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Negli stessi giorni nei quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rendeva note le sue linee guida per un corretto utilizzo dei farmaci antiobesità, detti agonisti dei recettori di GLP-1 (Ozempic, Mounjaro, Wegovy…), la Cina annunciava la decisione di includere quegli stessi farmaci nella lista di quelli rimborsabili, ampliando così di milioni di persone la platea dei possibili pazienti. Come se non bastasse, sempre in quei giorni un’azienda annunciava l’inizio della sperimentazione di un farmaco simile anche sui gatti, sempre più obesi come i loro proprietari.

Le linee guida dell’OMS

Il primo aspetto significativo del documento dell’OMS, pubblicato da JAMA, è la definizione (come avvenuto in Italia alcuni mesi fa) dell’obesità come malattia a sé stante, cronica, che dà recidive e che deve essere curata per tutta la vita. La conseguenza immediata è che chiunque risponde ai criteri fissati dovrebbe avere accesso ai farmaci, parte di un approccio che, però, dovrebbe sempre essere multidisciplinare. Il documento dà infatti enfasi alla diagnosi precoce, importantissima per una corretta gestione, e poi alle terapie farmacologiche, chirurgiche, comportamentali e di altro tipo, come la gestione integrata delle altre patologie che spesso accompagnano l’obesità.

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L’arrivo delle terapie potrebbe contribuire a costruire un intero ecosistema che si faccia carico dell’obesità in modo integrato ed equo

Per quanto riguarda i farmaci GLP-1 (così vengono definiti), dovrebbero essere assunti per lungo tempo insieme a una terapia comportamentale, per massimizzarne i benefici. Resta però il condizionale, perché non sono ancora disponibili dati a lungo termine che permettano di dire una parola definitiva sull’efficacia e sui rischi associati a queste molecole, così come su aspetti quali la produzione, l’equità (e quindi l’accesso), i costi, la variabilità tra i pazienti e la possibilità di distribuirli nei diversi contesti nazionali.

Un nuovo approccio all’obesità?

In altre parole, l’applicazione delle linee guida dell’OMS dipenderà anche, e in misura cruciale, dagli aspetti sia scientifici che quelli gestionali ed economici, affinché chiunque ne abbia necessità possa essere curato, a prescindere dal paese di residenza.

In attesa che si arrivi a una situazione di questo tipo, al momento assai lontana, anche perché i farmaci GLP-1 sono costosi, l’OMS raccomanda massima trasparenza e ricorso alle prove scientifiche prima di dare qualunque indicazione. Nelle conclusioni si legge poi un auspicio, che parte dalla constatazione dell’impossibilità di affrontare il miliardo abbondante di obesi oggi esistenti solo con i farmaci. Secondo gli autori, l’arrivo delle terapie potrebbe contribuire a costruire un intero ecosistema che si faccia carico dell’obesità in modo integrato ed equo, con strategie anche di prevenzione indirizzate alle persone a rischio e alla popolazione generale.

Tutto nel cervello

Per quanto riguarda le caratteristiche farmacologiche, negli stessi giorni delle linee guida due studi hanno visto la luce aiutando a fare chiarezza su uno degli effetti più importanti di questi farmaci: quello sull’appetito.

Nel primo, pubblicato anch’esso su JAMA Internal Medicine, è stato dimostrato che le persone che assumono il tirzepatide (meglio noto come Mounjaro), quando interrompono la cura non solo recuperano il peso, ma tendono a perdere anche gli altri benefici come quello sulla pressione o quello sui livelli di colesterolo. Nello studio chiamato Surmont 4, circa 300 pazienti sono stati trattati per 36 settimane di terapia unita a dieta ed esercizio. Quindi metà ha proseguito la cura per altre 52 settimane, metà con un placebo. Alla fine, osservando coloro che dopo il primo ciclo avevano perso almeno il 10% del peso iniziale, successivamente assegnati al gruppo di controllo, si è visto che l’85% aveva recuperato almeno un quarto del peso perso inizialmente e che gli altri parametri avevano mostrato la stessa tendenza a un nuovo peggioramento.

Food noise e Ozempic

Il secondo studio, uscito su Nature Medicine, è invece un resoconto molto particolare, perché riguarda una donna di circa sessant’anni che, dopo aver tentato inutilmente qualunque approccio, si era sottoposta all’impianto di alcuni elettrodi nel cervello, nel tentativo di regolare l’attività delle cellule nervose responsabili del cosiddetto Food noise, il pensiero ossessivamente incentrato sul cibo. La donna aveva assunto anche tirzepatide in dosaggi elevati, e quest’ultimo aveva avuto come conseguenza l’attenuazione dell’attività delle cellule nervose dei circuiti della ricompensa responsabili del Food noise. Dopo cinque mesi, però, l’attività era ricomparsa, insieme all’ossessione.

Il caso del tutto particolare della registrazione in diretta dell’attività cerebrale, da confermare su altri pazienti, suggerisce che l’effetto dei farmaci GLP-1 sia temporaneo, e che il cervello si adatti, ripristinando entro poche settimane le modalità associate all’assunzione eccessiva di cibo.

Due donne in sovrappeso a dieta che mangiano un pasto sano in cucina ozempic
I farmaci GLP-1 dovrebbero essere assunti per lungo tempo insieme a una terapia comportamentale, per massimizzarne i benefici

Ozempic in versione cinese e… felina

Intanto, la Cina ha preso una decisione che avrà ripercussioni su tutto il mercato globale, in affanno da tempo a causa di una domanda sistematicamente superiore alla produzione: dal primo gennaio lo stesso tirzepatide sarà aggiunto alla lista dei farmaci rimborsabili dal sistema assicurativo pubblico per la cura del diabete di tipo 2. Il Mounjaro si affianca così all’Ozempic, già incluso dal 2022, con la speranza che i prezzi di entrambi scendano, visto l’ampliamento della disponibilità.

Infine, una notizia sempre degli ultimi giorni dà il senso sia delle dimensioni del problema dell’obesità, sia della continua espansione del mercato.

L’azienda Okava Pharmaceuticals, con sede a San Francisco (California), ha annunciato l’avvio della prima sperimentazione su cinquanta gatti di una terapia a base del farmaco GLP-1 exenatide (Byetta), il primo a essere approvato nell’uomo nel 2005, e il cui brevetto è scaduto. Nello specifico, saranno impiantati sottocute dei microdiffusori che rilasceranno il farmaco in modo continuativo per settimane; la valutazione sarà prolungata per sei mesi. L’obbiettivo è ottenere il via libera per la commercializzazione entro il 2026-27, il costo dovrebbe essere attorno ai cento dollari al mese: anche per i gatti (o per meglio dire per i loro proprietari) sarà dunque una cura onerosa.

Si stima che più della metà dei gatti domestici sia in sovrappeso o già nel range dell’obesità, con conseguenze paragonabili a quelle che si vedono negli esseri umani come il diabete di tipo 2, le malattie cardiovascolari e quelle reumatologiche. Nei prossimi mesi dovrebbe iniziare un’analoga sperimentazione sui cani.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos.com

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