Secondo un articolo del Guardian il pidocchio di mare (Lepeophtheirus salmonis), un parassita che vive sulla pelle del salmone, starebbe mettendo in difficoltà gli allevamenti scozzesi e norvegesi. Per il giornale britannico, sarebbe questa la principale causa dell’incremento dei prezzi all’ingrosso che nell’area euro si attesta intorno al 36% (20% in Italia). In Gran Bretagna per effetto della Brexit e del calo della sterlina l’aumento potrebbe essere arrivato fino al 50%, Il pidocchio di mare non è una novità nel mondo dell’acquacoltura. Si tratta di un piccolo parassita, assolutamente innocuo per l’uomo, che nutrendosi di sangue e di tessuti del pesce può causare infezioni e trasmettere malattie negli allevamenti, o più semplicemente rovinarne l’aspetto estetico, provocando sensibili cali della produzione.
Da anni gli allevatori di salmone dell’Atlantico e del Pacifico sono alle prese con le infestazioni causate dal pidocchio di mare, ma i tentativi di risolvere il problema si rivelano poco efficaci. Nonostante gli sforzi per contrastare la diffusione del pidocchio, nel 2016 la Norvegia ha registrato un calo di produzione di 60 mila tonnellate di pesce, pari ad una diminuzione tra il 4% e il 6% e del 5,2% delle esportazioni. La Scozia, che già aveva registrato una caduta del 4% nel 2015, non ha recuperato nel 2016. Questi numeri però non sono sufficienti a giustificare l’impennata nei prezzi.
Come spiega Valentina Tepedino di Eurofishmarket, ci sono almeno altri due fattori che hanno contribuito alla crescita dei listini. Il primo elemento da considerare è il costante aumento della domanda che supera le quantità disponibili negli allevamenti. Sono cresciute enormemente le importazioni cinesi e anche i consumatori dei paesi occidentali scelgono sempre più spesso il salmone per i piatti a base di pesce. Dai dati del Norwegian Seafood Council, l’importazione di salmone in Italia è cresciuta considerevolmente nell’arco di 5 anni, passando da 43 mila tonnellate nel 2011, a 76 mila nel 2015.
Un altro fattore da considerare è il crollo delle forniture sudamericane. Una fioritura di alghe tossiche ha provocato in Cile (considerato il secondo paese al mondo produttore di salmone di allevamento) la perdita del 20% dello stock di pesce, mentre le condizioni meteorologiche avverse e il riscaldamento delle acque causati da El Niño hanno ulteriormente peggiorato le cose. In questa situazione, la Norvegia non è riuscita a far fronte all’aumento della domanda sia per la questione pidocchi, sia perché non ha ampliato la superficie degli allevamenti, a causa di una rigida regolamentazione del settore. Come spiega il Norwegian Seafood Council, l’espansione dell’acquacoltura può avvenire solo rispettando natura e ambiente.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
sembra che in fatto di salute i Norvegesi siano affidabili seri.