozi di prossimità è indicatore affidabile del reale consumo di alcol? Il consumo di alcolici nei bar e nei pub e l’acquisto diretto dalle distillerie o dai produttori domestici ( Sidro, Perry ) non è stato valutato.