microplastiche

plastica inquinamento mare 153019163Si può risolvere il problema o è troppo tardi? Gli studiosi invitano a ridurre la produzione di plastica soprattutto nel settore del packaging.Per fare ciò sarà determinante la collaborazione di istituzioni, cittadini e aziende e sarebbe utile la nascita di un organismo indipendente per coordinare questo processo.

Un altro passo necessario  è  il rafforzamento di un’economia circolare per valorizzare la plastica riciclata (ad esempio, circa l’80% di bottiglie in PET riciclate vengono usate in applicazioni come tappeti e fibre per l’abbigliamento, mentre altre plastiche riciclate vengono trasformate in tubature, sacchi per la raccolta della spazzatura, vasi). Ottimizzare i processi di riciclaggio anche per le confezioni composte da diversi materiali come le confezioni di latte che per il consumatore sono impossibili da separare. È necessario introdurre ulteriori misure per impedire e ridurre lo smaltimento irregolare della plastica nell’ambiente.

sacchetti plastica
È necessario è il rafforzamento di un’economia circolare per valorizzare la plastica riciclata

Su questa linea la Commissione Europea ha adottato un protocollo per lo sviluppo di un’economia circolare che si prefigge l’obbiettivo di arrivare al 55% di plastica riciclata. Sono ormai 25 le nazioni che hanno limitato l’uso di borse da asporto e altre tipologie di imballaggi, per i problemi di impatto ambientale.

C’è poi la necessità di ripulire gli oceani da questa montagna di plastica iniziando dalle coste e non dalle «isole di immondizia», la più grande delle quali galleggia nel Pacifico, tra la California e le Hawaii. La maggior parte dei rifiuti plastici si trova lungo le coste densamente popolate e sfruttate economicamente e ha più senso partire da lì a rimuoverle, prima che abbiano la possibilità di danneggiare gli ecosistemi.
Sono allo studio anche enormi barriere in grado di raccogliere e rimuovere la plastica: uno  studio ipotizza che se queste barriere fossero poste lungo le coste di isole cinesi e indonesiane, rimuoverebbero in dieci anni il 31% delle microplastiche che soffocano l’oceano.
E infine un’introduzione più massiccia di bioplastiche compostabili di cui abbiamo già parlato: materiali che vengono smaltiti senza problemi nella frazione organica, con grande vantaggio per tutti, ambiente compreso.

plastica oceani tonnellate

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Erik giatti
Erik giatti
9 Febbraio 2016 15:05

Basterebbe intervenire a monte, nella catena produttiva.
Ad es, basterebbe obbligare per legge tutti i produttori di qualsiasi genere alimentare o detersivo liquido venduto in confezioni di un volume pari o inferiore ad un litro, all’utilizzo esclusivo di bottiglie di vetro riciclabili al 100% e magari ripristinare anche il vuoto-reso oltre che spingere al massimo sul riciclo del vetro per veder subito sparire dalle discariche decine di miliardi di bottiglie di plastica e lattine ogni anno.
Basterebbe una legge di tre righe scritta in 5 minuti.
Ma nessuno vuole farlo.

PIO
PIO
Reply to  Erik giatti
11 Febbraio 2016 09:52

Ciò perchè si ha in mente una ecologia da strapazzo. Nel senso: prima inquini e poi se sarà possibile ricicliamo.
Una mentalità folle da mercato malato. Le lobby del petrolio non permettono il riciclaggio, perchè i danni alla salute del pianeta con tutti i suoi inquilini, non sono un costo a loro carico.
Il mercato ha bisogno di regole,il mondo vegetale ci potrebbe dare le materie prime per sostituire il petrolio e le sue lobby.Il mare senza la plastica ad esempio ci potrebbe dare le alghe.

Laura
Laura
11 Febbraio 2016 17:53

I dati sono chiaramente molto preoccupanti. Rimane da considerare, visto che la problematica è nota da qualche anno, come mai ancora nessuno stia provando ad affrontare la questione nell’unico modo possibile per la sua soluzione ovvero organizzare magari da parte di organizzazioni sovranazionali (sto pensando a WHO piuttosto che OMS o ONU) una vera e propria flotta navale che esca e vada nelle zone ove si sono concentrati i rifiuti in plastica e faccia opera di raccolta in mare/oceano aperto. So che poco tempo fa una start up credo giapponese o olandese abbia proprio agito così in un isola di plastica e la raccolta del materiale sia stata quasi completa. I continui allarmi hanno lo scopo primario di creare consapevolezza negli individui affinchè correggano i loro comportamenti ma poi bisogna agire sul pregresso se si vuole risolvere il problema una volta per tutte ed interrompere così definitivamente il passaggio della plastica all’interno della catena alimentare attraverso la fauna ittica. Mi auguro quindi che fattivamente si operi concretamente : in Italia le varie iniziative quali GolettaVerde e Legambiente che monitorano la qualità delle acque marine lungo le coste possono sicuramente fare anche ciò organizzando uscite nei luoghi del Mare Mediterraneo ove dai satelliti si sia evidenziato la presenza di ammassi più o meno superficiali di materiale plastico. Non possiamo più tergiversare!!

maria
maria
12 Febbraio 2016 23:22

questa startup ha avuto una bella idea: https://www.indiegogo.com/projects/cleaning-the-oceans-one-marina-at-a-time#/ pulire gli oceani un porticciolo alla volta