La carne di pollo venduta nei supermercati Iper viene da animali malati. Abbiamo chiesto alla direzione della catena presente soprattutto nel Nord Italia come mai i petti di pollo nei banchi frigorifero presentano spesso strisce bianche (white striping) visibili a occhio nudo. Abbiamo chiesto se il problema riguarda alcune tipologie di petti di pollo o l’intero assortimento, se la presenza delle strisce è un elemento preso in considerazione nei capitolati di acquisto, se la fornitura di petti di pollo proviene da animali a rapido accrescimento macellati dopo soli 35 giorni. Si tratta dei quesiti che abbiamo rivolto con scarso successo ad AIA, Amadori e Fileni, aziende che producono il 95% dei polli italiani.
La risposta di Iper
Iper ci ha risposto in parte, dicendo che, per quanto riguarda le strisce bianche, si tratta di una “caratteristica visiva che può verificarsi sulla superficie dei filetti di pollo e che si origina dall’accumulo di grasso intramuscolare”. Ha precisato che gli animali sono allevati senza antibiotici, hanno un maggiore benessere per un più ampio spazio a disposizione, nei capannoni filtra luce solare e poi sul terreno ci sono balle di paglia per favorire i comportamenti naturali. Iper dichiara di aderire al Disciplinare di etichettatura volontaria delle carni avicole dell’associazione di categoria degli allevatori di polli UnaItalia che però non fornisce le risposte alle informazioni richieste da Il Fatto Alimentare.
Le informazioni riportate in etichetta sono interessanti, ma Iper non dice la cosa più importante, che molto probabilmente la carne è ottenuta da animali a crescita rapida macellati dopo 35 giorni quando sono ancora dei pulcinotti. Iper liquida la questione delle strisce bianche descrivendola come una “caratteristica visiva” che non rientra fra gli indicatori oggetto di ispezione veterinaria, in quanto non pregiudica l’igiene e la sicurezza alimentare dei prodotti avicoli. La realtà però è che anche se la carne di pollo passa l’esame dei veterinari, proviene da animali che sono affetti da miopatie che fino a prova contraria sono una malattia.
Il white striping è una malattia
La stessa Aviagen (società fornitrice di pulcini ad Aia, Amadori e Fileni) ammette la presenza di strisce bianche che “possono essere classificate come una miopatia, ma non ci sono prove scientifiche che sia associata ad alcuna condizione patologica o malattia”. La definizione di Aviagen è abbastanza contraddittoria perché la miopatia è una malattia come si evince facilmente scorrendo l’Enciclopedia Treccani (1), la nota della Società Italiana Patologia Aviaria (2), uno studio datato 2021 di Francesco Prisco del Dipartimento di Medicina veterinaria e produzioni animali dell’Unità di Patologia università di Napoli Federico II (3) e una pubblicazione su Poultry Science del 2013 firmata V.A. Kuttappan del Dipartimento di Scienza del Pollame, Università dell’Arkansas (4).
I consumatori devono sapere che i polli a marchio Iper venduti nei banchi frigorifero sono malati e provengono da animali squilibrati che si muovono pochissimo avendo nelle ultime settimane di vita un petto talmente pesante che lo scheletro non riesce a sostenerlo. Anche per questo motivo gli animali, restano a lungo su lettiere piene di deiezioni che provocano spessissimo ustioni alle zampe e ai garretti. Si tratta di polli allevati con un livello di benessere disastroso.
Nota bibliografica:
- Da Encilopedia Treccani: “La miopatia è, in senso generale, una condizione patologica a carico del tessuto muscolare scheletrico. Le miopatie possono essere determinate da un disordine primitivo del muscolo o derivare da malattie sistemiche”.
- Da Società Italiana Patologia Aviaria: “Sulla base dei nostri risultati, proponiamo la denominazione di miopatia degenerativa multifocale del muscolo pettorale superficiale del pollo da carne per descrivere le alterazioni in questione. Si tratta di lesioni molto comuni addirittura riscontrabili in prodotti in vendita nella grande distribuzione e provenienti da diverse aziende. Inoltre, alterazioni simili a questa miopatia del broiler si osservano anche nei petti di tacchino, tanto che è giustificato sospettare che essa sia presente anche in quest’ultima specie. Sulla patogenesi si possono formulare le seguenti considerazioni….. In quest’ottica, la miopatia degenerativa multifocale del pettorale superficiale si può spiegare come dovuta alla sofferenza metabolica di fibre ipertrofiche insufficientemente irrorate che si manifesta gradualmente durante l’accrescimento dell’animale interessando fibre singole o a fasci nello spessore del muscolo. Il fatto che le lesioni più evidenti siano anche le più superficiali e coinvolgano non singole fibre ma fasci di più fibre, dando quell’aspetto striato che si rende evidente subito sotto la fascia muscolare, sembra rafforzare questa ipotesi”.
- Nota bibliografica:Nota bibliografica:
- Da Francesco Prisco et al., studio pubblicato nel 2021 sulla rivista Poultry Science: “Il white striping è una malattia emergente nei polli da carne, caratterizzata da macroscopicamente da striature bianche dei muscoli pettorali e delle cosce parallele alle fibre muscolari che è stata riscontrata nel 90% del pollame esaminato nello studio”.
- Da V.A Kuttapan, Department of Poultry Science, University of Arkansas, Fayetteville. Poultry Science “Pathological changes associated with white striping in broiler breast muscles”. Cambiamenti patologici associati allo striatura bianca nei muscoli del seno del broiler: “i cambiamenti istopatologici che si verificano nella striscia bianca indicano una miopatia degenerativa che potrebbe essere associata ad un aumento del tasso di crescita negli uccelli”.
- Da Jessie Lee e Michael J Mienaltowski, Department of Animal Science, University of California Davis, Davis, USA: Broiler White Striping: A Review of Its Etiology, Effects on Production, and Mitigation Efforts. Con l’aumento del tasso di crescita e delle dimensioni, nei polli da carne vengono influenzati molteplici processi biochimici, che portano all’ipossia e all’infiammazione, alla successiva formazione di foam cells da parte dei macrofagi e alla deposizione di grasso sotto forma di strisce bianche lungo i tessuti muscolari… Il white striping è associato all’infiammazione vascolare e all’infiltrazione di macrofagi, poiché la rapida crescita del muscolo pettorale maggiore ne altera il metabolismo e l’omeostasi. … Secondo i regolamenti di ispezione del pollame dell’USDA, mentre i volatili vengono controllati per verificare la presenza di segni di malattia prima della macellazione per rimuovere i tagli non idonei, le strisce bianche non vengono spesso considerate con la rifilatura, in quanto sono considerate solo un problema di qualità della carne e non necessariamente di sicurezza. ….Va notato che, sebbene non sembrino esserci problemi di salute degli animali specificamente legati alle strisce bianche, esistono problemi di salute e benessere associati alla gestione dei polli da carne a crescita rapida. Questi problemi includono anomalie scheletriche, zoppie, lesioni cutanee e un’elevata mortalità … i polli da carne a crescita lenta presentavano un migliore benessere generale rispetto a quelli a crescita più rapida. I polli a crescita più lenta erano più attivi e presentavano punteggi più bassi di andatura, pulizia del petto, punteggi delle piume e incidenza di bruciature ai garretti. Inoltre, presentavano meno zoppia e quindi meno abbattimenti, contribuendo a un punteggio di mortalità inferiore rispetto ai volatili a crescita più rapida.. … Le striature bianche sono un esempio di miopatia che colpisce l’industria dei polli da carne, soprattutto in termini di soddisfazione dei consumatori, ma anche attraverso alcune perdite finanziarie per l’industria. Molto è stato determinato sul fenomeno del white striping. L’ipossia, l’infiammazione dei tessuti muscolari, l’accumulo di lipidi e la produzione di citochine reclutano ulteriormente i macrofagi nel tessuto, portando probabilmente alla formazione di cellule schiumose, proprio come un processo aterosclerotico con l’accumulo di grasso e la fibrosi che porta alle strisce bianche.
© Riproduzione riservata. Foto: Il Fatto Alimentare
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
non c’è niente da fare, l’industria del pollame è un colosso difficilmente contrastabile perchè ci sono interessi miliardari da difendere; inoltre il pollo costa poco e per risparmiare sulla spesa non si bada alla salute degli animali. Finchè non verrà dimostrato che la salute umana é a rischio non c’è altro mezzo che evitare di comprare carne in generale e diventare vegetariani senza strafare. Io mangio raramente carne e non ne sento la necessità: una salsiccia o una bistecca ogni tanto non é peccato!