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insalatissime rio mare martina ravotti instagramArrivano finalmente le prime censure per le pubblicità nascoste diffuse dai profili social di blogger e influencer. L’Istituto di autodisciplina pubblicitaria, con un’ingiunzione del Comitato di controllo (48/2018), ha censurato la pubblicità delle Insalatissime Rio Mare diffusa attraverso un post sul social network Instagram – ora rimosso dal profilo social, ma ancora visibile sui motori di ricerca – dall’influencer Martina Ravotti il 16 maggio 2018, perché violava l’articolo 7 del Codice di autodisciplina pubblicitaria sull’identificazione della comunicazione commerciale. I destinatari della censura sono Bolton Group Srl, proprietaria del marchio Rio Mare, e Goodvibration Srl, la società che gestisce i profili social dell’influencer.

Secondo lo Iap la natura pubblicitaria del post non era immediatamente riconoscibile come tale dal pubblico. L’immagine censurata, dove l’influencer appariva ritratta in riva al mare, era accompagnata dal testo “In spiaggia, mare, relax e un pranzo leggero di gusto con le insalatissime!”, dal tag all’account dell’inserzionista @riomareofficial e dagli hashtag #insalatissime, #riomare, #healthyfood, #gusto e #relax, che secondo l’Istituto non sono sufficienti a identificare in maniera inequivocabile l’esistenza di un accordo commerciale alla base del post.

insalatissime rio mare riso basmati tonnoCome indicato dalla Digital Chart, redatta dallo Iap nel 2016, anche per blog e social media vale infatti il principio della trasparenza delle comunicazioni pubblicitarie, secondo cui i contenuti promozionali devo essere sempre ben distinguibili. Per questo motivo, il documento raccomanda a blogger e influencer di sottolineare sempre la natura pubblicitaria di un post utilizzando hashtag come #pubblicità, #sponsorizzato o #ad e possibilmente di farlo sempre all’inizio del post. Indicazioni che mancavano nel contenuto censurato.

In passato Il Fatto Alimentare si è occupato più volte del problema delle pubblicità nascoste nei blog e nei profili social di celebrità e influencer, un malcostume particolarmente diffuso anche tra i foodblogger, fino a inviare allo Iap una richiesta di censura. Nel 2017 anche l’Antitrust era intervenuta inviando lettere di moral suasion ai confronti dei principali influencer e ai marchi i cui prodotti erano protagonisti di pubblicità mascherate, chiedendo di rendere le inserzioni chiaramente riconoscibili. Finalmente cominciano a essere presi provvedimenti contro chi continua a non adeguarsi.

Fonte immagini: Instagram, Multipix

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Paoblog
14 Giugno 2018 07:45

Mi piacerebbe pensare che non ci siano in giro persone che comprano un prodotto perchè una “influencer” posta ripetutamente foto con la scatoletta in mano ed il nome del prodotto nei commenti.

Tuttavia, se le aziende pagano e questi incassano, vuol dire che il gioco vale la candela.

E quindi una volta di più canto fuori dal coro, tuttavia che siano “testimonial” oppure “influencer” per quel che mi riguarda le aziende buttano i soldi.

Così come sprecano tempo quelli che ogni tanto mi contattano per inserire post pubblicitari nel Blog.

Claudio
Claudio
15 Giugno 2018 11:11

Pratica odiosa quanto quella delle recensioni positive a pagamento.

Sandro kensan
17 Giugno 2018 14:44

Tutto queste regole non mi trovano d’accordo. Viviamo in una società ingessata dove ogni movimento è una sofferenza perché ci sono mille mila regole. Occorre più moral suasion e meno regole. La sindaca Raggi diceva in una intervista che per fare un lavoro secondo le regole occorrono almeno 12 mesi. Per fare una inversione in un incrocio semaforico dove è permesso occorre sperare che non ci sia il divieto messo lì perché la gente ne approfitta per saltare il semaforo legalmente. Tutto è ingessato e sempre più ingessato.

Roberto La Pira
Reply to  Sandro kensan
17 Giugno 2018 14:53

Certo forse ci vuole più tempo ma chi le vuole fare in fretta e senza regole in genere cerca sempre di fare il furbo (Raggi docet!)

Roberto La Pira
Reply to  Sandro kensan
17 Giugno 2018 14:55

Certo forse ci vuole più tempo ma chi le vuole fare in fretta e senza regole in genere cerca sempre di fare il furbo (Raggi docet!). Nel settore pubblicitario l’assenza di regole vorrebbe dire lasciare campo libero a inganni e furberie che già ci sono in abbondanza adesso figuriamoci dopo.