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I pulcini maschi delle galline ovaiole vengono soppressi

Ogni anno in Italia oltre 40 milioni di pulcini maschi sono eliminati subito dopo la nascita perché allevarli costa il doppio. Si tratta dei piccoli nati dalla schiusa delle uova delle galline ovaiole, una specie selezionata appositamente per il buon ritmo produttivo. Questi pulcini potrebbero diventare polli da carne, ma la crescita lenta rispetto ad altre specie e lo sviluppo di una massa muscolare poco commerciale (caratterizzata da petto e cosce magre) rendono poco “attraente” a livello economico l’allevamento.

A questo punto i pulcini sono considerati “scarti” ed eliminati subito tramite soffocamento oppure finiscono in una sorta di tritacarne (entrambi i metodi sono autorizzati). Il problema ha un certo rilievo visto che la produzione di uova da consumo in Italia è di circa 840 mila tonnellate, frutto dell’attività di circa 41 milioni di galline (è logico pensare che il numero dei pulcini maschi soppressi sia analogo), per un valore agricolo di circa 1 miliardo di euro.

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Il sistema tedesco per differenziare le uova si basa sulla spettroscopia molecolare Raman

Ma cosa succede oggi nelle aziende che gestiscono gli incubatoi? Abbiamo chiesto un parere al presidente di Assoavi Gian Luca Bagnara (associazione che raggruppa le aziende italiane produttrici di uova) che in un documento inviato in redazione esordisce dicendo “Il benessere animale è un aspetto fondamentale e qualificante per le aziende impegnate nel settore avicolo, ma allo stato attuale non esistono altre soluzioni se non quella di sopprimere una parte di maschietti nel modo meno cruento possibile”.

Detto ciò il testo spiega che l’identificazione manuale del sesso dei pulcini – il cosiddetto “sessaggio alla cloaca” è in effetti il metodo meno utilizzato: “Questo tipo di riconoscimento è più complicato e richiede personale altamente specializzato ed è quindi utilizzato in pochissime razze, e generalmente per numeri di capi relativamente limitati. Il metodo più usato per le razze cosiddette leggere, destinate alla produzione di uova, si basa sul colore… In questo caso – continua Assoavi – i maschi nascono con un piumino di colore chiaro mentre le femmine sono brune e diventa facile separare i pulcini immediatamente dopo la schiusa. Per le razze pesanti destinate al consumo di carne, è possibile differenziare i pulcini per la lunghezza delle penne primarie e secondarie sulle ali. Tutti i metodi utilizzati coinvolgono un numero significativo di personale specializzato, periodicamente oggetto di formazione da parte dalle aziende produttrici”.

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I maschi delle ovaiole potrebbero essere venduti sul mercato come galletto

Nel documento di Assoavi mancano invece dettagli sui sistemi adottati per la  soppressione dei pulcini maschi – che avverrebbe comunque “applicando le migliori tecnologie presenti sul mercato ed in conformità alle disposizioni di legge – e sulla destinazione dei loro resti, in base alle norme vigenti (Reg.Cee.1069/2009 sulla gestione dei sottoprodotti di origine animale non destinati a consumo umano). L’associazione precisa che sono ritirati “da aziende specializzate e riconosciute per il trattamento di questo genere di prodotti”. L’argomento è delicato e gli addetti ai lavori non lo trattano volentieri ma sarebbe ipocrita non dire che questi 40 milioni di pulcini vengono soppressi o tramite gas oppure finiscono in un tritacarne. Secondo informazioni raccolte è lecito ipotizzare che la destinazione di una parte dei pulcini sia di diventare ingrediente pregiato di mangimi per animali.

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40 milioni di pulcini vengono soppressi o tramite gas oppure in un tritacarne

I maschi delle ovaiole potrebbero essere allevati e macellati dopo 100/120 giorni di vita e venduti sul mercato come galletto. In teoria si potrebbe fare, ma i costi di mantenimento sono elevati e gli animali per le loro caratteristiche di accrescimento molto lento si prestano a produzioni particolari, locali e di nicchia. “Sarebbe auspicabile – continua Assoavi – che il mercato provasse interesse verso i galletti che, purtroppo, non trovano il giusto riscontro anche perché il consumatore odierno mostra maggiori esigenze di economicità e velocità di preparazione”. In altri termini, i polli da carne crescono più rapidamente, raggiungono il peso ideale e sono macellati dopo 35/40 giorni e la resa derivante dalla vendita del petto e delle cosce risulta quasi il doppio rispetto al galletto.

Le risposte di Assoavi ai nostri quesiti sulle soluzioni tecnologiche allo studio in Germania (leggi approfondimento), eludono alcuni nodi del problema, come le possibili reazioni del mercato italiano alle innovazioni tedesche di selezionare le uova all’inizio della cova nelle incubatrici, o i costi delle operazioni di eliminazione e smaltimento dei pulcini maschi. È anche vero che le aziende proprietarie degli incubatoi nei quali i pulcini delle ovaiole nascono e sono selezionati non fanno direttamente parte di Assoavi, che pure è membro dell’Association of European Hatcheries, l’Associazione europea degli incubatoi.

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Il benessere animale è un aspetto fondamentale e qualificante per le aziende

Secondo Assoavi “attualmente le prove e gli studi su queste metodiche non si sono ancora dimostrati efficienti e competitivi in comparazione al sessaggio classico… tanto che nella stessa Germania esiste un accordo per cui la soppressione dei maschi verrà tollerata fino a quando la nuova tecnologia di sessaggio non sarà messa a punto e utilizzabile su larga scala, si spera entro fine 2016. Le tecnologie cui si fa riferimento sono di due tipi: la selezione attraverso l’uso di raggi infrarossi attualmente in studio in Germania, che però ha ancora un margine di errore troppo alto per renderlo applicabile su larga scala”, e il sessaggio attraverso la rilevazione di ormoni sessuali : “Per effettuare questo tipo di indagine però”, afferma Bagnara “l’uovo deve essere perforato perdendo la sua integrità, aumentando i rischi di contaminazione e causando una mortalità embrionale difficilmente preventivabile”. In conclusione secondo Assoavi “il mondo avicolo segue con molto interesse la ricerca e lo sviluppo in corso, confidando di raggiungere un sistema pratico e utilizzabile su larga scala nel più breve tempo possibile”. Resta da vedere se i singoli produttori e le catene dei supermercati prenderanno iniziative autonome per risolvere il problema: vi terremo informati.

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tiziana
tiziana
26 Gennaio 2016 21:54

Buonasera, questo avviene solo nelle aziende che producono uova ‘in batteria’ o succede anche per le galline allevate a terra e con metodi bio ? Grazie

Roberto La Pira
Reply to  tiziana
27 Gennaio 2016 13:43

Il problema riguarda quasi tutti i tipi di uova. Ma in un prossimo articolo chiariremo meglio la questione