Denunciano un ‘nuovo proibizionismo’ le associazioni europee del settore vitivinicolo, allarmate dall’approvazione del Quadro europeo di azione sull’alcol 2022-2025 nel corso della 72° sessione del Comitato regionale europeo dell’Oms che si è tenuta tra il 12 e il 14 settembre a Tel Aviv, in Israele. A mandare su tutte le furie l’industria degli alcolici sono soprattutto l’esortazione a ridurre del 10% il consumo pro capite di alcol entro il 2050, attraverso l’introduzione di tasse, severe restrizioni al marketing e un’etichettatura chiara dei rischi associati al consumo di bevande alcoliche.
Il piano d’azione dell’Oms deriva da alcuni dati innegabili: la regione europea ha il più alto consumo pro capite e la più alta percentuale di bevitori. Si stima che, ogni anno, una morte su dieci sia direttamente causata dall’alcol, per un totale di ben un milione di decessi, molti dei quali avvengono in giovane età. L’alcol è infatti una sostanza cancerogena, causalmente collegata a sette tipi di tumore, ed è un importante fattore di rischio per più di 200 malattie. Senza dimenticare il rilevante peso sanitario, sociale ed economico legato al consumo eccessivo.
Secondo il Comitato europeo dell’ Oms, per raggiungere l’obiettivo di una riduzione dei consumi del 10% (rispetto ai valori del 2010) è necessario intervenire in primis sui prezzi, rendendo l’acquisto di bevande alcoliche meno conveniente per i consumatori. In particolare, l’Oms evidenzia la necessità che ogni paese si doti si uno specifico sistema di tassazione dell’alcol, differenziato per tipologia di prodotto e gradazione alcolica. In secondo luogo, gli esperti raccomandano di agire sulla disponibilità delle bevande alcoliche, ad esempio restringendo gli orari di vendita, limitando il numero e la densità dei punti vendita e istituendo, laddove ancora assenti, limiti di età o facendoli rispettare qualora già stabiliti.
Sono importantissime, secondo l’Oms, anche le restrizioni al marketing, a causa della forte associazione tra l’esposizione alla pubblicità dell’alcol e il consumo, soprattutto tra i più giovani. In particolare si raccomanda di introdurre limitazioni alle pubblicità delle bevande alcoliche sia in volume, ad esempio vietandole in determinati contesti (eventi sportivi, programmi televisivi…) oppure impedendo la presenza di testimonial famosi, come celebrità o influencer, che contribuiscono ad accrescere il fascino legato al consumo di alcolici, soprattutto tra i più giovani. L’Oms, inoltre, denuncia da tempo la necessità di regole più severe per il marketing dell’alcol su internet e sui social.
L’Oms ribadisce anche la necessità di fornire ai consumatori un’informazione chiara sui rischi per la salute legati all’alcol, in primis attraverso un’etichettatura obbligatoria delle bevande alcoliche che comprenda lista degli ingredienti e valori nutrizionali (che dal 2023 saranno finalmente introdotti nei paesi dell’UE), ma anche avvertenze sui rischi.
La strategia europea dell’Oms coinvolge anche i sistemi sanitari e le comunità locali nella gestione delle conseguenze dell’alcol, ma è innegabile che siano le raccomandazioni su prezzi, vendita, marketing ed etichette a fare paura ai produttori. Secondo Cia-Agricoltori Italiani “questa risoluzione metterebbe in crisi il comparto vitivinicolo europeo”. È dello stesso parere anche Assoenologi, secondo cui si tratta di un “atto pericoloso che rischia di mettere in ginocchio uno dei settori più importanti dell’agroalimentare italiano”, mentre Filiera Italia dichiara addirittura che “ancora una volta vince il proibizionismo sulla corretta informazione”.
Non è la prima volta che l’industria europea dell’alcol si scaglia con forza contro ogni tentativo delle istituzioni di introdurre limitazioni al settore o introdurre informazioni più chiare in etichetta. Solo pochi mesi fa, nel febbraio 2022, le pressioni dei produttori di bevande alcoliche avevano portato il Parlamento europeo ad annacquare considerevolmente il Cancer Plan, insistendo sulla differenza tra ‘consumo nocivo’ e ‘consumo moderato e responsabile’ (sebbene non esista un livello di consumo sicuro, come confermato anche da studi recenti) ed eliminando ogni riferimento all’introduzione di avvertenze sanitarie in etichetta.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
scienza contro lobby, conoscenza contro affari. chi media, la politica, almeno in Italia, ha sempre avuto la vista corta…
Mi fa ridere il seguente concetto:
“L’Oms ribadisce anche la necessità di fornire ai consumatori un’informazione chiara sui rischi per la salute legati all’alcol, in primis attraverso un’etichettatura obbligatoria delle bevande alcoliche che comprenda lista degli ingredienti e valori nutrizionali (che dal 2023 saranno finalmente introdotti nei paesi dell’UE), ma anche avvertenze sui rischi.”
Ma che valori NUTRIZIONALI ci saranno mai sulle bottiglie? Gli ingredienti principali sono acqua e alcol; la quantità dell’alcol è già espressa…
Anche la presenza di allergeni (solfiti) ma che già i produttori sono obbligati ad indicare, se presenti.
Circa le avvertenze sui rischi, come appare da tempo sui prodotti a base di tabacco, non conosco nessuno dei miei amici fumatori che abbia smesso a causa di quel deterrente.
Temo accada la stessa cosa anche per l’alcol.