Dieci giorni fa abbiamo inviato una lettera al Ministero della salute sull’elevato numero di allerta alimentare registrate negli ultimi mesi a carico dei lotti di pesce spada e squalo smeriglio mako importati dalla Spagna. Ecco la risposta della Direzione Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione.

Il riscontro di mercurio, oltre i livelli massimi fissati dalla legge, in specie ittiche predatrici, quali ad esempio il tonno, gli squaliformi ed il pesce spada, è un evento possibile, legato al fatto che queste specie selvatiche sono carnivore ed accumulano i metalli pesanti con l’alimentazione, in proporzione alla taglia ed all’età. Proprio perché si tratta di una situazione nota, già nel 2008 (nota prot DGISAN 20302 del 4 luglio 2008 “Indicazioni della Commissione europea sul consumo di pesce in relazione all’eventuale presenza di metilmercurio”) era stata predisposta un’apposita comunicazione per informare dei rischi e raccomandare quantità sicure di consumo per fasce di popolazione più vulnerabili, come donne in gravidanza e bambini. 

pesce spada fette
Secondo il Ministero “Appare quindi inesatto concludere che a fronte delle allerte il Ministero tenga un atteggiamento di inerzia ” come scritto da Il Fatto Alimentare

I controlli per questa specifica tipologia di contaminante ambientale sono articolati nella fase di importazione da Paesi terzi (a cura degli Uffici PIF del Ministero della salute), nella fase di scambio sul mercato comune europeo (a cura degli uffici UVAC del Ministero della salute) e in fase di commercializzazione sul territorio nazionale (a cura delle Aziende sanitarie locali). Le partite che superano i limiti di legge per questo contaminante sono respinte ( border rejection) o, se il prodotto è stato introdotto in vincolo sanitario, si procede al ritiro, e comunque viene disposta un’attività di controllo accresciuta sui prodotti oggetto di scambio o di importazione, conformemente alla legislazione dell’Unione europea. 

Relativamente all’elevato numero di notifiche di allerta propriamente dette e di border rejection relative al mercurio in prodotti della pesca, appare opportuno sottolineare che ciò deriva appunto dall’intensa attività di controllo svolta dagli Uffici periferici di questo Ministero e dalle ASL che porta al respingimento delle partite positive controllate al momento dell’introduzione e al ritiro delle sottopartite campionate in fase di commercializzazione. Appare quindi inesatto concludere che a fronte delle allerte il Ministero tenga un atteggiamento di inerzia come titolato: “È allerta mercurio per pesce spada e smeriglio. Dal mese di novembre i casi segnalati sono 24. Centinaia di supermercati coinvolti. Inerzia del Ministero” Pubblicato da Roberto La Pira il 5 marzo 2014

Roma 14 marzo 2014

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Dal Ministero della salute ci aspettiamo un piano straordinario nei confrotni del pesce spada e dello squalo mako importato

Ringraziamo il Ministero della salute, ma qualche cosa in questo discorso non quadra. Premesso che i casi per la presenza di mercurio in Italia sono aumentati ( il 5 marzo è scattato il 25 ° dall’inizio di novembre 2013  mentre nello stesso intervallo nel resto d’Europa  i casi sono stati complessivamente 12),  il Ministero non dice di essere di fronte ad una situazione anomala, ma si limita a dire che i PIF e gli Uvac e le ASL  fanno il loro dovere.  Se I PIF e gli UVAC funzionano come viene sostenuto, come mai tante partite di pesce con livelli eccessivi di mercurio non vengono bloccate alle frontiere ma arrivano sui banchi dei supermercati, dove sono le Asl che fanno i  prelievi  nei punti vendita.

Di fronte ad un problema evidente e all’incredibile aumento delle allerte e dei lotti ritirati dal mercato, gli UVAC dovrebbero avviare un piano straordinario di controlli  e bloccare le navi e i camion che trasportano il pesce congelato prima che arrivi in migliaia di supermercati. I controlli a monte sono molto più efficaci perché impediscono la vendita al dettalgio del pesce fuori norma.  Dal Ministero della salute ci aspettiamo un piano straordinario e una comunicazione corretta e trasparente verso i consumatori, che hanno visto ben pochi cartelli nei punti vendita relativi al richiamo dei lotti contaminati.

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