Chi non ha mai visto il “Punto Verde” stampato su un imballaggio? Si tratta di una freccia circolare verde che si avvolge intono a una freccia più chiara, molto comune sulle confezioni di prodotti alimentari e non solo. Chi non ha mai pensato, almeno una volta, che quel simbolo fosse in relazione con la riciclabilità della confezione o tutt’al più correlata al contenuto di materiale riciclato?
In effetti si tratta di un’interpretazione piuttosto comune visto che la sua forma, il fatto che sia verde e che sia ormai così diffusa, inducono a pensare che l’imballaggio su cui compare sia “environmental friendly”, ossia amico dell’ambiente. In realtà il suo significato è totalmente differente e non ha alcuna correlazione con le prestazioni ambientali della confezione. Il punto verde (Grüner Punkt in Germania, dove è stato introdotto per la prima volta nel 1991) individua soltanto l’ente che si occupa della raccolta e dello smaltimento del rifiuto di imballaggio, mentre non specifica nulla riguardo alla riciclabilità o alla presenza di materiale riciclabile
Proprio perché il consumatore può fraintenderne il significato, pensando che si tratti di un imballaggio amico dell’ambiente, la Francia ha deciso di abbandonarlo, approvando un decreto specifico. A cogliere con particolare plauso l’entrata in vigore della misura è stata l’associazione dei consumatori francese Que Choisir che, dopo decenni di aspre battaglie, vede accolte le proprie richieste. L’associazione aveva dimostrato già nel 2015 quanto il logo fosse fuorviante, presentando uno studio in cui evidenziava come quasi il 60% dei francesi considera il punto verde come sinonimo di un “prodotto riciclabile”.
Il recente decreto francese è frutto della legge sull’economia circolare del 10 febbraio 2020, secondo cui “i segni e le marcature che possono indurre confusione sulla norma di cernita o conferimento dei rifiuti dal prodotto, sono colpiti da una sanzione che non può essere inferiore all’importo del contributo finanziario richiesto per la gestione dei rifiuti”. Secondo Que Choisir: “Il punto verde non fornisce alcuna informazione utile al consumatore, e quindi non ha motivo di apparire. Solo gli imperativi di marketing spiegano perché sia sopravvissuto”.
In Italia gli obiettivi di recupero e riciclo dei rifiuti da imballaggio sono coordinati dal Conai (Consorzio nazionale imballaggi), un consorzio privato a cui tutte le aziende della filiera del settore, dai produttori delle materie prime agli utilizzatori degli imballaggi devono aderire per legge. Tuttavia lo stesso consorzio non ha potere di conferire l’uso del logo “punto verde”, non avendo sottoscritto accordi con l’ente detentore del marchio (PRO Europe). Per cui la freccia verde è in uso sugli imballaggi dei prodotti delle aziende che hanno invece un contratto. Per questo motivo potremo ancora trovarlo sulle etichette anche se non comunica nulla di utile per il consumatore.
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