Ogni anno in Italia oltre 7 miliardi di contenitori per bevande sfuggono al riciclo per venire dispersi nell’ambiente o smaltiti con i rifiuti indifferenziati. I mari, le spiagge, i sentieri di montagna, i parchi delle città, i siti archeologici italiani sono deturpati da bottiglie e lattine abbandonate incautamente. Questo non rappresenta solo un ingente danno ambientale, bensì un rischio concreto per la nostra salute, per l’incolumità degli animali e un danno per le comunità e l’industria del turismo.
Per cercare di arginare questo problema l’Associazione Comuni Virtuosi (1) ha lanciato insieme a 14 organizzazioni la campagna “A Buon Rendere”. Lo scopo è reintrodurre in Italia il deposito cauzionale per recuperare i vuoti di tutti gli imballaggi monouso usati per le bevande (plastica, alluminio, vetro). Si tratta di una raccolta selettiva per gli imballaggi delle bevande che nei paesi europei dove è in vigore, permette di raggiungere tassi di raccolta superiori al 90% circa rispetto alla quantità di contenitori immessi sul mercato. Il successo del metodo è dovuto all’importo in denaro che si somma al prezzo di vendita. L’importo viene poi essere restituito integralmente quando si riporta l’imballaggio a un punto di raccolta. La campagna si pone come obiettivo l’introduzione di un sistema di raccolta efficiente, per migliorare il sistema di riciclo e ridurre sensibilmente l’inquinamento ambientale, favorendo la transizione verso un’economia circolare.
La cauzione in Europa oscilla da 0,10 a 0,25 € per ogni contenitore ed è restituita al consumatore quando viene riportato. In sostanza l’acquirente compra la bevanda e prende in prestito l’imballaggio. Il sistema attualmente funziona in più di 40 paesi al mondo. Nella lista troviamo diversi stati europei, USA, Canada, Australia, Oceania e alcuni Paesi del medio Oriente. Il valore del deposito è un elemento fondamentale che determina il successo del sistema. Un importo ben calibrato incentiva la partecipazione dei consumatori e garantisce tassi di raccolta elevati. In Germania il valore è di 0,25 € e permette di raggiungere un ritorno vicino al 98% dei contenitori per bevande immessi sul mercato. Al contrario, se l’importo del deposito è troppo basso viene meno l’interesse da parte dell’acquirente. Nel Connecticut un deposito di 0,05 $, si traduce in un tasso di raccolta del 50% contro il 91% dei Paesi europei che hanno attivato un sistema di recupero.
Per sensibilizzare l’industria delle bevande, i punti vendita, le catene di supermercati e i cittadini sui benefici del vuoto con cauzione, la campagna ha promosso una petizione, a cui seguiranno sondaggi, eventi pubblici e produzione di materiale divulgativo. Gli elementi legislativi per partire ci sono da quando nel 2021 il Governo ha inserito uno specifico emendamento che aprirebbe la strada all’introduzione di un sistema di deposito cauzionale anche in Italia. Adesso è fondamentale che i ministeri competenti (il ministero della Transizione ecologica e il quello dello Sviluppo economico) aprano un tavolo di confronto per predisporre i decreti attuativi.
Con i suoi quasi 8.000 chilometri di coste, l’Italia è uno dei maggiori responsabili di sversamento di rifiuti plastici nel Mediterraneo. Il sistema del vuoto con cauzione per le bevande eviterebbe la dispersione, riducendo l’inquinamento ambientale e fornendo una soluzione efficace per i consumatori e per l’industria delle bevande.
Per partecipare alla petizione clicca qui
(1) L’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi (ACV) nasce nel 2005 per promuovere le buone pratiche locali di sostenibilità ambientale e sociale, favorendone così una loro diffusione nazionale. La rete dei Comuni Virtuosi oggi conta 135 Comuni disseminati lungo tutto lo Stivale. Le iniziative e i progetti dei Comuni Virtuosi coprono ambiti attinenti a rifiuti, economia circolare, efficienze energetica, energie rinnovabili, mobilità sostenibile, stili di vita, cittadinanza attiva e bilancio partecipato e di contrasto a fenomeni come il consumo di suolo e la cementificazione dei territori.
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Certo…me li vedo gli anziani che riportano al punto vendita sporte di plastica piene di contenitori.
E che nel fare ciò, riducono i costi di raccolta per le imprese del riciclo…
Gli anziani sono spesso più disponibili a fare qualcosa di “sociale” perchè educati e cresciuti in un’epoca dove il “sociale” era più sentito e più vissuto rispetto alle generazioni successive.
Cauzione? Una bottiglia di CocaCola da 1.5 litri costa nel super circa 2 euro, veramente qualcuno crede che aggiungendoci 20 centesimi di cauzione (che dopo pochi giorni perderà significato e apparirà come il solito aumento) sarebbero molti che la conserverebbero per poi riportarla al venditore? O piuttosto quelli che si ricorderanno di aver pagato “l’ennesima tassa allo Stato” non sarebbero incentivati ad abbandonarle ovunque (ho giàpagato!), per di più sentendo addirittura di fare del bene perché lasciandole dove capita “le raccoglieranno i poveri”?
L’ennesima operazione che non affronta seriamente il problema, che non si compone solo di bottigliette ma di tutti i contenitori, i piatti, i bicchieri, le posate “monouso”, la cui soluzione può essere solo il divieto totale di fabbricazione, detenzione, commercializzazione sull’intero territorio italiano, di qualunque materiale siano composte, perché TUTTI i materiali per quanto “alternativi”, “naturali”, “biologici”, occupano superfice agricola, risorse, concimi e acqua per la loro coltivazione, e risorse ed energia e combustibili per la loro trasformazione, fabbricazione, imballaggio, trasporto, commercializzazione e riciclo.
Questo comportrebbe tornare a usare posate e stoviglie riutilizzabili sia casa che nella ristorazione collettiva (esistono in materiali infrangibili che reggono migliaia di lavaggi), ma veramente qualcuno crede che sia un problema insormontabile? Basta ovviamente la lavastoviglie, sia casa che in mensa che nelle fiere della salamella, che possono fornire stoviglie infrangibili con una cauzione pari al loro costo, e che verrà resa alla restituzione, e aggiungere al baraccone della cucina tre metri di sezione lavaggio.
Specialmente nelle mense scolastiche vanno reintrodotte posate e stoviglie riutilizzabili, è oltretutto altamente diseducativo che in classe la maestra spieghi ai bambini che i rifiuti vanno selezionati per tipologia e conferiti separatamente e vanno evitati i contenitori monouso per non sprecare risorse… e mezz’ora dopo poi li accompagni al piano di sotto a pranzare in mensa con piatti, bicchieri, contenitori e posate monouso che getteranno nel bidone a fine pasto.
Quanto alle bottiglie in plastica riciclabile, la soluzione non è nella foglia di fico della cauzione ma nelle macchinette che in ogni super riciclino i vuoti a fronte di un piccolo sconto sulla spesa o ancora meglio rlascino dei “bollini” per la carta fedeltà di quel super, sistema è efficacissimo dato il mare di tessere fedeltà che i consumatori adottano per raccogliere i “bollini” che a fronte di centinaia di euro di spesa danno diritto a un piccolo asciugamano o a un piattino, poter aggiungere “bollini” consegnando bottiglie vuote incentiverebbe enormemente il ricicolo.
A patto però con non si debbano portare solo le bottiglie intere, perché quelle di un normale consumo settimanale di una famiglia formerebbero un saccone ingombrante, scomodo in casa e in auto e di fatto ingestibile sui mezzi pubblici, le macchinette dovrebbero accettare le bottiglie già schiacciate a mano, riducendone il volume di oltre il 90% come si fa abitualmente per inserirle nel sacco della raccolta differenziata.