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Il glifosato aumenta l’incidenza di diversi tumori, anche alle dosi considerate sicure in Unione Europea, per lo meno nei ratti. È quanto rivela uno studio multicentrico pubblicato su Environmental Health da ricercatrici e ricercatori dell’Istituto Ramazzini di Bologna, condotto insieme all’Istituto Superiore di Sanità e ad altri centri di ricerca internazionali, che hanno testato gli effetti dell’esposizione al controverso erbicida fin dalla vita prenatale.

Lo studio

Nello studio, infatti, i ratti sono stati esposti al glifosato e a due erbicidi a base di glifosato (uno usato in UE, l’altro negli USA) a partire dal sesto giorno di gestazione (attraverso l’alimentazione materna), per un totale di due anni. Il gruppo di ricerca ha somministrato il glifosato attraverso l’acqua, in tre diversi dosaggi: la dose giornaliera accettabile (ADI) in UE di 0,5 mg/kg di peso corporeo al giorno, una dose di 5 mg/kg di peso corporeo al giorno, e la dose senza effetto avverso osservabile (NOAEL) in UE di 50 mg/kg di peso corporeo al giorno.

Primo piano di un erogatore di pesticidi o fertilizzanti di un trattore
Il glifosato aumenta l’incidenza di diversi tumori nei ratti, anche alle dosi considerate sicure in Unione Europea

In tutti e tre i casi, lo studio ha mostrato un aumento dell’incidenza di tumori – sia benigni che maligni – in entrambi i sessi e in diverse aree del corpo: tessuti emopoietici e linfatici, pelle, fegato, tiroide, sistema nervoso, ovaie, mammelle, ghiandole surrenali, reni, vescica, scheletro, pancreas, utero e milza. Inoltre, i risultati evidenziano un’aumento della mortalità precoce per leucemia, a un’età paragonabile a quella di una persona di 35-40 anni.

Glifosato, probabile cancerogeno

Questo studio rinforza la decisione dell’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) che nel 2015 ha classificato il glifosato come probabile cancerogeno per gli esseri umani (gruppo 2A) alla luce dell’esistenza di “prove sufficienti di cancerogenicità del glifosato nei modelli animali”. I risultati della ricerca sono inoltre in linea con le evidenze epidemiologiche della cancerogenicità dei questo erbicida.

Questo è uno studio robusto – afferma Alberto Mantovani, coautore dello studio e membro del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare (CNSA) – basato su un protocollo che comprende lo sviluppo pre e post-natale, che risponde alla necessità di solide evidenze scientifiche sulla tossicologia del glifosato. I risultati evidenziano il potenziale cancerogeno del glifosato e dei prodotti a base di glifosato a livelli considerati ‘sicuri’. Queste nuove evidenze devono essere attentamente valutate dalle autorità regolatorie a livello globale”.

La ricerca fa parte del Global Glyphosate Study, uno studio tossicologico internazionale promosso dall’Istituto Ramazzini con l’obiettivo di fornire dati ai decisori politici e alla popolazione sugli effetti del glifosato sulla salute. Oltre alla cancerogenicità, sono in corso anche indagini sulla tossicità per il neurosviluppo, per i vari organi e per lo sviluppo fetale, sugli effetti multi-generazionali e sull’interferenza endocrina.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos

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Maximo
Maximo
16 Giugno 2025 15:26

In occasione di un’altro articolo sul glifosato vi avevo linkato un reportage da togliere il fiato sui danni che provoca, sopratutto a chi sta vicino ai campi coltivati dove viene irrorato, spesso anche da aerei nel caso di piantagioni estremamente estese. Non è stato da voi giudicato meritevole di pubblicazione. Pazienza

Valeria Nardi
Reply to  Maximo
16 Giugno 2025 15:40

Gentilissimo, può provare a rimandarlo che verifichiamo? grazie

Roberto Pinton
Roberto Pinton
Reply to  Maximo
18 Giugno 2025 14:23

L’irrorazione di prodotti fitosanitari è vietata dal decreto legisaltivo 14 agosto 2012, n. 150 in attuazione della direttiva 2009/128/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi.

Può essere autorizzata solo in casi particolari dalle Regioni e dalle Province autonome previo parere favorevole del Ministero della salute, sentiti il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Di recente (2024), invece, il ministero della Salute ha emanato una nota sulla sperimentazione dell’uso di prodotti fitosanitari mediante drone quando non esistano alternative percorribili. Tutti i dati (protocollo sperimentale, verifica dell’efficacia, analisi dei livelli di residui nelle colture, valutazione della deriva e misurazione dei residui nel suolo) devono essere consegnati alle autorità per la creazione di una banca dati che consenta la valutazione del rischio dei trattamenti con questi mezzi.

giuseppe
giuseppe
17 Giugno 2025 12:22

Questa è la seconda volta che il Ramazzini sbandiera i propri studi come definitivi e comprovanti la cancerogenicità di un agente. Purtroppo anche in questo caso, come in quello più lampante dei campi elettromagnetici (vedi le osservazioni dell’ICNIRP sullo studio del Ramazzini e NTP: ICNIRP NOTE ON RECENT ANIMAL CARCINOGENESIS STUDIES) lo studio fa acqua da tutte le parti, soprattutto nella significatività statistica che risulta del tutto scarsa (guardatevi i numeri nei casi e dei controlli e dei soggetti che hanno manifestato il cancro). Sicuramente manca la figura di un matematico/fisico nel team che possa curare l’aspetto statistico dei loro lavori.

gianni
gianni
17 Giugno 2025 13:18

Scusi signor Giuseppe, ma se lei in persona fosse una di quelle persone comprese nel range……cosa ne penserebbe?
Già gli LMR fanno acqua da tutte le parti………..ora stabiliamo anche che una ragionevole quantità di vittime sia etica?
Questo mi fa pensare ai morti di serie I e a quelli di serie P.

Giuseppe
Giuseppe
Reply to  gianni
17 Giugno 2025 19:25

Forse ha capito male, qui si parla di ratti e prima di dimostrare la cancerogenicitá sull’uomo la strada è lunga. Quello che critico è la solidità scientifica dello studio del Ramazzini

luigiR
luigiR
Reply to  Giuseppe
18 Giugno 2025 13:33

ci sono centinaia di laboratori di studio e ricerca (in questo caso sono coinvolti diversi istituti sparsi in Europa e USA) che, nel 2025, ancora usano cavie per eseguire i loro esperimenti, nonostante tutte le critiche di ogni tipo che possono loro piovere addosso, e vanno avanti comunque, pubblicando su riviste internazionali specializzate i loro risultati. se accuse vanno mosse, queste vanno, a mio parere, estese anche a chi li riceve e pubblica, dato che anche gli editori dovrebbero aver cura di difendere la loro credibilità agli occhi del mondo. non voglio esprimere sospetti riguardo ad eventuali interessi tra lei e l’uso del glifosate.

gianni
gianni
18 Giugno 2025 19:10

La ricerca sugli animali è un argomento emotivo, che ispira un dibattito appassionato tra utilizzatori di animali e contestatori, io per esempio sono nella seconda categoria ma sono gli esperti stessi a fare difficoltà…….ma gli studi presentati dal Ramazzini sono dello stesso stampo di quelli presentati da chi ha chiesto a suo tempo l’autorizzazione .
Il parallelismo tra le 2 specie è uno dei fondamenti della scienza medica di ieri e di oggi, domani vedremo o vedrà chi ci sarà.
“Il topo è l’unico mammifero che fornisce una così ricca risorsa di diversità genetica unita al potenziale per un’ampia manipolazione del genoma, ed è quindi una potente applicazione per modellare le malattie umane.”-Justice et al. (2011)
“L’’80/90 per cento delle conoscenze in campo è legato al lavoro con gli animali”, ha affermato il dottor Marc Dhenain, direttore della ricerca presso il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica (CNRS).
Vale a dire in pratica che le conoscenze attuali si fondano su migliaia di miliardi di cadaveri di topi.

I topi hanno un ruolo oggettivo speciale e importante nella ricerca medica. Come gli esseri umani, i topi sono mammiferi, e i loro corpi subiscono molti processi simili, come l’invecchiamento, e hanno risposte immunitarie simili alle infezioni e alle malattie. Anche il loro sistema ormonale (endocrino) è molto simile al nostro. Sono anche una delle prime specie – insieme agli umani – ad aver avuto il loro genoma completo sequenziato. Da questo, abbiamo imparato che condividono circa l’80% dei loro geni con noi.
Alcuni dei motivi sono vilmente pratici: sono piccoli, breve ciclo di vita, sono facili da allevare e costano poco e farlo su altri animali sarebbe più problematico.
Oltre a ciò, sono mammiferi, quindi condividiamo una serie di caratteristiche con quest’ultimi.
(A proposito di informazioni genetiche, queste possono esser alterate molto facilmente nei topi e nei ratti, si sta cercando di umanizzarli geneticamente per migliorare i risultati tanto per dimostrare che il parallelismo sia ritenuto ancora valido, bisognerà che si decidano ….valido o non valido?).
Altri motivi sono “abitudinari”: sono state condotte così tante ricerche sui topi che una grandissima porzione di sviluppo scientifico e farmacologico si basa proprio sullo studio di quest’ultimi. Ergo, se un nuovo progetto vuole confutare o aggiornare le tesi di quello precedente, questo si baserà ancora una volta su questi roditori, per avere risultati più precisi, risultato miliardi di miliardi di cadaveri murini.
Ovviamente ci sono studi, come ad esempio uno pubblicato nel 2017 su “nature genetics”, che mettono in discussione l’efficacia nel parallelismo ma noi parlando dobbiamo restare con i piedi per terra e nel presente ed esaminare i processi decisionali, chi fa che cosa e perchè.

Detto questo pensare che non ci dobbiamo preoccupare se i topi a contatto con formulazioni di glifosato si ammalano di cancro è legittimo, ma questo pensiero contraddice le fondamenta della scienza medica.

G. Michele Bertelli
G. Michele Bertelli
8 Luglio 2025 10:34

Nel lontano ’87 io lavoravo all’ARPA (allora PMP) e ricordo che lo IOR (Istituto Oncologico Romagnolo) pubblicò un interessante vademecum riportante i fitosanitari ritenuti più pericolosi per la salute umana: tra questi figurava il Glifosato, già allora ritenuto probabile cancerogeno e potenziale mutageno (al test di Ames). Da allora ad oggi, è stata sversata nell’ambiente una quantità folle di presidi fitosanitari (compreso il Glifosato) con evidenti ricadute sulla salute umana come testimoniano gli studi epidemiologici di settore. La cosa incredibile è che a distanza di quasi 40 anni siamo ancora qui a discutere sui probabili effetti genotossici e/o cancerogeni di questi composti; e nell’attesa di una risposta certa li si continua ad utilizzare.

Giuseppe
Giuseppe
9 Luglio 2025 11:44

la dimostrazione che anche le piccole dosi (che poi si sommano ad altre schifezze inevitabili) sono pericolose ma per dare un contentino alle multinazionali e al loro giro miliardario si stabiliscono delle dosi non pericolose non si sa basate su cosa. Il grosso problema é che, se l’Europa cerca di mettere una toppa alle materie pericolose, il resto del mondo continua a irrorare allegramente le vaste colture di mais, banane, tutti i frutti tropicali, soia e via dicendo: tutte cose che mangiamo tutti i giorni quindi le piccole dosi diventano veramente veleni ma si sa: prima il profitto poi, eventualmente e malvolentieri, la salute dei cittadini.

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