Il benessere degli animali da allevamento è sempre più spesso al centro dell’attenzione. Documentari e servizi televisivi ci mostrano maltrattamenti e situazioni di sofferenza che interessano in particolare polli e maiali. I polli sono allevati all’interno di capannoni sovraffollati, con pochissime possibilità di movimento, per essere poi macellati a poco più di 40 giorni (ne abbiamo parlato spesso, per esempio in questo articolo sul benessere dei polli in allevamento).
Stanno meglio, probabilmente, le galline ovaiole, o per lo meno, quando acquistiamo le uova possiamo scegliere se preferire uova deposte da galline che vivono in gabbia, che sono allevate a terra oppure che hanno accesso allo spazio aperto. Queste informazioni, infatti, sono riportate nei codici stampati sul guscio.
La questione dei pulcini maschi
La produzione di uova, però, è afflitta da un problema: siccome i maschi delle galline ovaiole non sono adatti a essere allevati per la carne, in quanto crescono più lentamente e hanno il petto meno voluminoso dei polli da carne (i cosiddetti broiler), i pulcini maschi sono eliminati – triturati o soffocati – nel primo giorno di vita. Una certa percentuale di questi viene allevata come galletto a crescita lenta o per i capponi, si tratta però di una frazione molto piccola perché questi prodotti riscuotono un interesse limitato.
Si stima che i pulcini eliminati in questo modo in Italia siano circa 30 milioni ogni anno. Ora però le cose stanno cambiando, perché sono sempre di più le persone che considerano questa procedura inaccettabile. Nel 2022, il Parlamento italiano ha approvato una legge che vieta l’abbattimento dei pulcini maschi da parte dell’industria delle uova. Queste nuove disposizioni sono entrate in vigore il 7 gennaio 2024 (con il decreto legislativo n. 205, del 7 dicembre 2023) e il divieto dovrebbe essere attivo dal 1° gennaio 2027.
Ci sono alternative alla strage di pulcini?
Ma quali sono le alternative alla soppressione? Alcuni di questi pulcini, come si diceva, possono essere allevati per la carne. I polli che si ottengono, però, sono più magri e hanno il petto meno sviluppato di quelli cui siamo abituati, inoltre crescono più lentamente e questo, anche se permette loro una vita più ‘naturale’ rispetto ai broiler a crescita rapida, determina un aumento dei costi, perché richiedono più spazio, più energia e più mangime. Siamo disposti a spendere di più quando acquistiamo il pollo?
In alternativa è possibile adottare un sistema che permetta di individuare il sesso del pulcino, quando è ancora nell’uovo, procedura chiamata tecnicamente ‘sessaggio in-ovo’. In questi casi, le uova contenenti pulcini maschi sono individuate entro il 13°-14° giorno dalla fecondazione, e sono destinate ad altri utilizzi, per esempio all’industria alimentare o al settore pet food. Attualmente, nel mondo, solo in Germania e in Francia – come sarà fra non molto anche in Italia – è in vigore una norma che rende obbligatorio il sessaggio in-ovo, per evitare la strage di pulcini maschi.
Sessaggio in-ovo: le tecniche più diffuse
Le procedure messe a punto finora si possono riferire a due sistemi diversi: tecnologie invasive oppure non invasive. Le prime prevedono il prelievo di una piccola quantità di liquido dall’interno dell’uovo, da sottoporre a un’analisi che permette di stabilire se si tratta di un maschio o di una femmina. Questo sistema è più semplice e meno costoso, però il prelievo potrebbe danneggiare una certa percentuale di embrioni. Le procedure non invasive, invece, più complesse e costose, non mettono a rischio in alcun modo l’integrità delle uova. Fra queste, ricordiamo il sistema ‘Cheggy’, sviluppata da Agri Advanced Technologies (AAT), basato su misurazioni iperspettrali che permette di distinguere i maschi dalle femmine in base al colore delle piume, verificato con una luce particolare senza rompere il guscio. La tecnica più avanzata, però, è forse quella che utilizza la risonanza magnetica, per analizzare l’embrione dall’esterno, e stabilirne il sesso.
In tutti questi casi, è importante agire prima che l’embrione inizi a sentire dolore, ma a questo proposito ci sono posizioni un po’ diverse: la norma che andrà in vigore in Italia stabilisce che questa procedura dovrà essere effettuata prima del 14° giorno, in Germania, invece, basandosi su ricerche recenti, si preferisce anticipare al 13° giorno il limite entro il quale i pulcini maschi possono essere eliminati.
La situazione in Italia
Per quanto siamo riusciti a sapere, in Italia attualmente sono in uso due impianti basati sulla tecnologia iperspettrale AAT, che funzionano solo con le galline di colore bruno. Secondo Luigi D’Eramo, sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), l’impiego delle tecnologie che permettono di anticipare il sessaggio (basate sulla risonanza magnetica) “è di difficile realizzazione sia per motivi logistici, legati soprattutto alla mancanza di spazio fisico da destinare ai macchinari negli incubatoi italiani, sia per l’impatto economico che inciderebbe troppo sul costo del pulcino femmina”. Il Masaf, insieme al Ministero della Salute e al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sta lavorando alla definizione delle linee guida per promuovere l’effettiva introduzione di procedure per il sessaggio in-ovo.
Ma che cosa troviamo sugli scaffali dei supermercati? La diffusione delle tecnologie che permettono di individuare precocemente gli embrioni dei maschi, per evitare la strage dei pulcini appena nati è ancora limitata.
La campagna di Coop per salvare i pulcini
La catena di supermercati Coop ha lanciato, nel 2019, la campagna “Salviamo il pulcino maschio”.L’iniziativa prevedeva accordi di filiera in base ai quali la catena di supermercati si impegnava ad acquistare pulcini destinati a divenire galline ovaiole per la produzione di uova solo se i fornitori si impegnavano a non sopprimere un ugual numero di pulcini maschi da allevare fino all’età̀ adulta: Alla fine veniva salvato un pulcino maschio per ogni un pulcino femmina destinato a diventare una gallina ovaiola. Il progetto è ancora in corso e dal 2019 alla fine 2023 sono stati salvati circa 8.900.000 pulcini maschi e alcuni di questi sono diventati polli a crescita lenta venduti con il marchio Fior fiore.
Nel 2021 è iniziato anche per Coop il sessaggio in-ovo, con il metodo della misurazione iperspettrale AAT per una parte delle uova vendute con il suo marchio, anche se l’indicazione non appare sull’etichetta. L’azienda fa sapere che i maschi che comunque nascono (minimo errore della tecnologia) sono sempre destinati ad accrescimento. Nel periodo 2021-2023, sono state sottoposte a sessaggio in-ovo più di due milioni di uova e sono state consegnate agli allevamenti della filiera 647.044 galline ovaiole prodotte in questo modo.
Le uova di Esselunga
Nei supermercati Esselunga, una parte delle uova provenienti da galline allevate a terra di formato medio che riportano sull’etichetta il marchio dell’insegna, sono ottenute con il sessaggio in-ovo (con la stessa tecnologia). Le confezioni si riconoscono per la presenza di un’icona blu affiancata dalla frase: “Le uova di questa confezione provengono da galline nate tramite una tecnologia non invasiva di sessaggio in ovo che per mezzo di un fascio di luce diretto sull’uovo permette di definire il sesso del pulcino portando alla nascita solo i pulcini femmina che diventeranno galline ovaiole”. La catena fa sapere che le uova identificate come futuri maschi vengono separate e dirottate principalmente alla produzione di cibo per animali.
È lecito chiedersi quanto tempo sarà necessario perché questa tecnologia si diffonda alle aziende produttrici di uova e quindi alle altre catene di supermercati. La seconda questione riguarda l’eventuale incremento di prezzo. In attesa che l’obbligo di distinguere nelle uova gli embrioni dei pulcini maschi dalle femmine entri in vigore, non ci resta che vedere cosa succede sugli scaffali.
© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos, Fotolia, AAT Cheggy, Esselunga, Coop
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Giornalista pubblicista, laureata in Scienze biologiche e in Scienze naturali. Dopo la laurea, ha collaborato per alcuni anni con l’Università di Bologna e con il CNR, per ricerche nell’ambito dell’ecologia marina. Dal 1990 al 2017 si è occupata della stesura di testi parascolastici di argomento chimico-biologico per Alpha Test. Ha collaborato per diversi anni con il Corriere della Sera. Dal 2016 collabora con Il Fatto Alimentare. Da sempre interessata ai temi legati ad ambiente e sostenibilità, da alcuni anni si occupa in particolare di alimentazione: dalle etichette alle filiere produttive, agli aspetti nutrizionali.
ho smesso di mangiare carne e ho perso 10 kg ,siamo sicuri che tutta sta carne faccia bene ?
temo che nonostante i controlli sanitari ci siano cose sgradite all’organismo umano.