Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno raggiunto un accordo sul nuovo regolamento imballaggi. L’obiettivo, come spiega un articolo di Economia Circolare, è raggiungere una riduzione del 15% entro il 2040 del packaging e dei rifiuti da imballaggio. La nuova normativa coinvolge l’industria, ma anche la distribuzione e consumatori e consumatrici: in media, infatti, i cittadini e le cittadine europee producono 177 kg di rifiuti di imballaggio pro capite, per un totale 79,3 milioni di tonnellate.
Ridurre imballaggi e rifiuti
In primo luogo, l’accordo fissa obiettivi progressivi di riduzione degli imballaggi, in particolare quelli di plastica, rispetto al 2018: 5% entro il 2030, 10% entro il 2035 e 15% entro il 2040. Il nuovo regolamento, inoltre, prevede una nuova stretta alla plastica monouso. A partire dal 2030 saranno vietati ad esempio gli imballaggi per ortofrutta fresca non trasformata al di sotto di 1,5 kg (con specifiche eccezioni), quelli per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti, e le bustine monoporzione di condimenti e zucchero.
Come accennato, la normativa contiene eccezioni ai nuovi divieti. Per esempio “nel caso in cui l’imballaggio sia necessario per evitare perdite d’acqua o perdita di turgore, o contro rischi microbiologici, shock fisici o ossidazione; per evitare l’inverdimento della frutta e della verdura e per soddisfare i requisiti del regolamento Ue sulla certificazione o sull’etichettatura con un riferimento alla qualità e alla autenticità delle Denominazioni d’origine protetta (Dop) e le Indicazioni geografiche protette (Igp)”. Si salvano, quindi, le insalate in busta, come avevamo già spiegato in passato (leggi qui l’articolo L’Europa vuole davvero vietare l’insalata in busta?).
Sacchetti di plastica
Continua anche l’impegno verso l’eliminazione dei sacchetti di plastica leggera: l’obiettivo è arrivare a un uso non superiore a 40 sacchetti a persona entro il 2025. È previsto anche il divieto di utilizzo delle buste ultraleggere, a meno che non siano necessarie per motivi igienici, per alimenti sfusi o per prevenire lo spreco di cibo.
PFAS e metalli pesanti
Il nuovo regolamento introduce limiti per metalli pesanti e PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche) negli imballaggi a contatto con gli alimenti. Per piombo, cadmio, mercurio e cromo esavalente è previsto un limite massimo non superiore ai 100 mg/kg dato dalla somma delle concentrazioni dei singoli metalli pesanti. Per gli PFAS, invece, la normativa stabilisce limiti da 25 parti per miliardo a 50 a seconda della sostanza presa in esame.
Gli obiettivi di riuso degli imballaggi
La normativa contiene anche nuovi obiettivi vincolanti per il riuso degli imballaggi entro il 2030, e altri obiettivi indicativi per il 2040. Indicativamente, in UE almeno il 10% degli imballaggi deve essere riutilizzabile entro la fine del decennio, con variazioni a seconda del tipo di imballaggio. Per raggiungere questi target, gli Stati membri devono mettere in atto misure per incentivare sistemi di riutilizzo, di restituzione e riempimento degli imballaggi. Sarà considerato ‘riutilizzabile’ un imballaggio concepito, progettato e immesso sul mercato con l’obiettivo di essere riutilizzato più volte e per compiere il maggior numero possibile di rotazioni, soddisfacendo allo stesso tempo i requisiti di salute, sicurezza e igiene per i consumatori.
Anche in questo caso ci sono numerose eccezioni: vino, vini aromatizzati, liquori, latte, altre bevande altamente deperibili, contenitori da asporto, packaging secondari per il trasporto e la vendita e imballaggi raggruppati. Sono esclusi anche i packaging in cartone. I Paesi membri, inoltre, possono decidere di concedere una deroga di cinque anni, ma solo in alcuni casi particolari. Per esempio, per gli Stati membri che superano del 5% gli obiettivi di riciclaggio da raggiungere entro il 2025 e prevedono di superare del 5% gli obiettivi di riciclaggio del 2030. Le microimprese sono esentate dal rispetto delle norme sul riutilizzo degli imballaggi.
Acqua del rubinetto al ristorante e contenitori da casa per l’asporto
Per incentivare il riutilizzo e ridurre i rifiuti da imballaggio, il nuovo regolamento estende a livello europeo due iniziative che finora hanno avuto solo respiro locale o sperimentale. In primo luogo, tutti gli Stati membri devono incentivare ristoranti, mense, bar, caffetterie e servizi di catering a servire acqua di rubinetto, gratis o prezzo minimo, in contenitori riutilizzabili. Si tratta di una battaglia di lungo corso de Il Fatto Alimentare, per cui abbiamo lanciato anche una petizione che ha raccolto quasi 30.000 firme. In seconda battuta, i Paesi UE devono garantire a consumatori e consumatrici la possibilità di usare contenitori propri per l’acquisto di cibo e bevande d’asporto, a partire dal 2023.
Imballaggi riciclabili
La nuova normativa stabilisce che tutti gli imballaggi debbano essere riciclabili, ad eccezione del packaging (o componenti di imballaggi) in legno leggero, sughero, tessuti, gomma, ceramica, porcellana o cera. In particolare, per gli imballaggi di plastica è prevista anche una quota minima di materiale riciclato. Per quelli in PET (polietilene tereftalato) a contatto con gli alimenti (a eccezione delle bevande) è previsto un obiettivo minimo del 30% per il 2030 e del 50% per il 2040, mentre per le bottiglie in PET il target è del 30% entro il 2030 e del 65% entro il 2040. Per gli altri imballaggi in plastica l’obiettivo è del 35% entro il 2030 e del 65% entro il 2040. Inoltre, per gli imballaggi riciclabili è stato introdotto il divieto di incenerimento e smaltimento in discarica.
Il regolamento introduce anche il concetto di “riciclaggio di alta qualità”, cioè “Qualsiasi processo di riciclaggio che produce materiali riciclati di qualità equivalente a quella dei materiali originali, in base alle caratteristiche tecniche conservate, e che viene utilizzato come sostituto delle materie prime primarie per l’imballaggio”.
L’accordo stabilisce, infine, l’obiettivo di raccolta differenziata del 90% per le bottiglie e le lattine per bevande entro il 2029, istituendo sistemi di deposito su cauzione. Sono esentati da quest’obbligo i Paesi UE con un tasso di raccolta differenziata superiore all’80% nel 2026 e una strategia per raggiungere l’obiettivo del 90%.
Riprogettazione degli imballaggi ed etichette
La normativa fissa anche una percentuale massima di spazio vuoto del 50% negli imballaggi durante il trasporto e chiede ai produttori di ridurre al minimo indispensabile peso e volume del packaging. Di conseguenza le aziende dovranno riprogettare gli imballaggi per adeguarsi alla normativa.
Ci sono novità anche per le etichette, che devono indicare informazioni sulla composizione del materiale di imballaggio, sul riutilizzo, sul contenuto di materiale riciclato o informazioni armonizzate sulla raccolta differenziata.
Bioplastiche
Il nuovo regolamento, infine, prevede che, entro tre anni dall’entrata in vigore, la Commissione riesamini lo sviluppo e le prestazioni ambientali degli imballaggi in bioplastica. In base a questa revisione, l’esecutivo europeo potrà indicare i requisiti di sostenibilità per le materie prime a base biologica negli imballaggi in plastica, stabilire obiettivi d’uso nel packaging e dare la possibilità di raggiungere i target di contenuto riciclato in questo modo.
Il testo concordato da Parlamento UE e Consiglio ha ricevuto il plauso di Assobioplastiche, perché è particolarmente favorevole alle bioplastiche compostabili. Da un lato è esentata dai divieti che colpiscono gli imballaggi monouso di plastica, dall’altro la normativa prevede l’obbligo di utilizzare packaging compostabile per alcune applicazioni. “Grazie alla nuova normativa – spiega Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche – le applicazioni compostabili come shopper, sacchetti ortofrutta, capsule per bevande, piatti, bicchieri, vassoi, retine, potranno dispiegare tutte le loro potenzialità. Contribuiranno così ad aumentare la quantità e la qualità dell’umido domestico in tutta Europa, la cui raccolta proprio quest’anno è divenuta obbligatoria in tutta l’UE”.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
In riferimento alla distribuzione di acqua del rubinetto al ristorante e contenitori da casa per l’asporto si rende necessario garantire l’igienicità degli stessi congiuntamente ai rischi di contaminazione e relative responsabilità.
Acqua del rubinetto al ristorante e contenitori da casa per l’asporto:
Cinquanta anni fa era d’uso, specialmente durante la “villeggiatura”, andare alla trattoria più vicina con un paio di pentole per comperare primo e secondo o solo uno dei due, portarselo a casa e bere l’acqua del rubinetto. Ora ci vuole una legge ?! Si stava meglio quando si stava peggio.