Sono ormai migliaia i prodotti richiamati in tutta Europa a causa del sesamo contaminato dall’ossido di etilene. In Italia, ne abbiamo contati più di 200. A più di sette mesi di distanza dall’inizio dello scandalo, sono ancora molte le questioni da chiarire, tra le responsabilità dei produttori indiani che negano ogni addebito e le mancanze del sistema europeo di controlli. La trasmissione À Bon Entendeur, in onda sull’emittente svizzera romanda RTS, ha cercato di ricostruire la vicenda dedicando un’intera puntata al caso del sesamo contaminato, che ha coinvolto anche la confederazione elvetica.
Tutto è iniziato in Belgio il 9 settembre 2020, quando un’azienda locale segnala all’Afsca, l’Agenzia federale belga per la sicurezza della catena alimentare, la presenza di ossido di etilene in un lotto di sesamo, scoperta per caso da un cliente italiano, che aveva fatto analizzare i semi insieme ad altri prodotti. La segnalazione fa scattare analisi supplementari su altri lotti e si procede con il blocco di 300 tonnellate di sesamo nel porto di Anversa, e l’inserimento del primo di una lunga serie di allerta nel sistema Rasff europeo.
Sono almeno 5.600 le tonnellate di semi di sesamo provenienti dall’India contaminati da ossido di etilene, un gas disinfettante cancerogeno da tempo vietato in Europa per l’uso alimentare. Tuttavia i produttori e gli esportatori indiani negano ogni addebito e ritengono l’allerta europea ingiustificata, rifiutando la validità e l’affidabilità dei test utilizzati. Nonostante ciò, la Commissione europea ha imposto nuove misure per evitare l’arrivo di nuove partite contaminate negli Stati membri: da alcuni mesi tutti i lotti in partenza dall’India devono essere analizzati da un laboratorio indipendente accreditato e poi nuovamente testati una volta approdati in Europa.
Ma è possibile che l’intero sistema europeo di controlli si sia fatto prendere di sorpresa dall’ossido di etilene? Sì, come già messo in luce da un rapporto della commissione Affari economici del Senato francese, in cui si evidenza che solo una piccola parte delle sostanze chimiche presenti sul mercato sono ricercate nei programmi di controllo. E l’ossido di etilene è tra quelle che non vengono testate abitualmente, nonostante sia ancora molto utilizzato al di fuori dell’Europa. Il sistema di controlli, si legge nel rapporto, è strutturato come se “una volta che il prodotto viene vietato in Europa, non si possa più trovare nei piatti dei consumatori”.
“Si trova quello che si cerca” riassume Patrick Edder, chimico cantonale di Ginevra intervistato da À Bon Entendeur. E per questioni di risorse è impossibile testare tutti i lotti di ciascun prodotto importato in Europa per qualsiasi sostanza chimica esistente. Quindi è necessario stabilire quale principio attivo cercare sulla base di valutazioni del rischio, ma non è facile, se non impossibile, avere dei sistemi affidabili per l’identificazione di nuove problematiche emergenti. Finché improvvisamente non scatta l’allerta.
Ecco la puntata integrale di À Bon Entendeur (video in francese, disponibili sottotitoli generati automaticamente in francese con traduzione in italiano selezionabile nelle impostazioni)
© Riproduzione riservata Foto: stock.adobe.com Video: À Bon Entendeur
[sostieni]
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Che storture burocratiche, che incompetenza, che pressapochismo, che superficialità.
Il programma conferma praticamente tutto quello che Il fatto aveva scritto già un paio di mesi fa. Bravi.
…”produttori e gli esportatori indiani negano ogni addebito e ritengono l’allerta europea ingiustificata, rifiutando la validità e l’affidabilità dei test”… Ma vah?!
…”Ma è possibile che l’intero sistema europeo di controlli si sia fatto prendere di sorpresa”… Ma vah?!
Non è che forse tutto il commercio alimentare sia ormai diventato solo una mera questione di lucro? Dove tutti sanno come vanno le cose e stanno zitti per reciproco interesse? Ovviamente tranne casi eccezionali… ☺
Ora neanche le banane si possono più mangiare, perché i pesticidi riescono a passare la buccia, che schifo!
allora quale marca è sicura per acquistare semi di sesamo non contaminati?
Ti cito i maggiori produttori mondiali di Sesamo, in ordine di tonnellate: India, Cina, Nigeria, Myanmar, Tanzania…
Poi ci sono anche delle fattorie in Grecia… Fai le dovute deduzioni… 🙁
Buona giornata
Gentilissima, qui avevamo pubblicato un articolo con ulteriori informazioni: https://ilfattoalimentare.it/tahin-gomasio-sesamo.html