Un lettore segnala i propri dubbi a proposito di due prodotti a base di sesamo: il tahin (o tahina) – crema ottenuta dalla macinazione dei semi – e il gomasio, prodotto usato per insaporire zuppe o insalate, preparato con semi di sesamo tostati e sale.
Da anni consumo regolarmente tahin, sia per preparare salse che per la colazione, al posto del burro. Dato che negli ultimi mesi sono stati ritirati dal commercio numerosi prodotti a base di sesamo, ho smesso di consumare questo prodotto, come pure il gomasio, anche se nessuna segnalazione ha riguardato questi due alimenti. Come si spiega che non siano mai stati incriminati? Vengono controllati? Sandro
I due prodotti considerati sono molto utilizzati dai vegetariani e in generale da chi vuole sostituire grassi di origine animale con quelli vegetali. Il sesamo fra l’altro è ricco di vitamine e minerali e può essere un modo interessante per arricchire la dieta di micronutrienti. I dubbi sulla salubrità di questi prodotti però, a questo punto, sono leciti. Abbiamo inoltrato la segnalazione del lettore a Rapunzel, noto marchio tedesco, fra i primi produttori bio in Europa.
Ecco la risposta dell’azienda.
A metà agosto è stato annunciato che erano stati individuati elevati livelli di ossido di etilene in diversi lotti di sesamo provenienti dall’India. In ottobre la Commissione europea ha deciso che questi lotti di sesamo e i prodotti per i quali erano stati utilizzati dovevano essere ritirati dal mercato.
Per quanto riguarda Rapunzel, i lotti di origine indiana che abbiamo utilizzato per un certo periodo di tempo non provenivano dagli impianti di lavorazione e dai lotti in questione.
Dato che l’ossido di etilene non era mai stato considerato un rischio per il sesamo, molti laboratori non prevedevano questa sostanza nel loro ventaglio di analisi. Anche oggi, non tutti i laboratori sono in grado di analizzarla. Non c’è bisogno di dire che, da quando il problema è emerso, le nostre materie prime sono state sottoposte ad analisi.
Attualmente per i nostri prodotti, utilizziamo sesamo proveniente da Etiopia, Egitto, Uganda e Paraguay.
Ricordiamo che i dolci a base di sesamo appartengono anche alla nostra cultura gastronomica ed esiste una, seppur limitata, produzione di sesamo italiano: il sesamo di Ispica, presidio Slow food.
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[sostieni]
Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.
” … i lotti di origine indiana che abbiamo utilizzato per un certo periodo di tempo non provenivano dagli impianti di lavorazione e dai lotti in questione. Bene. Ma, come capisco se il mio tahin è stato fatto in un periodo diverso da quello richiamato da Rapunzel? Indicare i lotti diei prodotti controllati (o non controllati) non sarebbe una cosa opportuna?
Abbiamo chiesto anche a NaturaSì cosa sta facendo per controllare i prodotti a base di sesamo, in particolare quelli col proprio marchio (Ecor).
Ecco la risposta dell’azienda.
“A seguito dell’allerta sull’ossido di etilene ci siamo attivati con tutti i nostri fornitori per chiedere rassicurazioni ed evidenze circa la conformità dei semi. A nostra volta abbiamo eseguito verifiche sui semi di sesamo da noi importati. Abbiamo pertanto provveduto ad effettuare controlli analitici in collaborazione con i fornitori per accertare la conformità dei prodotti che erano sul mercato al momento delle allerte. Siamo così giunti ad una implementazione dei controlli analitici sulla materia prima per le successive produzioni.
Dall’insieme di queste attività e grazie ad esse sono scaturiti i ritiri per alcune referenze di sesamo.
Viceversa, per il tahin e il gomasio, i controlli non hanno evidenziato irregolarità e per tale motivo non sono state intraprese azioni specifiche.”
Gentile Giova, in effetti questa risposta vale solo per i prodotti a marchio Rapunzel, ma può dare un’idea di come si stanno muovendo i produttori. Mi sembra difficile chiedere a tutte le ditte che producono tahin cosa stanno facendo per evitare il problema, comunque ogni azienda dovrebbe avere un recapito cui rivolgersi per avere chiarimenti.
difficile ma realizzabile. Ipotizzo: il 10 ottobre ho avuto notizia. Blocco la produzione e analizzo. A posto. Proseguo la produzione il 25 ottobre con materia prima analizzata. Quindi: tutti i prodotti con il numero di lotto PINCOPALLO sono sicuri. Gli altri fatti prima del 10 ottobre non lo so.
@Giova: Rapunzel dice che quando hanno usato sesamo indiano, questo non proveniva dagli impianti e dai lotti che sono risultati irregolari. Questo per il passato. Adesso, una volta emerso il problema, non stanno utilizzando sesamo indiano e comunque effettuano più analisi per controllare tutti i lotti.
Quindi direi che Rapunzel è a posto, da quando è emerso il problema. Potremmo provare a sentire qualche altro produttore.