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Fabrizio De Stefani direttore del Servizio veterinario d’igiene degli alimenti dell’USLL 4 del Veneto.

La prima cosa che si fa quando si entra in un ristorante è leggere il menù per scegliere la pietanza, controllare i prezzi ed evitare di  trovarsi a fine pranzo sgradevoli    sorprese. Quante volte capita di accorgersi che le cifre proposte sono alte rispetto a quanto letto sulmenu? In quante occasioni siamo rimasti delusi dalla qualità dei piatti? In questi casi, come ci si deve comportare? È possibile decidere consapevolmente di “non pagare” il conto? Abbiamo rivolto alcune domande a Fabrizio De Stefani, direttore del Servizio veterinario d’igiene degli alimenti dell’USLL 4 del Veneto.

Quando ci si accomoda al ristorante, è obbligatorio rimanere anche dopo aver letto il menù?

Quando ci si siede al ristorante si stipula un contratto tra noi e il ristoratore. Il gestore è tenuto per legge a fornire cibo buono, preparato con ingredienti sicuri e il menù è il “documento” che regola il rapporto fra ristoratore e cliente. Per questo sulla carta  devono comparire oltre al prezzo delle pietanze anche indicazioni corrette, chiare e precise sulla composizione. Il cliente dopo avere letto il menù può ritenere le portate troppo costose o non di suo gradimento, ed è libero di andarsene senza ordinare e senza pagare nulla.

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Se si procede con l’ordinazione, il cliente di fatto decide di stipulare il contratto

Se invece il cliente comincia a ordinare conferma di ritenere i prezzi accettabili e di avere i mezzi per pagare il pasto ed è obbligato a pagare il conto. In alcuni casi, purtroppo, il menù non è sulla tavola e ci si deve accontentare della “declamazione” delle pietanze da parte del cameriere. È bene sapere che esporre il listino dei prezzi è un obbligo, e la mancata osservanza può comportare per l’esercente il pagamento di una multa di 308 euro (art. 180 Regio decreto n. 635 del 1940 tuttora in vigore). Se nel ristorante i prezzi non sono esposti, il cliente potrà comunque decidere di andarsene per evitare brutte sorprese, oppure, una volta presentato il conto, potrà contestarlo arrivando anche a anche a rifiutarsi di pagare.

Il menù non ci è piaciuto? Non pagare il conto sulla base di caratteristiche soggettive si traduce in lunghe diatribe legali
Il menù non ci è piaciuto? Non pagare il conto sulla base di caratteristiche soggettive si traduce in lunghe diatribe legali

Quali possono essere le buone ragioni per non saldare il conto?

I motivi possono essere vari e alcuni hanno anche un fondamento legale. Il cliente vuole pagare, ma non ha denaro sufficiente.In questo caso c’è un evidente buona fede di una persona che può trovarsi involontariamente senza denaro contante  e senza la possibilità di utilizzare mezzi alternativi come bancomat o carta di credito (per colpa del gestore o del cliente stesso). In questi casi se la persona è conosciuta ci si accorda senza la richiesta di garanzie da parte dell’esercente. In alternativa con la disponibilità del cliente a fornire i propri dati identificativi, il gestore dovrà limitarsi a emettere la fattura e attendere il pagamento. La fattura emessa costituisce una prova scritta del credito vantato dal gestore che gli consentirà, eventualmente, di agire giudizialmente per il recupero del credito. Lavare i piatti non rientra quindi tra le forme alternative di pagamento permesse, nonostante sia ormai diventata un’immagine emblematica, e parte dell’immaginario collettivo.

E se il cliente ha deciso di non pagare?

Se dopo aver consumato il pranzo la persona si rifiuta di pagare, il gestore del ristorante può querelare il cliente per insolvenza fraudolenta. Si tratta di un reato previsto dall’art. 641 del Codice penale punito con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a 516 euro, per “chi, dissimulando il proprio stato d’insolvenza, contrae un’obbligazione col proposito di non adempierla”.  Questo tipo di reato non è però perseguibile d’ufficio: non prevede nemmeno l’arresto in flagranza né il fermo e non sono applicabili le misure cautelari personali. Se intervengono le forze dell’ordine queste potranno procedere alla sola identificazione delle persone c0involte, e raccogliere, anche in forma orale, la querela del gestore. Se però il cliente decide di fuggire in attesa dell’arrivo delle autorità, nessuno potrà trattenerlo: in tal caso si incorrerebbe nel (ben più grave) reato di sequestro di persona. Il ristoratore potrà quindi solo presentare querela contro ignoti, fornendo ogni elemento utile alle autorità per l’identificazione.

 In caso di mancato pagamento il ristoratore non può trattenere il cliente né chiedere i documenti. Può solo chiamare le autorità

In caso di mancato pagamento il ristoratore non può trattenere il cliente né chiedere i documenti. Può solo chiamare le autorità

Cosa fare quando  il cliente non è soddisfatto delle pietanze?

Se il mancato gradimento della pietanza si fonda su impressioni soggettive come il gusto,  le dimensioni delle porzioni ecc… i malintesi sono di difficile soluzione. Quantificare quanto sia gradevole o meno il gusto delle pietanze può alimentare una discussione senza fine. In questi casi il cliente è comunque tenuto a pagare il conto, salvo poi rivalersi in una battaglia legale lunga e dall’esito alquanto incerto.

Se invece il cliente trova nel piatto segni di contaminazione, alterazione o corpi estranei (capelli, insetti, ecc.)?

È necessario rivolgersi immediatamente al ristoratore, conservando una parte del cibo per gli accertamenti che si potranno richiedere successivamente alle autorità sanitarie competenti (Asl). In questo caso, tuttavia, pagare o meno il conto diventa una questione del tutto secondaria.