Carne coltivata & co.: il progetto dell’Efsa per saperne di più
Carne coltivata & co.: il progetto dell’Efsa per saperne di più
Rossella Ardizzone 26 Aprile 2023Gli studi sulla carne coltivata (ma anche sui prodotti ittici coltivati) sono ancora pochi. Per questo motivo il progetto dell’Efsa Cultured meat and cultured seafood – state of play and future prospects in the EU si pone l’obiettivo di realizzare una visione più chiara su impatto ambientale e sicurezza alimentare dei processi produttivi del ‘nuovo cibo’. Per questo motivo è stato aperto un bando nel mese da dicembre 2022, scaduto lo scorso 12 aprile 2023.
Fino ad ora la carne e i prodotti ittici coltivati hanno conosciuto un aumento di interesse a livello internazionale, con la prima autorizzazione per la commercializzazione a Singapore nel 2020 e un forte aumento degli investimenti in diversi Paesi. Anche in Europa questo settore sta iniziando ad attrarre investimenti: l’UE ha investito attraverso REACT-EU nella carne coltivata. Attualmente i prodotti alimentari a base cellulare non sono commercializzati nell’UE e tali prodotti richiedono un’autorizzazione prima dell’immissione in commercio. Una volta presentata la domanda alla Commissione, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) effettuerà la valutazione sulla sicurezza.
Sono stati realizzati pochi studi per comprendere l’impatto del ciclo della carne coltivata (produzione, consumo, rifiuti) sull’ambiente e il suo legame con gli aspetti sociali e culturali. Stime approssimative basate su una valutazione del ciclo di vita suggeriscono una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, del fabbisogno di terreni e dell’uso dell’acqua rispetto alla carne convenzionale. Da non sottovalutare l’intensità energetica necessaria alla produzione di carne e prodotti ittici coltivati che dipende dalla metodologia utilizzata.
Il bando per l’avvio della ricerca non vuole incentivare o contribuire allo sviluppo del mercato delle carni e dei prodotti ittici coltivati, bensì vuole sviluppare conoscenze sugli aspetti di sostenibilità aiutando gli attori del sistema alimentare a comprendere l’impatto che il ciclo dalla produzione al consumo, avrà sugli aspetti ambientali, economici e sociali, compresi quelli etici. Inoltre si vogliono fornire conoscenze aggiuntive sulle potenziali sfide e opportunità che i due prodotti offrono per contribuire alla riduzione di emissioni di gas serra, inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, esaurimento delle risorse e impatto sugli ecosistemi, rifiuti e sicurezza alimentare per le persone. Da non tralasciare le possibili ripercussioni sul settore dei co-prodotti zootecnici come il cuoio, gli alimenti per animali domestici, i cosmetici, i fertilizzanti, altre sostanze chimiche, ecc.
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…ed eventuali differenze anche sul consumo di antibiotici tra allevamenti e carne coltivata!
Perché mai dovrebbero diminuire? Infezioni batteriche potrebbero colpire anche le cellule in vitro, come accade nelle contaminazioni dei caseifici etc.
Vogliamo parlare di componenti morali o meglio moraliste o ancor meglio moralisticheggianti?
La morte e il nutrirsi fanno parte dall’etica quando considerano un sano rapporto tra cacciatore e oreda, il rifiuto della morte fa parte della morale in cui è la vergogna a gestire le scelte.
Nulla di nuovo sotto il sole!
Dimenticavo: immagino che presto o tardi dovremo inventarci anche lo sterco di vacca coltivato per l’agricoltura biologica, perché se faremo estinguere i bovidi con questi insulsi modelli ideologici orientati dal business, presto o tardi i vegxxxni dovranno scegliere da che parte stare!