In Italia ci sono 32 aree marine protette, che rappresentano meno del 10% dei nostri mari. Per di più la pesca è vietata solo nell’1% delle aree tutelate. Ora una petizione chiede al ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani di cambiare rotta e rafforzare almeno del 30% entro il 2030 le riserve marine italiane con divieto di pesca. A promuovere la petizione sono Ali e Lucy Tabrizi, i registi di Seaspiracy, il film documentario di Netflix che ha portato la realtà della pesca industriale e del sovrasfruttamento degli oceani nelle case di molte persone.
Il Mar Mediterraneo, spiegano gli autori della petizione su Change.org, è uno dei mari più sovrasfruttati al mondo, e tutte le acque lungo le coste della penisola italiana sono considerate in cattive condizioni. Aree protette incluse: in assenza di divieti, il 59% delle aree protette del Mediterraneo risulta più soggetto all’impiego di tecniche di pesca a strascico rispetto al resto dei mari non tutelati.
La stessa petizione è stata indirizzata ai leader di tutto il mondo. Questo perché l’obiettivo ambizioso è quello di arrivare a proteggere almeno il 30% di tutti i mari e gli oceani entro il 2030. Solo così, secondo gli autori della raccolta firme, sarà possibile evitare il collasso della fauna marina e fornire una possibilità di ripresa alle specie sovrasfruttate.
La pesca industriale, spiegano, secondo uno studio, avrebbe ridotto del 90% la biomassa dei grandi pesci predatori rispetto all’epoca pre-industriale. Inoltre si stima che ogni anno circa 300 mila mammiferi marini tra delfini, balene e focene siano uccisi durante la pesca. Per non parlare degli squali, che muoiono al ritmo 30 mila all’ora, dato che alcune specie sono di rilevanza commerciale.
“A meno che non agiamo adesso, – si legge nella petizione – vivremo per vedere la morte degli oceani e i nostri figli non conosceranno mai le meraviglie e le bellezze del nostro, un tempo florido, pianeta azzurro.” Per partecipare alla raccolta firme clicca qui.
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