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Anche nel 2015 la campilobatteriosi è stata la più diffusa tra le infezioni alimentari

Anche nel 2015 le infezioni alimentari più frequenti sono state quelle provocate dal Campylobacter con 229.213 casi registrati e sono di nuovo aumentate quelle provocate dai batteri della Listeria, confermando una tendenza iniziata nel 2008. Per il secondo anno consecutivo sono aumentati anche i casi di salmonellosi, dopo che tra il 2008 e il 2014 erano diminuiti del 44%.

Sono questi i principali risultati che emergono dall’ultima relazione annuale sulle zoonosi e i focolai infettivi di origine alimentare nell’Unione europea, curata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). La relazione si basa sui dati raccolti dai 28 Paesi dell’Unione e da altri quattro Stati: Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein.

Il Campylobacter si trova soprattutto tra i polli e nella carne di pollo da cuocere prima del consumo, come la Salmonella, i cui casi segnalati sono saliti dai 92.007 del 2014 ai 94.625 del 2015. Secondo Efsa ed Ecdc, l’aumento osservato negli ultimi due anni è in parte dovuto al miglioramento della sorveglianza e al miglioramento dei metodi diagnostici. Tuttavia, a lungo termine, la tendenza è ancora in calo e la maggior parte degli Stati membri ha raggiunto i propri obiettivi di riduzione per Salmonella negli allevamenti di pollame.

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La listeriosi si conferma tra le infezioni alimentari più letali

Ciò che viene giudicato “preoccupante” dagli esperti è la continua tendenza all’aumento dei casi di Listeria, che si verificano soprattutto nella popolazione anziana. Nel 2015 la listeriosi ha colpito circa 2.200 persone, causando 270 morti, il numero più alto mai registrato nell’Ue. La percentuale di casi nella fascia di età oltre i 64 anni è aumentata dal 56% del 2008 al 64% del 2015. Inoltre, in questo periodo, il numero di casi segnalati e la loro percentuale sono quasi raddoppiati nei soggetti di età superiore a 84 anni, anche se la Listeria monocytogenes, il batterio che provoca la listeriosi nell’uomo e negli animali, ha raramente superato i limiti di sicurezza imposti per legge negli alimenti pronti al consumo, che rappresentano la fonte più comune di infezioni alimentari per l’uomo. “Questa è una minaccia per la salute pubblica che può e deve essere affrontata”, ha dichiarato Mike Catchpole, direttore scientifico dell’Ecdc, che sta lavorando con i singoli Stati, “per migliorare la sorveglianza sulle malattie veicolate da alimenti e acque, a partire da Listeria, poiché la precoce individuazione di cluster ed epidemie importanti può aiutare a prevenire ulteriori casi”.

Efsa ed Ecdc ricordano che la Listeriosi è una malattia causata da Listeria monocytogenes, che è diffusa nell’ambiente. Questi batteri possono moltiplicarsi a basse temperature, tollerano alte concentrazioni saline e di conseguenza possono sopravvivere in cibi trasformati, conservati, refrigerati e pronti al consumo, come carni e pesci lavorati, salumi, prodotti lattiero-caseari come formaggio a pasta molle, burro e latte, specialmente se crudo, panini e insalate pronti. Dopo il consumo di alimenti contaminati, la maggior parte degli individui sani non sviluppa alcun sintomo di rilievo. Tuttavia, nelle persone con sistema immunitario indebolito, in donne incinte, neonati e anziani, la listeriosi può portare a meningite, infezione del cervello e gravi infezioni del sangue. Tutte le forme cliniche sono curabili con cicli prolungati di antibiotici, ma la prognosi delle infezioni invasive più gravi è sfavorevole.

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