bastoncini di pesce patate fritte carta paglia salsa

Non ci sono riusciti con la carne, in Europa, e ora ci provano con il pesce. O, per meglio dire, con i prodotti vegetali che imitano il pesce, che rappresentano una piccola parte del mercato, ma la cui diffusione è in crescita. Nei giorni scorsi, a Bruxelles, la Commissione per la pesca dell’UE (European Parliament’s Committee on Fisheries, PECH) ha tenuto una pubblica udienza nella quale è stato chiesto di vietare tutte le denominazioni che potrebbero confondere i consumatori, e di regolamentare al più presto il settore.

La nuova battaglia di Coldiretti

In prima fila c’era Coldiretti, nella sua diramazione Impresa Pesca (e con la sua rappresentante Claudia Benassi), probabilmente galvanizzata dal successo ottenuto in Italia con la legge sui prodotti a base di sostituti vegetali della carne (ne avevamo parlato in un articolo sul  divieto alla carne coltivata). Benassi ha chiamato in causa il regolamento 1169 del 2011, che articolo 7 prevede che le denominazioni degli alimenti non confondano il consumatore e forniscano informazioni chiare, precise e facilmente comprensibili. Secondo lei, i sostituti vegetali del pesce confondono il consumatore e vanno anche oltre: attuano una concorrenza sleale rispetto ai produttori di pesce.

Di più: secondo quanto riferisce Food Navigator, riportando le frasi pronunciate da Benassi, i produttori di pesce veg vorrebbero ingannare scientemente il consumatore, cioè sarebbero in malafede, e utilizzerebbero le diciture che richiamano il pesce vero nella speranza che i clienti si sbaglino, pensando di comprare un trancio di tonno, e non un sostituto vegetale.

Panino al tonno fresco con pane integrale (messa a fuoco selettiva; ripresa ravvicinata) pesce veg
Il Vuna, della Garden Gourmet, contiene 279 calorie ogni cento grammi, contro le 90 di un tonno al naturale in scatola

Le aziende ingannano i consumatori?

Altre associazioni di produttori hanno puntato su argomenti meno triviali, ma altrettanto fragili e poco difendibili come, per esempio, l’ambiguità di alcune diciture più generali. La presidente della European Federation of National Organizations of Importers and Exporters of Fish (CEP), Yobana Bermúdez, ha presentato un altro equivoco. I consumatori sarebbero colpevolmente indotti a confondere l’espressione “dieta a base vegetale”, che non esclude i prodotti di derivazione animale ma assegna un ruolo primario a frutta e verdura, con i prodotti “plant-based”, totalmente vegetali.

Non si capisce perché i consumatori dovrebbero fare confusione tra le caratteristiche di un singolo prodotto e quelle di un regime alimentare, né perché questo tipo di argomento dovrebbe riguardare specificamente il pesce, ma la CEP punta anche su questo. Inoltre punta, più ragionevolmente, sulla qualità nutrizionale: il pesce contiene omega-3 e tutta una serie di nutrienti che non sono presenti nei sostituti. Questi ultimi, inoltre, in molti casi sono a tutti gli effetti ultra processati, e quindi di qualità peggiore.

Critiche anche alla composizione nutrizionale

Roberto C. Alonso Baptista de Sousa, segretario generale della ANFACO-CECOPESCA, (associazione spagnola dei produttori di pesce in scatola), ha fatto un esempio concreto, citando uno dei prodotti che ha innescato la nuova battaglia. Il Vuna, della linea vegetariana Garden Gourmet di Nestlé, contiene 279 calorie ogni cento grammi, contro le 90 di un tonno al naturale in scatola, e il 20% di grassi, contro meno dell’1%. Inoltre, mentre gli ingredienti del tonno sono al massimo tre o quattro, nel Vuna ci sono, oltre alla farina di piselli che costituisce la materia prima, olio di colza, glutine, aromi, fibre e sale.

Infine, non si sa bene perché (non sono riportate motivazioni scientifiche), i sostituti del pesce, secondo de Sousa, non apporterebbero benefici rispetto alle emissioni o al consumo di antibiotici, né agli impatti spesso devastanti delle acquacolture, da cui proviene più del 50% del pesce consumato nel mondo. Sarebbero solo frutto di operazioni commerciali.

Polpette di pesce veg tipo merluzzo con patate e prezzemolo, impanato nel pangrattato servito su un piatto con salsa tartara in una salsiera su fondo di legno, vista dall'alto, primo piano
L’86% dei consumatori afferma di non aver mai acquistato un prodotto vegetale per errore, e solo il 3% di averlo fatto

C’è davvero confusione?

Come finirà è presto per dirlo, ma gli argomenti utilizzati da Coldiretti e soci sembrano non reggere di fronte a due tipi di motivazioni. Come ha sottolineato Rafael Pinto, responsabile delle politiche di European Vegetarian Union (EVU), la prima riguarda la realtà delle confezioni di questi alimenti, impossibili da confondere con i prodotti ittici. Tutti recano la V che ormai identifica i prodotti a base vegetale a livello internazionale, e hanno diciture che chiunque, anche con un bassissimo livello di scolarizzazione, può capire. Per esempio, ogni singola confezione di Vuna riporta ben otto diciture che spiegano che non si tratta di tonno, tra le quali “zero tonno”, “contiene solo ingredienti vegetali” o “non contiene pesce”, “a base di proteine di piselli” o “ha un sapore che ricorda quello del tonno”. Altri produttori, per enfatizzare la natura vegetale del surrogato, ricordano che l’azienda appartiene a circuiti di produttori vegetariani. 

I consumatori e il pesce veg

Il secondo tipo di motivazione è forse quello definitivo, che potrebbe stroncare le pretese dei produttori di prodotti animali. Già oggi quasi nessuno, quando scegli questi prodotti, si sbaglia e anzi, cambiare radicalmente il sistema potrebbe sì generare dubbi e confusioni. Secondo la federazione europea delle associazioni dei consumatori, il BEUC, la maggioranza dei cittadini europei non teme affatto di confondersi, perché ritiene che le indicazioni siano più che sufficienti.

Inoltre, la società di rilevazioni Gallup, pochi mesi fa, ha mostrato che ben l’86% dei consumatori afferma di non aver mai acquistato un prodotto vegetale per errore, e solo il 3% di averlo fatto. Come spesso accade, la società è molto più avanti di certi personaggi che si arrogano il diritto di rappresentarla, mentre in realtà difendono interessi commerciali specifici. Quale che sia l’esito, chi vuole acquistare prodotti sostitutivi del pesce a base vegetale continuerà a farlo, anche se avranno nomi mai sentiti prima.

© Riproduzione riservata. Foto: Fotolia, Depositphotos

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davis13
davis13
14 Dicembre 2023 19:36

Continua così la coldiretti farà vietare lo yogurt alla soia e tutte gli altri prodotti a base di prodotti vegetali: ma non si rendono conto che il mondo va in un’altra direzione ovvero che sempre più gente sceglie per diversi motivi di alimentarsi in maniera più salutare???

Valeria Nardi
Reply to  davis13
15 Dicembre 2023 09:45

Già adesso gli “yogurt” ottenuti dalle bevande a base di soia o riso ecc non si possono chiamare yogurt. Cosi come non si può chiamare “latte di soia” ma “bevanda a base di soia”. La battaglia è sui nomi che questi alimenti possono avere in etichetta, non sulla possibilità di commercializzarli.

Angelo
Angelo
Reply to  Valeria Nardi
16 Dicembre 2023 08:54

Concordo e aggiungo che personalmente sono d’accordo con questi limiti. Ho poca fiducia in certa industria e credo che se fosse lasciata libera di utilizzare i nomi come preferisce non sarebbe un bene.

Giuseppe
Giuseppe
11 Gennaio 2024 12:04

La discussione sui nomi mi lascia sempre indifferente.
Intendiamoci non voglio “andare contro la legge”. Faccio solo notare che:
1. nell’immaginario comune rimarracomunque un "pesce vegetale" cosi' come al bar si continua a ordinare un latte di soja o in mensa leggo la scritta hamburger vegano etc... etc... con buona pace dei puristi, ma d'altra parte il cervello umano di fronte a una novita lavora sempre per analogia per cui trovo anche pedante incaponirsi sui nomi e non sulla sostanza.
2. i nomi poi sono astrazioni che diamo noi umani e riflettono lo “stato dell’arte” in un determinato momento e contesto, sul dizionario cartaceo che ho in casa (datato 1982) alla definizione automobile leggo: “Veicolo a quattro ruote, ideato per il trasporto di un certo numero di persone e mosso da un motore a combustione interna …” C’e` per caso tra i lettori qualche (fortunato) possessore di Tesla che vuole dire la sua? 🙂

Buona giornata a tutti