Pomodori appena raccolti nelle mani di un bracciante; concept: raccolta pomodori, sfruttamento dei lavoratori

Giovedì 24 giugno alle 23:00 sul secondo canale, Rai Documentari presenta “L’impero dell’oro rosso”, un filmato che descrive i retroscena della produzione e della commercializzazione del concentrato di pomodoro dalla Francia alla Cina, dagli Stati Uniti all’Italia, e la spietata concorrenza tra multinazionali del settore. L’autore, Jean-Baptiste Malet, giornalista investigativo che lavora per Le Monde Diplomatique e Charlie Hebdo, si è dedicato per due anni a una meticolosa ricerca sui retroscena di questa filiera su cui ha scritto anche un libro, “Rosso marcio” (leggi qui la recensione).

Oggi il pomodoro è diventato una merce come il grano, il riso o il petrolio e alimenta una filiera dal fatturato annuo di 10 miliardi di dollari. La sua industrializzazione ha lasciato il segno nell’economia globalizzata. La capacità del pomodoro di creare prodotti fortemente identificabili, come il ketchup, la salsa per la pizza, le zuppe, le salse, le bevande o i piatti surgelati è imbattibile ed è ciò che lo ha reso oggetto di una spietata concorrenza tra multinazionali del settore agroalimentare, impegnate da un lato a conquistare nuovi mercati di grande potenziale, su tutti quello africano, dall’altro a ridurre i costi di produzione investendo sull’innovazione tecnologica a scapito della manodopera.

pomodoro concentrato 2
Il pomodoro Gino confezionato in Italia con concentrato cinese viene venduto solo all’estero in decine di paesi

Oggi, il più grande mercato per il concentrato di pomodoro è l’Africa, con la sua popolazione in rapida crescita. Quando i produttori cinesi sono entrati nei mercati africani, hanno cominciato a utilizzare il proprio concentrato. A scapito dell’economia locale e dei contadini africani, che hanno smesso di coltivare pomodori perché importarlo era più economico che produrlo. Oggi molti di loro sono tra i migranti che, in cerca di un futuro più prospero, rischiano la vita per attraversare il deserto del Sahel e il Mediterraneo per venire in Europa e trovare lavoro come raccoglitori illegali nei nostri campi di pomodori al Sud. Il paradosso è che la Cina oggi è il secondo produttore di concentrato di pomodoro e il principale esportatore nel mondo, pur non includendolo nemmeno nella propria cucina.

L’inchiesta è ispirata dal libro “Rosso Marcio” di Jean-Baptiste Malet, Piemme editore, che nelle 256 pagine non avalla mai la tesi del concentrato di pomodoro cinese utilizzato per confezionare prodotti destinati al mercato italiano. L’autore spiega che i bidoni di concentrato “made in China”, transitano in Italia per essere trasformati in barattoli e bottiglie venduti con nomi di fantasia come “Gino” in Africa, Giappone, Corea… e persino in Nuova Zelanda. L’autore smonta così la bufala del pomodoro cinese importato in Italia per finire nelle nostre conserve.

Pomodoro
Il libro da cui è stato tratto il filmato “L’impero dell’oro rosso” trasmesso dalla Rai il 24 giugno

© Riproduzione riservata. Foto: Stock.adobe.com, Piemme

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Mattia
Mattia
24 Giugno 2021 08:11

“ L’autore smonta così la bufala del pomodoro cinese importato in Italia per finire nelle nostre conserve”….

Quindi? Da questo articolo dovrei essere entusiasto di non mangiarlo ma allo stesso tempo provare vergogna per avere saputo che lo esportiamo alla luce del sole a Giappone,Corea e Nuova Zelanda?

Francesco
Francesco
25 Giugno 2021 13:23

Ma volete che un po´ di pomodoro cinese non vada a finire sulle nostre tavole? Infatti non tutto il pomodoro cinese viene di nuovo esportato verso altri mercati esteri. Inoltre nel filmato si vede come il pomodoro venga lavato e selezionato quando arriva nella fabbrica cinese. Qualcosa di irriconoscibile e immangiabile.

Vivo in Germania ma sono della provincia di Foggia: tutti i supermercati tedeschi sono inondati di bottiglie di salsa italiane (Mutti, Cirio, De Cecco, Barilla) e infatti la qualita dei prodotti in questione e´ diversa da quella che c´e´ in Italia.

roberto pinton
roberto pinton
25 Giugno 2021 18:22

Per il decreto interministeriale (attività produttive più politiche agricole più politiche comunitarie) del 23 settembre 2005 è “passata di pomodoro” “il prodotto ottenuto direttamente da pomodoro fresco, sano e maturo, avente il colore, l’aroma ed il gusto caratteristici del frutto da cui proviene, per spremitura, eventuale separazione di bucce e semi e parziale eliminazione dell’acqua di costituzione in modo che il residuo ottico rifrattometrico risulti compreso tra 5 e 12 gradi Brix, con una tolleranza di 3%, al netto del sale aggiunto”.

Per lo stesso DM non è consentito concentrare il succo di pomodoro al di sopra di 12 gradi Brix e provvedere poi alla successiva diluizione per la preparazione della passata di pomodoro.

Il DM indica anche il metodo di analisi da utilizzare per la determinazione dell’acqua aggiunta (UNI ENV 12141, determina il rapporto tra gli isotopi stabili dell’ossigeno mediante spettrometria di massa per rapporto tra isotopi).

Ne deriva:

a) c’è un metodo analitico che determina con certezza se si è in presenza di concentrato con acqua aggiunta, ci vuol poco a essere scoperti;

b) la densità della passata è stabilita per legge, ma la denominazione è disponibile a un range abbastanza ampio da 5 a 12 gradi brix (cerco di farla facile: la meno densa presenta il 5% di sostanza solida nel 95% di liquido, la più densa il 12% di sostanza solida nell’88% di liquido), quindi nemmeno tutte le passate sul mercato italiano sono uguali; non è obbligatorio indicare il grado brix in etichetta.

c) gran parte del merito va alla materia prima agricola: più è altro il brix del pomodoro fresco meno scarto e maggior resa c’è in produzione della passata, tant’è che nei contratti quadro per il pomodoro da industria tra le organizzazioni dei produttori di pomodoro e le industrie di trasformazione rispetto al (basso) prezzo determinato sono previsti premi o penalizzazioni in funzione del grado brix ; per quest’anno il livello base è 4.85 brix;

c) nel caso di passate di pomodoro a marchio del distributore è la catena di supermercati che stabilisce nel capitolato il grado brix desiderato; nel caso di prodotto a marchio del produttore e questo a determinarlo, sulla base delle preferenze del consumatore cui si rivolge (ma non ne ho mai viste con brix inferiore a 7);

d) possono effettivamente esserci differenze nel grado brix delle passate commercializzate nei diversi mercati, per adeguarsi ai gusti del consumatore locale, che possono non coincidere con quelle dell’espatriato italiano

Antonio Russolillo
Antonio Russolillo
Reply to  roberto pinton
28 Giugno 2021 13:28

La differenza qualitativa espressa, non sta in una passata con 1 grado minore di brix, ma sicuramente in una differenza molto più netta citata nella mia risposta, di 1° linea o rilavorata.
Non ci sarà mai un giorno in cui toglieranno da mezzo l appiglio di poter fare passata da semiconcentrato, scudo per usare al suo posto concentrato estero nelle stanze segrete (lì è il vero business) diventerebbe illegale ogni passata con lotto non di stagione, sarebbe la giustizia per il consumatore e la fine delle schifezze che fruttano miliardi, interessi e poteri forti quanto i più fruttiferi traffici illeciti.
È come la piazza di spaccio sotto il commissariato, tutti lo sanno ma nessuno ha le p… di metterci veramente una pietra sopra.
Chi vuole può, mezzo secolo di contrabbando di sigarette stroncato in 3 giorni appena entrati in ue, se si vuole, si può ma la legge non arriva.

Antonio Russolillo
Antonio Russolillo
26 Giugno 2021 20:31

Perché alcuni giornalisti nonostante sappiano, perché reputo super informati sul settore su cui scrivono da anni, dichiarano il contrario?
Cinese non di cattiva qualità, è una questione di preferenze ma vogliamo parlare di perché costano meno? Perché lì è concesso usare fitofarmaci e sostanze in generale con quantità di metalli molto superiori ai limiti europei? Che il 30% è fibra e non dichiarato in etichetta?
Altra risposta: il nostro connazionale ha ragione, all estero si tende ad esportare il rilavorato ma quando le riserve di passata di 1° linea scarseggiano, anche qui si spaccia, manco lo scandalo alimentare più grande della storia d Italia di 2 mesi fa, quello di 3 e 1 settimana fa, non ferma questa difesa del giornalismo per i poteri forti industriali nonostante le evidenze.
Non mi aspetto risposte, non lo ha fatto su linkedln da mesi…

Antonio Russolillo
Antonio Russolillo
28 Giugno 2021 14:24

La differenza qualitativa espressa, non sta in una passata con 1 grado minore di brix, ma sicuramente in una differenza molto più netta citata nella mia risposta, di 1° linea o rilavorata.
Non ci sarà mai un giorno in cui toglieranno da mezzo l appiglio di poter fare passata da semiconcentrato, scudo per usare al suo posto concentrato estero nelle stanze segrete (lì è il vero business) diventerebbe illegale ogni passata con lotto non di stagione, sarebbe la giustizia per il consumatore.