Altroconsumo ha confrontato e valutato diverse marche di pellicola per alimenti, un prodotto ormai presente in quasi tutte le cucine degli italiani per la praticità e la facilità di impiego. In commercio esistono pellicole realizzate in vari materiali, il più diffuso è il PVC che è molto performante anche se non adatto a ogni utilizzo per la presenza di plastificanti come gli ftalati (composti chimici classificati come interferenti endocrini che migrano con facilità negli alimenti grassi). Per evitare quest’eventualità, diverse catene di supermercati hanno deciso di eliminare progressivamente le pellicole in PVC dai cibi che vengono preconfezionati nei punti vendita prima di essere trasferiti sugli scaffali. In commercio esistono alternative realizzate in Polietilene, materiale che non contiene plastificanti e che dal punto di vista chimico, risulta più sicuro quando viene a contatto con qualsiasi alimento. Il difetto è che in genere queste pellicole sono meno performanti in quanto hanno una minore adesione all’alimento e sono meno elastiche.
La rivista ha confrontato 15 pellicole per alimenti, di cui 5 adatte anche alla cottura in microonde. Va detto che a priori non si può conoscere il materiale impiegato per la pellicola, perché la norma non obbliga il produttore a indicare in etichetta il tipo di sostanze di cui sono composte. Ci sono però produttori come: Auchan (PVC), Coop, Esseluna e Carrefour (PE) che riportano volontariamente questa informazione. Il test di laboratorio condotto dalla rivista ha preso in esame gli aspetti di idoneità alimentare, la resistenza all’impiego in microonde oltre alle prove di resistenza e le informazioni sull’imballaggio.
Il punteggio più alto e stato assegnato a Domomopak Pellicola ultraderente che si guadagna il titolo di Migliore del test. Mentre i prodotti selezionati come “Migliore acquisto” sono tre: Sistema Casa Eurospin, Brio (Coop) e Carrefour.
La parte più significativa ha riguardato le prove di migrazione, ovvero il passaggio di sostanze indesiderate dalla pellicola all’alimento, mirate alla ricerca di eventuali plastificanti rilasciati. Stupisce in questa situazione notare che analisi condotte su prodotti di una marca nota come Cuki abbiano evidenziato risultati variabili (un lotto non sembra adatto alle conserve in olio, un secondo lotto invece sì). Questa situazione bizzarra si affianca al fatto che nessuna avvertenza in etichetta invita a non utilizzare la pellicola con con alimenti grassi.
L’articolo sottolinea che “tutte le pellicole hanno superato le prove come prevede la normativa“, ma non indica il metodo impiegato per definire le pellicole adatte all’utilizzo con conserve in olio.
Altro punto significativo ha riguardato la prova nel forno a microonde: alcune pellicole etichettate come “adatte” si sono afflosciate e sono cadute nell’alimento. Il test condotto seguendo schemi diversi rispetto a quelli ufficiali, è stato piuttosto drastico, valutando la reazione del materiale dopo una quindicina di minuti con una ciotola di acqua a 800 W di potenza. Le norme europee stabiliscono un tempo massimo di circa 10 minuti per la prova di resistenza al riscaldamento nel microonde. Oltre ai test di laboratorio, è stato chiesto a una decina di persone di effettuare delle prove pratiche sulla facilità d’uso dei 15 campioni. La valutazione ha siglato una sorta di pareggio per i due materiali impiegati: mentre il PVC è imbattibile in fatto di aderenza all’alimento, il PE risulta più resistente.
Sotto il profilo ambientale vincerebbe sicuramente il PE in quanto come evidenziato dalla letteratura scientifica finora a disposizione il PVC ha diversi svantaggi, come la formazione di inquinanti clororganici durante la fase di produzione industriale, il possibile rilascio di cloruro di vinile (monomero cancerogeno del PVC) e di additivi vari (piombo, ftalati, composti organostannici) aggiunti al compound in fase di produzione. Sembra però che nella valutazione di Altroconsumo questo punto sia stato poco considerato che il giudizio abbia dato più peso al principio secondo cui: “… il diverso impatto ambientale è in funzione dei metri contenuti. Più pellicola utilizzabile per lo stesso imballaggio riduce il peso ambientale dell’imballaggio.”
A completamento dell’articolo la rivista propone un confronto tra i diversi metodi di conservazione che si possono adottare in cucina: pellicole in plastica, fogli di alluminio e sacchetti per il freezer. Come già evidenziato in un precedente articolo, l’alluminio non consente di conservare qualsiasi tipo di alimento a qualsiasi condizione di temperatura ma devono essere rispettate regole precise riportate sulle confezioni.
Anche per la cottura nel forno tradizionale occorre sapere che la carta di alluminio non è adatta al contatto con alimenti fortemente acidi o molto salati.
© Riproduzione riservata
Le donazioni si possono fare:
* Con Carta di credito (attraverso PayPal): clicca qui
* Con bonifico bancario: IBAN: IT 77 Q 02008 01622 000110003264
indicando come causale: sostieni Ilfattoalimentare
Esperto di Food Contact –
Linkedin: Foltran Luca –
Twitter: @foltranluca
Credevo avrei trovato nella top three anche Cuki e invece…
Cmq il costo della pellicola Domopack è davvero alto rispetto agli altri due, quasi 2 euro di differenza non sono affatto pochi.