Le spugne abrasive alla melammina, chiamate anche spugne magiche, e vendute per una quantità di scopi, dalla pulizia delle stoviglie a quella dei piani di lavoro, dalla rimozione delle macchie sulle scarpe di gomma a quella dello sporco nei bagni e così via, rilasciano grandi quantità di microfibre, soprattutto se la loro consistenza non è molto densa. Gli esperti sconsigliano di utilizzarle, perché quelle microfibre, che sono a tutti gli effetti di plastica, finiscono nelle acque reflue, e da lì rientrano nella catena alimentare attraverso i mangimi, oltre a contaminare l’ambiente.
Lo studio sulle spugne magiche
Le spugne magiche, bianche e dure, sono realizzate appunto con melammina, un composto di un derivato del cianuro, la cianammide. Per capire meglio che cosa accada quando sono utilizzate e, in particolare, quante siano le microfibre rilasciate, che aspetto e dimensioni abbiano, e da che cosa siano composte, i ricercatori della School of Energy and Environment della Southeast University di Nanjing, in Cina hanno effettuato una serie di test da sfregamento seguiti da analisi chimico-fisiche. Come hanno poi riportato su Environmental Science & Technology, i test hanno mostrato che le fibre sono appunto di melammina, il loro diametro è compreso tra 10 e 405 micrometri, e la quantità è sorprendente: ogni grammo di spugna magica ne rilascia, in media, 6,5 milioni per grammo. Se si usano con una certa regolarità, inoltre, perdono il 10% della loro massa in un mese circa.
Partendo da questa stima, e dalle vendite di spugne magiche su Amazon, gli autori hanno stimato che, sempre in un mese, nel mondo sarebbero rilasciate nelle acque 1,55 trilioni di fibre, senza contare tutte quelle non vendute online ma nei negozi. Infine, più una spugna magica è densa, minore è la dispersione di fibre: sarebbe quindi opportuno che quella a trama meno fitta non fossero più vendute, per cercare di limitare il rilascio. Inoltre, i sistemi di filtrazione delle acque dovrebbero evitare che queste fibre rientrino nel circuito. Sarebbe meglio non utilizzarle – concludono i ricercatori – e preferire sostanze naturali per la pulizia domestica.
La melammina
La melammina si utilizza anche, insieme alla formaldeide, per realizzare resine indurenti, con le quali si ottengono stoviglie come piatti, posate e così via. Ma poiché contiene una quantità di azoto che può arrivare quasi al 70%, è stata anche impiegata per frodi alimentari, per simulare la presenza di proteine (di cui l’azoto è il principale componente), con gravi conseguenze. Combinata con altre molecole presenti nella dieta, è infatti tossica per i reni, e la sua ingestione può portare a eventi gravi e perfino alla morte, come accaduto in Cina ad alcuni bambini alimentati con latte adulterato. Anche per questo sarebbe meglio evitare di disperderne nell’ambiente: gli animali possono ingerirla, e riportarne danni molto gravi.
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Giornalista scientifica
Grazie di cuore, ne avevo poche, ma le ho buttate nell’indiferrenziato !!!
Perché non ne proibiscono la vendita?